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Suor Cristiana: ero infermiera, poi una voce mi ha chiamato. Oggi sono clarissa

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Courtesy of Suor Cristiana, Monastero clarisse, Lievi (Genova)

Silvia Lucchetti - pubblicato il 02/04/22

Aveva scelto di essere infermiera per farsi carico di tutti i bisogni dell’uomo, poi suo fratello le dice: "Credevo fosse stato Gesù Cristo a farlo!". È il giorno di Ognissanti quando dopo la messa dentro di lei si fa insistente una domanda: "non ti sei accorta che ti sto chiamando?"

Suor Cristiana, clarissa presso il Monastero di Leivi (Genova), fin da bambina sognava di fare l’infermiera, sentiva il desiderio di aiutare chi sta male, di stare accanto a chi soffre.

La malattia del padre

Questo sentimento cresce in adolescenza, l’età dei grandi ideali, in cui si desidera cambiare il mondo, salvarlo. Ma per Cristiana la questione è personale: suo padre si ammala gravemente quando lei ha sette anni, e fino agli undici – racconta – è più il tempo che trascorre ricoverato in ospedale che a casa con la sua famiglia.

(…) il mio desiderio di fare l’infermiera diventa una specie di obbiettivo che aiuta a rendere questo tempo meno spaventoso e più vivibile.

(federazioneclarisse.com)

Una fede viva e vivace

È la secondogenita: suo fratello è più grande di tre anni e mezzo. Vivono tutti nella casa di Lecco dei nonni paterni, in cui i figli vengono educati ad una fede…

(…) vivace, schietta e molto pratica.

(Ibidem)

Suor Cristiana: da infermiera a clarissa

Quando il padre muore in modo inaspettato, perché in quel momento le sue condizioni sembravano essere stabili, si apre dentro di lei una ferita profonda:

(…) la copro subito di una scorza spessa e impenetrabile, non la voglio nemmeno guardare. Per chi ho intorno la fede è luce e speranza. Per me la luce e la speranza sono la cura delle persone che hanno fede: presenti, attente, generose, sorprendenti nel soccorrere e prevenire, questa cosa mi convince, i discorsi mi fanno solo arrabbiare, ma non lo confesso a nessuno, lo farò solo dopo i trent’anni…

(federazioneclarisse.com)

L’incontro con Comunione e Liberazione

Frequenta con assiduità la parrocchia animata dai frati cappuccini e poi alle superiori conosce il movimento di Comunione e Liberazione : è un incontro fondamentale per la sua crescita umana e spirituale.

(…) l’esperienza di fede si fa ancora più appassionante e concreta, ha a che fare con la vita, in tutti i suoi particolari ed è una vita condivisa da una comunità, sempre più ricca di volti, nomi e modi differenti di vivere la stessa fede.

(Ibidem)

La frase del fratello che la spinge a interrogarsi

Mentre frequenta il secondo anno del liceo scientifico si iscrive alla scuola per infermieri di Lecco. Resta molto soddisfatta da una delle prime lezioni che tratta il “problem solving” applicato all’assistenza. Le spiegano che compito dell’infermiere è prendere in carico tutti i bisogni del paziente che assiste, non solo quelli riguardanti la salute. Cristiana piena di entusiasmo pensa di aver trovato la sua strada e lo racconta ai familiari. Il commento che fa suo fratello tra un boccone e l’altro rappresenta per lei un’epifania che la porta ad interrogarsi seriamente:

Mio fratello con aria sorpresa mi dice: “L’infermiera… si prende carico di tutti i bisogni dell’uomo? Credevo fosse stato Gesù Cristo” e poi continua a mangiare, come se niente fosse. Resto in silenzio, la riflessione che mi nasce è che forse ha ragione, che questo “tutto” per l’infermiera è un po’ troppo.

(federazioneclarisse.com)

Non immaginava che sarebbe diventata clarissa ma Gesù parlava al suo cuore

Si diploma, inizia a lavorare, completa la formazione per diventare Capo Sala, ma nel frattempo il suo dialogo con Gesù si fa più intimo e profondo:

La fede e la vita dialogano sempre di più, ci sono relazioni affettive importanti, mai però che abbiano preso la forma della definitività, sogni di missione come infermiera, c’è l’esperienza del dolore e della morte, che ogni giorno diventa un appello più forte, c’è un dialogo con Gesù che si fa sempre più intenso e familiare

(Ibidem)

“Non ti sei accorta che ti sto chiamando?”

Cristiana partecipa ogni giorno alla celebrazione eucaristica, prega la Liturgia delle Ore, stringe un’amicizia importante con alcuni frati e lavora instancabilmente offrendo anche il suo servizio in parrocchia.

Poi il giorno di Tutti i santi del 1992, tornando dalla santa Messa ho avuto una intuizione chiarissima di una domanda: non ti sei accorta che ti sto chiamando? Non sono riuscita a eluderla, dimenticarla, negarla: era lì.

(federazioneclarisse.com)

Se il Signore mi chiama diventerò clarissa

Comincia così un tempo di discernimento, fatto di gioia e timori, in cui Cristiana resta stupita da quanto la vocazione si faccia sempre più chiara dentro di lei:

(…) se il Signore mi chiama, mi chiama senza dubbio sulla via di Francesco d’Assisi e siccome sono donna, di santa Chiara, perché i frati sono stati lo strumento principale del mio incontro con Lui.

(Ibidem)

A 30 anni entra nel monastero delle clarisse di Leivi

Ha trent’anni quando entra nel monastero a Leivi, gli stessi che aveva Gesù quando inizia la sua vita pubblica, e lì sperimenta (ancora oggi) ciò che suo fratello le aveva detto a tavola quel giorno:

(…) il Signore comincia a farmi prendere davvero in carico l’uomo con tutto il suo bisogno, nell’unico modo possibile: diventando uno con Lui. Da allora questo mio desiderio non ha mai smesso di compiersi, in modo sempre nuovo e sorprendente, Egli, come dice san Francesco, è fedeltà.

(fondazioneclarisse.com)

«Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Esodo 34,6)

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