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Il vescovo che ha consacrato segretamente la Russia a Maria… a Mosca

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Copyright by Archív biskupa Pavla M. Hnilicu SJ v Nových Hradoch

Bp Pavol Hnilica

Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 01/04/22

Quando Papa Giovanni Paolo II ha consacrato solennemente il mondo a Maria in Piazza San Pietro, ha affidato a un vescovo gesuita la missione speciale di realizzare lo stesso atto nel cuore del Cremlino

All’interno del Vaticano, alcuni lo chiamavano “il James Bond” del pontificato di Giovanni Paolo II. Il Papa polacco, del resto, lo incaricava regolarmente di missioni speciali tanto segrete quanto pericolose – ad esempio, andare a Mosca per celebrare segretamente la Messa e consacrare la Russia e il mondo al Cuore Immacolato di Maria il giorno prima che lo stesso atto di consacrazione venisse realizzato da Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro il 25 marzo 1984.

In un momento in cui l’Unione Sovietica era schiacciata da un regime totalitario e ufficialmente ateo, questo compito aveva tutte le caratteristiche di una missione impossibile, ma non per Pavel Hnilica (1921-2006), gesuita slovacco che era stato ordinato clandestinamente sacerdote nel 1950, nel bel mezzo della persecuzione religiosa che la Cecoslovacchia comunista stava vivendo all’epoca. Alla fine venne esiliato a Roma e nominato vescovo con il massimo riserbo nel 1951 da Papa Pio XII. Nel 1976 incontrò il vescovo Karol Wojtyła, futuro Papa Giovanni Paolo II.

Come riferisce Tomasz Terlecki, autore dell’opera biografica Biskup do zadan specjalnych (Il vescovo delle missioni speciali), non appena il Papa polacco venne eletto, il vescovo slovacco disse apertamente a Giovanni Paolo II: “Santo Padre, la consacrazione e la conversione della Russia devono aver luogo durante il suo pontificato”.

Giovanni Paolo II, che conosceva la grande devozione del vescovo Hnilica per Maria, replicò: “Se lei convince i vescovi, la consacrerò immediatamente a Maria”. Per molti anni non accadde nulla, ma tutto cambiò il giorno del tentativo di omicidio di Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981, festa di Nostrra Signora di Fatima. Il Papa polacco venne portato di corsa al Policlinico Gemelli in condizioni critiche, e tutto il mondo si unì in preghiera per lui.

Miracolosamente salvo, Giovanni Paolo II divenne subito consapevole del legame tra il suo attacco e il messaggio di Fatima. Questo lo spinse a chiedere che gli venisse rivelato il contenuto del terzo segreto di Fatima, a cui in precedenza non si era interessato.

Dopo averlo letto, fu sicuro non solo del fatto che era stata Maria a salvargli la vita, ma anche di quello che avrebbe dovuto fare nel prossimo futuro. Durante la sua convalescenza nell’agosto 1981, confidò al vescovo Hnilica: “Ho capito che l’unico modo per salvare il mondo dalla guerra, di salvarlo dall’ateismo, è convertire la Russia in base al messaggio di Fatima”. Un anno dopo, nell’anniversario del tentato omicidio, il Papa era già a Fatima a ringraziare la Vergine per essere sopravvissuto ai proiettili di Mehmet Ali Agca e ad affidarle il mondo.

Madre Teresa e il visto russo

Nel suo libro, Tomasz Terlecki ricorda le parole di suor Lucia su questo atto di consacrazione. La veggente di Fatima, vissuta a lungo dopo la morte degli altri due pastorelli, sottolineò che la consacrazione non aveva “realizzato tutto quello che Nostra Signora aveva chiesto”, perché non aveva “incluso una consacrazione speciale della Russia alla Madonna”. Non era stata inoltre realizzata in unione con i vescovi di tutto il mondo. Giovanni Paolo II decise di ripetere il gesto due anni dopo. Il 25 marzo 1984 ha segnato la consacrazione definitiva del mondo e della Russia al Cuore Immacolato di Maria. La consacrazione ha avuto luogo in Piazza San Pietro e nelle diocesi di tutto il mondo.

Quando Pavel Hnilica seppe della decisione del Papa, volle andare a Mosca per essere lì il giorno della consacrazione, ma come avrebbe potuto farlo? La risposta venne durante il suo soggiorno a Calcutta. Ospite della sua amica Madre Teresa, il vescovo gesuita studiò con lei la possibilità di mandare delle suore della sua congregazione in Unione Sovietica, e fu lì che ebbe un’idea incredibile: richiedere un visto di transito per qualche giorno da parte dell’ambasciata sovietica a Calcutta. Pensava che, se fosse stato fortunato, i funzionari non avrebbero collegato il suo status di vescovo della Curia Romana alla sua identità di oppositore cecoslovacco. Chiese il visto turistico più banale possibile per il periodo dal 22 al 25 marzo. Allo stesso tempo, Madre Teresa chiese a tutte le suore di pregare. Come avrebbe raccontato in seguito, ebbe luogo un miracolo: il vescovo perseguitato dai comunisti ottenne un visto di transito russo che gli permetteva di andare in Unione Sovietica.

Il 24 marzo, giorno prima della solennità dell’Annunciazione, quello in cui Giovanni Paolo II aveva progettato di consacrare il mondo e la Russia al Cuore Immacolato di Maria, il vescovo Hnilica riuscì ad arrivare al Cremlino con un gruppo di diplomatici. L’obiettivo ufficiale era una visita turistica alle chiese ortodosse. Prima di entrare nella chiesa di San Michele Arcangelo, un funzionario della sicurezza cercò di trattenere la borsa del sacerdote, che conteneva l’ostia e il vino necessari per la celebrazione della Messa. “Ho tenuto la medaglia della Vergine Maria in mano, ben nascosta. Sono sicuro che mi abbia aiutato in quel momento”, dichiarò in seguito. Alla fine, il gesuita entrò in chiesa accompagnato da un altro sacerdote cattolico.

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L’atto di consacrazione nacosto nella Pravda

“Entrai nella chiesa, avvicinandomi all’altare. Poi presi la Pravda (il quotidiano ufficiale del Partito Comunista) dalla borsa e la spiegai davanti a me. Tra le sue pagine c’era L’Osservatore Romano (il quotidiano ufficiale del Vaticano) con la pubblicazione del testo dell’Atto di Consacrazione del Mondo scritto da Giovanni Paolo II”, ha confidato in seguito il vescovo Hnilica, citato da Tomasz Terlikowski. “Ho iniziato a pregare:

‘O Madre degli uomini e dei popoli, Tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze,

Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo Cuore. Abbraccia, con amore di Madre, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli… Ti offriamo e consacriamo a te in modo particolare gli uomini e le Nazioni che hanno particolarmente bisogno di questa offerta e consacrazione…’

Lì, in quella chiesa nel cuore del Cremlino, mi sono unito spiritualmente al Santo Padre e a tutti i vescovi del mondo, e in unione con loro ho realizzato l’atto di consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria. Poi sono andato nella chiesa dell’Assunzione di Nostra Signora. Di fronte all’altare dedicato a Maria l’ho ripetuta. Ancora una volta, ho tirato fuori la mia Pravda con L’Osservatore Romano dentro, e ancora una volta mi sono unito al Santo Padre e a tutti i vescovi. Ho perfino celebrato una Messa in quella chiesa! Com’era possibile? Ho fatto finta di scattare delle fotografie. Una boccetta di aspirina vuota serviva da calice. Dentro c’erano del vino e poche gocce d’acqua. Le ostie erano in un sacchettino di nylon. Il testo liturgico della festa dell’Annunciazione era nascosto nelle pagine della Pravda. Forse per la prima volta, questo quotidiano conteneva tutta la verità – il testo sull’Annunciazione. È stata la Messa più toccante della mia vita”.

Anche se la Messa è durata solo tre quarti d’ora, per il vescovo Hnilica è stata una delle liturgie più importanti della sua esistenza: “Quando ho lasciato il Cremlino mi sono sentito trasformato. Ho sentito la mano di Dio che mi accompagnava e mi proteggeva, e allora non mi sono preoccupato per le conseguenze, perché conoscevo il potere di Dio. Da quel momento ho capito che la Russia apparteneva alla Vergine Maria e che il Signore l’avrebbe un giorno liberata dal potere di Satana”.

Tornato a Roma, durante un’udienza privata il vescovo Hnilica ha detto al Papa ciò che aveva fatto a Messa. Giovanni Paolo II gli ha detto: “Quel giorno, caro Pavel, la Madonna ti ha preso per mano”. “No, Santo Padre”, ha replicato il gesuita; “mi ha portato in braccio”.

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