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Tra le bombe con i loro furgoncini: gli eroici viaggi di preti e frati in Ucraina

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Dwumiesięcznik "Któż jak Bóg"

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 30/03/22

Si spostano da ovest verso est carichi di aiuti umanitari e beni di prima necessità. Rischiano la vita ogni giorno, ma nessuno ne parla

Slalom tra missili e bombe per consegnare aiuti umanitari: è quanto stanno facendo decine di preti con i loro collaboratori in tutta l’Ucraina, sopratutto nella zona orientale del Paese, quella più colpita dalla guerra. Il vescovo cattolico e frate minore Leon Dubravskiy lo racconta ad Avvenire (29 marzo)

Una immensa diocesi

Mons. Dubravskiy guida la diocesi (grande due volte la Lombardia) delle regioni di Khmelnytskyi e Vinnycja, nell’ovest dell’Ucraina, Una Chiesa che, come tutte quelle cattoliche del Paese, si è unita venerdì scorso all’atto di consacrazione dell’Ucraina e della Russia al Cuore Immacolato di Maria voluto da papa Francesco.

Ordre de Malte en Ukraine

200mila sfollati “ufficiali”

La Chiesa, spiega il vescovo ucraino, è in prima linea dell’accoglienza degli sfollati. «Facciamo tutto il possibile. Nelle due regioni che formano la diocesi se ne contano circa 200mila. E si tratta di quelli certificati in modo ufficiale».

Chiese aperte 24 ore al giorno

Prosegue mons. Dubravskiy: «Abbiamo aperto le chiese e i monasteri per offrire ospitalità. Ci concentriamo in particolare sui più bisognosi perché una parte dei rifugiati può contare su risorse proprie. E cerchiamo di dare un tetto a chi sceglie di rimanere nel Paese o non ha la possibilità di andare all’estero. Abbiamo una proficua collaborazione con le istituzioni locali».

Come si smistano gli aiuti

La diocesi di mons. Dubravskiy è diventata anche un hub per distribuire gli aiuti che entrano in Ucraina dagli Stati confinanti. «Non è certo il nostro territorio uno di quelli che ha maggiori necessità. Facciamo da punto di smistamento per il Nord e l’Est dove la situazione è ben più drammatica. Recapitare i carichi non è facile. Tra l’altro ci sono timori comprensibili da parte di molti nel portare gli aiuti umanitari nelle zone di guerra».

UKRAINE PRIEST

L’auto medica

«Allora – aggiunge il vescovo – tanti nostri sacerdoti sono diventati autisti rischiando anche la vita per raggiungere le aree più critiche con un’auto o un furgoncino stipato di beni d’emergenza. Inoltre come Chiesa latina abbiamo donato un’auto medica che viene usata nelle diocesi dove i combattimenti hanno maggiore intensità (Avvenire, 29 marzo).

6000 religiosi

Sono più di 6.000 i preti, frati e suore cattolici rimasti in Ucraina per fornire riparo, cibo, curare i feriti, fornire sostegno spirituale e amministrare i sacramenti.  «Alcune persone – scrive su Facebook Fra Giancarlo Fano in un post diventato virale – si sono confessate per la prima volta, per prepararsi alla morte. Vogliono anche confessarsi al telefono;  ma il prete non può farlo. Alcuni sono andati a battezzarsi prima di andare in guerra e fare la prima Comunione».

Il vescovo che carica i camion con i viveri

Prosegue Fra Giancarlo: 

«Migliaia di persone si sono rifugiate nei seminari di due città;  la Chiesa li accoglie e li nutre, dà loro un posto dove dormire e lavarsi, e sostegno spirituale.Una granata ha colpito la residenza del vescovo di Kharkov, ma nessuno è rimasto ferito;  e lì continuano a preparare i pasti da portare in due vicine stazioni della metropolitana.Nella diocesi di Kiev, la capitale, i supermercati sono vuoti;  non c’è pane e acqua. Il vescovo ausiliare è incaricato di inviare il necessario e aiuta anche a caricare i veicoli con cui sono distribuiti».

Collegi cattolici diventati dormitori

Conclude il frate francescano: 

«Donne e bambini, circa 160, sono stati accolti in un seminario. E due collegi cattolici sono stati convertiti in dormitori.  Seminaristi e volontari li servono.Più di mille conventi e case di monache (924 in Polonia e 98 in Ucraina) aiutano i profughi e gli sfollati a causa della guerra».

La Chiesa greco-cattolica in Ucraina ha aiutato 175mila persone

La Caritas-Spes – organismo della chiesa greco-cattolica ucraina – ha stilato un report su quanto, ad un mese dall’inizio del conflitto, i centri, le strutture e le parrocchie stanno facendo, sul territorio, per le persone colpite dalla guerra che non sono fuggite dal Paese.

Sono 175.741 i beneficiari che hanno ricevuto assistenza dall’inizio del conflitto. 64.607 le persone che hanno beneficiato di ricovero e alloggio e 219.719 le persone che hanno ricevuto cibo e beni di prima necessità. Sono stati distribuiti 17.320 confezioni di alimentari. 8.095 persone hanno ricevuto vestiti caldi e scarpe e 79.568 prodotti per l’igiene. Ci sono poi prodotti per l’infanzia, vestiti per bambini ma anche medicinali.

La Chiesa cattolica latina ha aiutato 260mila persone

Ai numeri di Caritas-Spes, vanno aggiunti quelli di Caritas Ucraina, l’ente caritativo di riferimento della chiesa cattolica latina: più di 260 mila persone sono state assistite dall’inizio della guerra; quasi 100.000 gli alimenti distribuiti e più di 50.000 kit igienici. Nei centri di accoglienza della Caritas vivono 1.400 persone al giorno.

Quasi 4 milioni di rifugiati

Le due Caritas e la Chiesa sono tra le poche realtà rimaste a fianco della popolazione ucraina – sintetizza in un Report Caritas Internationalis – e la loro presenza permette di raggiungere anche le aree di conflitto più remote. E’ un lavoro capillare, quotidiano, di base che viaggia sul posto, a fianco delle persone, per sostenerle nell’ora più dura della prova.

Sono oltre 3,8 milioni i rifugiati ucraini usciti dal Paese e più di 1,8 milione i bimbi costretti a fuggire a causa della guerra. In tutto il Paese si contano oltre 6.6 milioni di sfollati interni e circa 12 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria (Agensir, 31 marzo). 

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