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Afflitti dall’ansia? 3 suggerimenti da Gesù nel Getsemani per aiutarvi a trovare la pace

Gethsemane_Carl_Bloch

Sarah Robsdottir - pubblicato il 30/03/22

Cantate un inno, pregate più intensamente e aspettatevi il conforto di un angelo...

Il beato Fulton Sheen, amato sacerdote e famoso personaggio televisivo degli anni Cinquanta, ha parlato una volta di quello che Gesù ha affrontato nel Giardino del Getsemani e di come in quella notte oscura vediamo le due nature distinte di Nostro Signore (umana e divina) espresse in modi profondi.

“Si può immaginare a malapena l’orrore psicologico degli stadi progressivi di paura, ansia e dolore che Lo hanno prostrato prima ancora che fosse sferrato un solo colpo. Si è detto che i soldati temono la morte molto di più prima del momento dell’attacco che all’apice della battaglia…”

Se avete mai lottato con le emozioni elencate in precedenza – paura, ansia e dolore –, avete probabilmente familiarità con i commenti dolorosi fatti spesso da amici benintenzionati.

“Abbi fede” è la frase che mi ha sempre addolorata di più, anche se sono certa che è sempre stata pronunciata con la massima gentilezza e con le migliori intenzioni. Questa “consolazione”, tuttavia, implica che la mia angoscia derivi da una mancanza di fede, o che se mi viene donata la quantità idonea di fede la mia ansia in qualche modo sparirà.

È per questo che non dimenticherò mai quello che ho provato anni fa durante una meditazione alle tre del mattino sull’agonia di Gesù nel Giardino: Gesù aveva una fede perfetta! Penso che sapesse che la resurrezione era dietro l’angolo, eppure i suoi pori hanno effuso sangue!

Ma come posso paragonare l’angoscia di Nostro Signore di fronte alla Sua imminente crocifissione alle mie prove? L’agonia di Gesù è stata ovviamente diversa da qualsiasi altra, e tuttavia San Paolo descrive la vita di un cristiano come essere “crocifisso con Cristo”, e parla anche di “condividere la sofferenza di Gesù e ricevere il Suo conforto”.

Ecco allora qualche suggerimento su come gestire la vostra ansia tratto da come ha agito Gesù la notte in cui è stato tradito:

In primo luogo, cantate un inno. C’è un solo passo nella Scrittura in cui si menziona il fatto che Gesù abbia intonato un canto, ed è proprio prima che i Suoi amici lo abbandonassero: “E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi [Getsemani]” (Marco 14, 26). Gli studiosi oggi potrebbero offrirci una buona idea di quello che Gesù potrebbe aver cantato, sulla base del rituale ebraico della cena di Pasqua. Come il popolo ebraico, trovo che i Salmi siano gli inni migliori per ricevere conforto. “Come una cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio” è quello a cui mi sono aggrappata. Lo mormoro sempre al primo segno di nervosismo, in silenzio quando ci sono altre persone intorno, ma a voce altissima quando sono sola in macchina. Sant’Agostino diceva che chi canta prega due volte, e io assicuro che avere un inno a cui fare riferimento nei momenti di ansia è un’ancora potente e stabile.

In secondo luogo, pregate “più intensamente”, soprattutto per accettare la volontà di Dio: se vogliamo davvero “pregare incessantemente”, ci devono essere livelli diversi di preghiera. Parlo con Dio tutto il giorno, spesso mentre lavo i piatti o piego i vestiti, ma niente mi calma l’anima e mi predispone a un migliore riposo notturno che trascorrere 15-20 minuti in una forma più profonda di preghiera meditativa ogni sera. È quello il momento in cui in genere vengo presa dalla tristezza pensando al passato e ho pensieri poco rosei sul futuro. In quei frangenti, penso spesso a Gesù nel Getsemani, che “in preda all’angoscia, pregava più intensamente” (Luca 22, 44).

Per questa ragione, mi nascondo dalla mia famiglia dietro una porta chiusa. Mi inginocchio e parlo apertamente con Dio a parole mie, elencando ogni dilemma che mi attanaglia. Poi, dopo aver chiuso la bocca e averlo ascoltato in silenzio per un po’ (perché la preghiera riguarda più spesso il fatto che Dio cambi la nostra mente piuttosto che noi che cambiamo la Sua), concludo recitando il Rosario, sempre con l’intenzione che mi venga data la grazia di accettare la volontà divina: “Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu” (Matteo 26, 39).

E infine, aspettatevi che Dio mandi un angelo a confortarvi (fate un passo in più chiedendone uno). C’è un famoso dipinto dell’artista del XIX secolo Carl Heinrich Bloch, intitolato Angelo con Gesù Cristo prima dell’arresto nel giardino del Getsemani, che raffigura Luca 22, 43, quando Dio ha inviato un angelo a confortare Gesù. Amo molto i dettagli di questa immagine, ma la mia parte preferita è il modo in cui l’angelo sostiene la mano di Gesù, elevandola in preghiera.

“Mandami un Tuo angelo!”, ho pregato Gesù l’altra sera, chiedendo specificatamente lo stesso che aveva confortato Lui. Ho subito immaginato due forti braccia che mi stringevano, come nel dipinto. È stato un momento di svolta, anche se sono abbastanza sicura che l’ansia sia una croce che mi porterò per tutta la vita. Come Gesù, però, non devo portarla da sola, e con l’aiuto della Sua grazia, questo fardello diventerà ogni giorno più leggero.

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