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Allattare sotto le bombe, un gesto da incoraggiare e proteggere

UKRAINE

@ohmatdyt

Annalisa Teggi - pubblicato il 28/03/22

Neonati e guerra, verrebbe spontaneo pensare al latte in polvere come aiuto. Altre situazioni di emergenza hanno dimostrato che l'allattamento al seno è compromesso solo temporaneamente dallo stress traumatico e resta una risorsa salvavita per il bambino.

Pensando alla guerra, le prime vittime a cui va il nostro pensiero sono i bambini, e i neonati in particolare. L’istinto ci spinge ad aiutarli. Ma come? Spesso la mossa più spontanea ci porta alla donazione di latte in polvere, dando per scontato che in una situazione di emergenza le mamme ‘perdano’ il latte e ignorando il fatto che preparare il latte artificiale (acqua, biberon, tettarelle) richiede condizioni igieniche buone, magari che consentano la sterilizzazione.

Un dato condiviso dall’Oms e rilanciato dall’Ospedale Bambino Gesù mette sul tavolo un allarme che mostra una vera vulnerabilità nell’ipotesi dell’allattamento artificiale.

Quasi il 95% dei decessi di neonati e bambini nelle emergenze è dovuto a diarrea causata dall’acqua contaminata e dalle scarse condizioni igieniche.

Da World Health organization

Resta il fatto che il latte artificiale è utile, soprattutto per gli orfani. Non va però considerato come un prodotto da distribuire indiscriminatamente anche in quei casi in cui, invece, il latte materno è una vera risorsa salvavita.

Ovunque va la madre, il latte va con lei

Abbiamo visto neonati nascere nella metropolitana di Kiev e in ogni sorta di rifugi in Ucraina. ‘La vita va avanti’ non è solo un modo di dire. E ha delle risorse insospettabili.

Ha fatto il giro del mondo l’immagine della giovane madre 27 enne che allatta la figlia di sei settimane in ospedale, dopo che un missile russo ha colpito la casa dove abitava. Olga, la mamma, è nuda e piena di ferite sul volto e sul corpo. Ha protetto la figlia e uno scatto le immortala in ospedale, nel momento intimo dell’allattamento.

Non è solo un’immagine eloquente per la cronaca, ma anche per una stupefacente riflessione sulla maternità. Contraddice quello che ci si aspetterebbe, cioé che in un momento traumatico la mamma perda il latte.

L’esperienza sanitaria in contesti di emergenza (terromoti e altri disastri naturali o provocati dall’uomo) ha ormai dato per certo che l’allattamento al seno non è compromesso dal trauma, può essere incoraggiato anche negli scenari che sembrerebbero inospitali alla vita:

L’allattamento al seno è importante per molteplici ragioni, soprattutto nelle zone di guerra. Primo, è una risorsa nutritiva sicura. Quando la gente è costretta a stare chiusa nei rifugi sotterranei per sfuggire ai missili, o a fuggire in auto o a piedi in cerca di un posto sicuro “ovunque va la mamma, il latte va con lei”, afferma Gray [Helen Gray, consulente inglese sull’allattamento – Ndr]. Secondo, l’allattamento al seno contiene gli anticorpi in grado di proteggere sia le vie aeree superiori, sia i disturbi intestinali.

Il mio lavoro mi ha permesso di incontrare madri di ogni parte del mondo che sono riuscite ad allattare i propri figli in situazioni molto difficili, durante confilitti ed evacuazioni, senz’ acqua e dispositivi sanitari. In effetti, l’allattamente esclusivo al seno è una risorsa salvavita durante le crisi e le emergenze, protegge il bambino dalle malattie e dalla malnutrizione. Può fare la differenza tra la vita e la morte.

Da MSMagazine

Non è solo una trovata retorica dire che l’allattamento è a prova di bomba, perché in effetti solo recentemente la maternità è stata associata a uno spazio di premura dotato di ogni comfort. Ma le donne hanno allattato i propri figli fin dalla remota età primitiva, in contesti tutt’altro che pacifici. Le funzioni del corpo nella loro naturalità si rivelano alleate proprio nei momenti crisi.

Questo non vuole dire che nel contesto di una guerra sia facile allattare.

Stress momentaneo

La citazione precedente, che riporta l’esperienza della consulente per l’allattamento Helen Gray, fa parte del racconto di guerra di una madre ucraina, Mariia Ismahulova. Lei e i suoi figli (Amina di 16 mesi e Marat di 4 anni) sono scappati da Kiev e hanno raggiunto Dnipro in auto, dopo un viaggio di 500 km.

In quei primi giorni terribili, Ismahulova, che fino a quel momento aveva allattato sua figlia, era “così sotto stress che non riuscivo a mangiare. Sentivo il mio seno vuoto e mia figlia piangeva sempre”.

Ibid.

Ecco un video che mostra altre mamme nascoste nei rifugi ad allattare:

La parola chiave è “stress momentaneo”. Durante un’emergenza grave accade che l’adrenalina blocchi l’ormone dell’allattamento, l’ossitocina. Si tratta di una reazione necessaria perché, nel momento apicale del dramma, la priorità è salvare la vita e non nutrire il bambino.

Ma è un’interruzione momentanea. La produzione di latte riprende, dopo che il pericolo mortale è scampato. La consapevolezza di ciò e la fiducia vanno incoraggiate nelle madri, che possono riattaccare al seno il bimbo anche se la ripresa del nutrimento sarà un po’ più complicata. E’ questo il compito prioritario dei sanitari che intervengono, in presenza o anche lanciando messaggi a distanza: hanno la resposabilità di affiancare la donna a dar credito al proprio corpo.

L’ IFE (sigla che raccoglie diverse ONG che si occupano di protezione dell’infanzia e nutrizione come UNICEF, World Food Program, IBFAN e Save The Children) sostiene:

Lo stress e la paura possono determinare una difficoltà momentanea al rilascio di questo ormone. Per questo motivo è molto importante tenere madri e bambini insieme e facilitarne la relazione: più la mamma è nello stesso ambiente del bambino, più il suo corpo è in grado di rilasciare anticorpi specifici per proteggerlo. La composizione del latte materno è sempre perfetta per le necessità nutritive del neonato, anche quando la madre risulti malnutrita.

Da Consulente allattamento

Il post da cui ho desunto la citazione precedente era stato scritto in occasione del terremoto di Amatrice. Sono tantissime le circostanze in cui la maternità alla prova dimostra risorse impensabili. E certo lascia stupiti e grati la constatazione che il latte materno sia nutritivamente perfetto anche quando la madre è malnutrita. Chi ci ha creati ci ha fatti ‘come un prodigio’.

Sì al latte artificiale, no all’uso indiscriminato

Eppure non appena accade una situazione di emergenza drammatica, la raccolta di latte artificiale è sempre in cima alla lista delle priorità. Non è un errore, ci sono bambini che restano orfani e ne hanno bisogno. Il latte artificiale presenta vantaggi che non vanno nascosti.

Ma non è la soluzione a oltranza da usare indiscriminatamente. Risponde, in un certo senso, al nostro modo contemporaneo di essere: la ‘soluzione impacchettata’ ci risulta facile e comoda. Molto più impegnativo, ma indispensabile, è il discernimento di chi scegli di investire risorse per aiutare le madri a recuperare la fiducia nell’allattamente naturale anche nei contesti più avversi.

Nella confusione che caratterizza le emergenze, certi prodotti sono spesso distribuiti in modo incontrollato e usati da madri che altrimenti allatterebbero al seno i loro bambini.

Anche l’Unicef è intervenuta per puntualizzare. 

Qui in Ucraina […] molte organizzazioni umanitarie stanno aiutando le persone evacuate portando pacchi alimentari. Alcune distribuiscono anche pacchi specifici per l’infanzia. Tuttavia, la pratica di distribuire latte in polvere ad ampio raggio tra le famiglie dovrebbe essere interrotta urgentemente e immediatamente, come da linee guida internazionali.

Tragicamente, quasi la metà delle madri rifugiate smettono di allattare i propri figli sotto i sei mesi perché si accorgono di un calo nella produzione del latte dovuto allo stress della loro situazione vulnerabile. E se è comprensibile che la loro situazioni provochi delle preoccupazioni enormi, lo stress in ogni caso non ha un impatto sostanziale e a lungo termine nella produzione del latte materno. Solo la montata lattea viene temporaneamente compromessa, motivo per cui le madri hanno bisogno di essere rilassate. Attraverso la cura, il supporto emotivo e pratico, le madri possono continuare ad allattare.

Da Unicef

Rilassate in mezzo alla guerra è solo un ossimoro? Rilassata non significa, evidentemente, priva di paure e preoccupazioni. Vero è che quando una madre tiene in braccio il suo bambino, accade qualcosa che è difficile spiegare a parole: è un legame che produce una robustezza pacata. Accade il mistero di una fiducia che la donna, da sola, e il bambino, da solo, non avrebbero. E scommettere su questa risorsa che viene dal seme stesso della vita, è già disinnescare la logica della guerra.

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