Pensando alla guerra, le prime vittime a cui va il nostro pensiero sono i bambini, e i neonati in particolare. L’istinto ci spinge ad aiutarli. Ma come? Spesso la mossa più spontanea ci porta alla donazione di latte in polvere, dando per scontato che in una situazione di emergenza le mamme ‘perdano’ il latte e ignorando il fatto che preparare il latte artificiale (acqua, biberon, tettarelle) richiede condizioni igieniche buone, magari che consentano la sterilizzazione.
Un dato condiviso dall’Oms e rilanciato dall’Ospedale Bambino Gesù mette sul tavolo un allarme che mostra una vera vulnerabilità nell’ipotesi dell’allattamento artificiale.
Quasi il 95% dei decessi di neonati e bambini nelle emergenze è dovuto a diarrea causata dall’acqua contaminata e dalle scarse condizioni igieniche.
Da World Health organization
Resta il fatto che il latte artificiale è utile, soprattutto per gli orfani. Non va però considerato come un prodotto da distribuire indiscriminatamente anche in quei casi in cui, invece, il latte materno è una vera risorsa salvavita.
Ovunque va la madre, il latte va con lei
Abbiamo visto neonati nascere nella metropolitana di Kiev e in ogni sorta di rifugi in Ucraina. ‘La vita va avanti’ non è solo un modo di dire. E ha delle risorse insospettabili.
Ha fatto il giro del mondo l’immagine della giovane madre 27 enne che allatta la figlia di sei settimane in ospedale, dopo che un missile russo ha colpito la casa dove abitava. Olga, la mamma, è nuda e piena di ferite sul volto e sul corpo. Ha protetto la figlia e uno scatto le immortala in ospedale, nel momento intimo dell’allattamento.
Non è solo un’immagine eloquente per la cronaca, ma anche per una stupefacente riflessione sulla maternità. Contraddice quello che ci si aspetterebbe, cioé che in un momento traumatico la mamma perda il latte.
L’esperienza sanitaria in contesti di emergenza (terromoti e altri disastri naturali o provocati dall’uomo) ha ormai dato per certo che l’allattamento al seno non è compromesso dal trauma, può essere incoraggiato anche negli scenari che sembrerebbero inospitali alla vita:
L’allattamento al seno è importante per molteplici ragioni, soprattutto nelle zone di guerra. Primo, è una risorsa nutritiva sicura. Quando la gente è costretta a stare chiusa nei rifugi sotterranei per sfuggire ai missili, o a fuggire in auto o a piedi in cerca di un posto sicuro “ovunque va la mamma, il latte va con lei”, afferma Gray [Helen Gray, consulente inglese sull’allattamento – Ndr]. Secondo, l’allattamento al seno contiene gli anticorpi in grado di proteggere sia le vie aeree superiori, sia i disturbi intestinali.
Il mio lavoro mi ha permesso di incontrare madri di ogni parte del mondo che sono riuscite ad allattare i propri figli in situazioni molto difficili, durante confilitti ed evacuazioni, senz’ acqua e dispositivi sanitari. In effetti, l’allattamente esclusivo al seno è una risorsa salvavita durante le crisi e le emergenze, protegge il bambino dalle malattie e dalla malnutrizione. Può fare la differenza tra la vita e la morte.
Da MSMagazine
Non è solo una trovata retorica dire che l’allattamento è a prova di bomba, perché in effetti solo recentemente la maternità è stata associata a uno spazio di premura dotato di ogni comfort. Ma le donne hanno allattato i propri figli fin dalla remota età primitiva, in contesti tutt’altro che pacifici. Le funzioni del corpo nella loro naturalità si rivelano alleate proprio nei momenti crisi.
Questo non vuole dire che nel contesto di una guerra sia facile allattare.
Stress momentaneo
La citazione precedente, che riporta l’esperienza della consulente per l’allattamento Helen Gray, fa parte del racconto di guerra di una madre ucraina, Mariia Ismahulova. Lei e i suoi figli (Amina di 16 mesi e Marat di 4 anni) sono scappati da Kiev e hanno raggiunto Dnipro in auto, dopo un viaggio di 500 km.
In quei primi giorni terribili, Ismahulova, che fino a quel momento aveva allattato sua figlia, era “così sotto stress che non riuscivo a mangiare. Sentivo il mio seno vuoto e mia figlia piangeva sempre”.
Ibid.
Ecco un video che mostra altre mamme nascoste nei rifugi ad allattare: