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Secondo prete ucciso dai russi. Ha sollevato la Croce contro i carri armati

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Rostyslaw Dudarenko via Facebook

John Burger - pubblicato il 25/03/22

P. Rostyslav Dudarenko ha alzato una croce sulla testa per affrontare gli invasori, e poi è stato colpito

Il sacerdote era disarmato. Teneva una croce sulla testa mentre avanzava per affrontare le forze russe, sperando probabilmente di fare appello ai loro istinti morali cristiani perché lasciassero il piccolo villaggio. E invece è stato ucciso a colpi di arma da fuoco.

P. Rostyslav Dudarenko, sacerdote della Chiesa Ortodossa Russa in Ucraina, stava assistendo i volontari civili che presidiavano un posto di blocco all’ingresso del paese quando è stato ucciso il 5 marzo, meno di due settimane dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Com’è avvenuto in tutto il Paese, i civili ucraini si sono mobilitati ovunque per sostenere i loro militari – numericamente di gran lunga inferiori alle forze di invasione.

P. Dudarenko era il parroco di Yasnohorodka, a 40 chilometri a ovest della capitale Kiev. Lui e una dozzina di altri che controllavano le automobili che si dirigevano al villaggio hanno saputo che tre carri armati russi erano entrati a Yasnohorodka. Un testimone oculare ha riferito alla BBC che il gruppo di volontari ha lasciato il checkpoint per nascondersi nel bosco, pronto ad affrontare i carri armati nel caso in cui fosse stato necessario.

Mentre si avvicinavano al checkpoint, le truppe russe hanno iniziato a “sparare in tutte le direzioni”, ha affermato il testimone oculare, che la BBC ha identificato con uno pseudonimo, Yukhym. “Quando si sono resi conto che ci stavamo nascondendo nell’erba, sono usciti dalla strada per rincorrerci con i carri armati”.

Yukhym ha testimoniato che quando i carri armati sono tornati sulla strada, il sacerdote, indossando abiti civili, è uscito allo scoperto.

“Ho visto Rostyslav alzare la croce sulla testa, uscire dal suo nascondiglio, gridare qualcosa e camminare verso di loro”, ha dichiarato Yukhym. “Forse voleva fermarli. Ho provato a chiamarlo”.

Poi sono stati esplosi dei colpi nella direzione di p. Dudarenko. Dalla prospettiva di Yukhym, sembravano mirare direttamente verso il sacerdote 45enne. “Ha fatto solo un paio di passi ed è caduto”.

Yukhym, ferito nell’attacco, crede che chiunque nel gruppo sarebbe stato ucciso se i militari ucraini non fossero arrivati in quel momento per respingere i Russi. La BBCha descritto:

“Eduard, che si trovava a un altro checkpoint, è arrivato proprio quando i carri armati russi stavano andando via per cercare i cadaveri sparsi sulla strada. Ha detto che tra questi c’erano quelli di Dudarenko e del suo assistente – anche lui disarmato –, di altri due volontari e di un’altra persona che non conosceva”.

Come sacerdote, Dudarenko si rifiutava di portare armi, ha riferito alla BBC p. Serhii Tsoma.

“Questo lo ha reso particolarmente vulnerabile quando ha deciso di affrontare i carri armati, ma un atto del genere era nella sua natura, secondo il testimone oculare Yukhym”, ha spiegato la BBC.

“Rostyslav era una persona ottimista. Penso che sia per questo che ha provato a fermare i Russi”, ha detto p. Tsoma.

L’uccisione di p. Dudarenko è uno dei potenziali crimini di guerra su cui si sta indagando per azioni future contro la Russia. Il Procuratore Generale ucraino, Iryna Venediktova, ha riferito alla BBC che il Paese sta documentando gli episodi di questo tipo.

Il 24 marzo, un mese dopo l’inizio dell’invasione, l’ufficio della Venediktova aveva documentato 2.472 casi.

Se un caso non potrà essere perseguito in Ucraina, “gireremo quello di cui siamo in possesso al Tribunale Penale Internazionale, di modo che una persona specifica, un individuo, venga punita”, ha dichiarato.

Il suo ufficio ha creato un sito web – warcrimes.gov.ua– per aiutare a documentare episodi come l’uccisione di p. Rostyslav Dudarenko. 

Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), dall’inizio dell’invasione in Ucraina sono stati uccisi 1.035 civili, mentre altri 1.650 sono rimasti feriti. Tra le vittime ci sono almeno 90 bambini (al 24 marzo). La parte ucraina fornisce tuttavia stime più alte, ritenendo che solo a Mariupol siano morti più di 3.000 abitanti, inclusi circa 300 che avevano cercato rifugio nel Teatro Drammatico.

Il 16 marzo, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha dichiarato illegale l’aggressione russa contro l’Ucraina, e ne ha chiesto la fine immediata. Presso la Corte Penale Internazionale pende un’accusa di crimini di guerra nei confronti della Russia.

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