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Provate questo esercizio quaresimale impegnativo di perdono!

construyendo un puente

Hurca | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 23/03/22

Non è tanto semplice: guardo il volto di chi mi ha fatto del male e lo perdono in silenzio...

Il perdono è tanto difficile da offrire che il cuore si indurisce, ammutolisce e tace. Non so perché mi costa tanto concederlo.

Serbo rancori antichi, profondi e sanguinanti. Ricordandoli l’anima e il corpo continuano a far male. Perché permetto che altri abbiano il diritto di danneggiarmi?

Ho dato quel diritto a colui che un giorno mi ha ferito l’anima. Ho deciso di ancorare nel profondo una ferita imperdonabile.

Lo ha fatto con malizia. Mi ha offeso, mi ha ferito, ha parlato male di me o non ha fatto quello che mi aspettavo che facesse. Custodisco ferite nell’anima che mi rendono schiavo.

Sentimenti che pesano

Ci sono famiglie spezzate per la mancanza di perdono. Relazioni frustrate, amori che non crescono e non maturano.

Come posso perdonare le ferite della mia anima? Come perdonare chi mi ha fatto del male e lasciarlo libero senza che debba pagare un pegno per ciò che ha fatto?

Vorrei che pagasse il prezzo dovuto. Che sapesse quanto ha agito male.

Forse non si è nemmeno reso conto della ferita che mi ha lasciato nell’anima. Può essere che non sappia nemmeno che sono offeso e non lo perdono.

Non devo dirgli che lo perdono, non dovrà saperlo. Ma che peccato vivere ancorato a questi sentimenti malati!

La ferita mi fa male. Il rancore mi fa male. E non mi lascia crescere.

Dare un nome ai miei risentimenti

Credo che la Quaresima abbia a che vedere con quel perdono che ricevo e che non sono capace di dare. Con quel perdono che mi può liberare se Dio permette che nasca dentro di me.

Quali sono i miei risentimenti? Vorrei dare un nome a quelle pietre scure che giacciono in fondo alla mia anima. Quelle pietre del passato che non riesco a tirar via.

Qualcuno mi ha fatto del male. Ha detto o fatto qualcosa, o non ha fatto nulla. Avrebbe potuto amare e non ha amato. Non ha neanche odiato, ha solo ferito con la sua indifferenza o il suo disprezzo. O io ho interpretato tutto male e per questo sono ferito.

La colpa non è mia, è della vita. E della mia pelle sottile che risente di tutto. Vorrei non soffrire, non sentire. Ma ho la pelle di un uomo ferito.

Optare per la libertà

L’amore ricevuto mi guarisce e mi fa crescere. E l’odio sembra gettare un seme di dolore.

Custodisco l’odio come chi custodisce il fango. Non so cosa mi aspetto. Che dia fiori? No, dà amarezza, fa sgorgare risentimento e angoscia. E una pena profonda per un perdono non concesso.

No so forse che perdonando sono io a liberarmi? Perché ho dato tanto potere su di me a coloro che mi hanno danneggiato?

Un giorno ho confidato, ho creduto che tutto sarebbe stato facile e bello. E quella persona a cui volevo bene mi ha offeso. Ha approfittato di me.

Ha lasciato la mia anima spezzata quando mi aspettavo di più. È arrivata la delusione. La menzogna mi spezza. E anche l’ingiustizia. Credo di avere diritto a certe cose, e per questo tengo conto del bene e del male.

Umiltà e perdono: il cammino di Gesù

Gesù mi invita a camminare al Suo fianco per soffrire con Lui gli stessi affronti e sentire che nell’anima resta la pace. Nella mia come nella Sua.

Voglio essere mite e umile di cuore. Risolverei molti dei miei problemi. Smetterei di prendermi tanto sul serio. Vivrei con più pace e più allegria. Sarebbe tutto molto più facile.

Il perdono mi tira fuori dalla mia grotta. Mi rende di nuovo fiducioso. Quando perdono è chiaro che non dimentico, ma perdonare mi libera.

E libero anche chi mi ha fatto del male. Io mi libero solo lasciandolo andare. Esce dal mio cuore e se ne va senza che io lo trattenga affrontandolo con le mie grida.

Esercizio di “elevazione”

Il perdono è quella magia che viene dal potere di Dio e mi solleva al di sopra di tutto.

Nei peccati altrui per cui sono io l’offeso, perdono.

Di fronte all’ira di chi mi ama, perdono.

Quando mi insultano ingiustamente, taccio e perdono.

Quando mi mettono da parte quando sono stato importante, sorrido e perdono.

Di fronte all’ingiustizia che mi spezza, taccio e perdono.

Quando mi emarginano e si appropriano di quello che fino a ieri era mio, resto mite e perdono.

Non è tanto semplice. È un esercizio quaresimale. Guardo il volto di chi mi ha fatto del male. E lo perdono in silenzio.

Non gli dico niente. Non c’è motivo per cui lo debba sapere. Sono io che voglio volare, fuggire, correre. Sono io che voglio essere libero da quei risentimenti acidi che mi fanno ammalare.

Perdonarmi

Anche perdonare se stessi è difficile. Non riesco a perdonare la colpa dei miei errori. Esigo di più da me. Penso che avrei potuto dare di più ed essere migliore. Non lo sono stato, vedo la colpa e mi fa male l’anima.

Come potrò perdonarmi se non riesco a lasciarmi andare? Guardo Gesù e Gli chiedo di farlo. Può farlo.

Può guarire la mia anima ferita e lasciarmi sognare una vita più piena, più felice.

Molte delle mie infelicità derivano dalla mia incapacità di perdonarmi. Di voltare pagina. Di non serbare un risentimento e una colpa che mi fanno ammalare dentro.

Sono libero. Mi perdono.

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