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Come trasmettere ciò che è importante ai figli adolescenti?

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Mar Dorrio - pubblicato il 22/03/22
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Non perdete l'opportunità di leggere, commentare e vedere film e serie con loro. Potete commentare gli aspetti positivi o negativi di un'azione e le motivazioni. Argomentate bene in quei momenti

Ho sempre voluto scrivere un romanzo. Perché? Perché mi piace scrivere, e perché sono andata in vacanza almeno una volta all'anno della casa dei March a Concord o per un fine settimana a Pemberley, e tutti gli anni ho la sensazione di aver imparato qualcosa di nuovo in quel viaggio tanto noto attraverso Piccole Donne o Orgoglio e Pregiudizio. O forse il motivo più importante è che vivo con una media di sette adolescenti, tutti i giorni e con tutti i conflitti, le lacrime, le grida e le risate che comporta.

Quest'ultimo aspetto è quello che mi ha fatto capire che scrivere, commentare e riflettere su altre persone davanti all'interessato è il modo più rapido per far sì che consigli e raccomandazioni arrivino a buon fine. È il modo più diretto di arrivare agli adolescenti.

Se convivete con degli adolescenti, non perdete l'opportunità di leggere, commentare e vedere film e serie con loro. Potete commentare gli aspetti positivi o negativi di un'azione e le motivazioni. Argomentate bene in quei momenti. Saranno i vostri minuti di gloria per formare quelle splendide menti. Saranno i momenti migliori per formarle.

È molto più facile trasmettere un'idea, insegnare il modo giusto di comportarsi, di agire, se lo vedono riflesso negli altri. È accaduto a tutti di guardare le cose a distanza. Quando non abbiamo la nuvola nera sopra la testa, quando ci mettiamo in una prospettiva esterna, tutto sembra più facile da risolvere. Soprattutto perché quando non è un nostro problema non intervengono superbia, paura, testardaggine... Elementi che offuscano la realtà e ci lasciano incapaci di vedere, ascoltare, comprendere, riflettere.

Quando vediamo la vita degli altri

Quando leggiamo o guardiamo altre vite, con le stesse difficoltà, siamo aperti ad ascoltare i consigli e le raccomandazioni di altre persone, e se ci convincono li facciamo nostri, usandoli per risolvere il conflitto nella nostra vita nel caso in cui si verifichi l'occasione.

Ad esempio, un padre non vuole permettere che un figlio accetti un lavoro in cui lo contrattano con condizioni non dignitose. Lo scontro frontale con il figlio, che pensa solo che quella piccola retribuzione va bene per soddisfare i suoi capricci, è assicurato. Se invece vedendo un film si verifica lo stesso caso con il protagonista, il figlio ascolterà ciò che dice il padre senza mettersi sulla difensiva. Ascolterà aperto a valutare tutte le argomentazioni che il padre presenterà al protagonista della storia - l'abuso da parte del datore di lavoro, la perdita di tempo... -, e se sono positive le adotterà come proprie e magari le applicherà.

Un'altra cosa da fare quando vediamo, leggiamo e commentiamo con gli adolescenti è ascoltare tutto quello che passa loro per la testa con totale libertà. Quando questo accade, potete trovarvi in due scenari: a volte le loro riflessioni vi sorprenderanno e vi riempiranno di orgoglio e tranquillità, altre volte vi sorprenderanno ma vi spaventeranno, perché vi renderete conto che non capiscono idee e concetti che pensavate fossero scontati già da molto tempo. E va tutto bene: nel primo caso perché indica che andiamo nella direzione giusta, nel secondo perché è meglio rendersi conto delle cose che bisogna affrontare meglio. Conoscere i propri figli è sempre positivo, anche se fa male.

Nelle conversazioni emergono autentiche lezioni di vita, e si semina quando uno meno se lo aspetta. Il bambino di sette anni sta capendo e assumendo, anche se sembra distratto, le ragioni per cui il padre non lascia andare a una festa il sabato sera sua sorella di diciassette. Quando avrà lui 17 anni protesterà come la sorella, ma saprà che l'amore, per essere tale, implica protezione. Lo sa da quando aveva sette anni.

Credo che se dovessimo fissare un'idea sulla comunicazione con gli adolescenti potremmo dire che “è più facile intorno al tavolo e parlando di altri se volete che siano loro a capire”. Credo che duemila anni fa a Gerusalemme qualcuno già facesse lo stesso, e non smetto mai di sorprendermi quando, dopo aver fatto mille giri, torniamo sempre a quello che Lui ha fatto in precedenza.