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Sapete qual è la grande ricompensa del fatto di digiunare?

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jalcaraz | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 19/03/22

Le opere importante in genere sono quelle che non si vedono, quelle che si verificano nel silenzio di una vita donata che passa per la rinuncia

Il digiuno mi fa male. È una parola che pesa, costa, ferisce. Non voglio digiunare da niente perché tutto quello che ho mi piace, mi rallegra l’anima. E la rinuncia è la cosa più estranea alla mia vita.

Sono fatto per l’abbondanza. Qualsi che l’opulenza sia ciò che il cuore desidera. Voglio avere tutto, ottenere tutto.

La Chiesa mi chiede di digiunare da quello che mi avanza, dal superfluo. E il digiuno fa male. È un invito a camminare più leggero.

Parlando del digiuno penso sempre al cibo. Smettere di mangiare tanto. E mangiare meno fa male. Ma va molto al di là di questo.

Lasciare i pesi

Quali cose mi riempiono il cuore e non mi lasciano camminare con libertà? Dove mi pesa l’anima?

Può essere che io abbia dipendenze che mi tolgono la pace e la libertà.

Penso all’uso delle reti sociali. Alle letture che mi ossessionano e non mi fanno bene. Alla ricerca avida per saziare il mio vuoto in qualsiasi modo, con qualsiasi mezzo.

Digiunare da ciò che mi fa male è evidente. È la prima cosa che mi si chiede. Perché così, libero da legami, possa aprirmi di più a Dio.

Ma c’è qualcos’altro. Posso digiunare anche da cose che mi fanno bene. Solo per amore delle persone, per solidarietà nei confronti di chi non ha o sta vivendo male questo momento.

Qualcosa di nascosto che cambia il mondo

La rinuncia è un bene che non si vede. È qualcosa di nascosto che costruisce. Non voglio mostrare il mio digiuno a nessuno. Si verifica nel profondo del mio cuore.

E quella dedizione silenziosa e generosa è quella che cambia il mondo.

Le mie rinunce mi rendono una persona migliore, e fanno sì che anche quelli che mi circondano siano migliori.

La rinuncia e il suo valore nascosto sono così. E così è il digiuno che nessuno vede, che va nell’anima.

Quando digiuno, non mi sento migliore di nessuno. Sto costruendo le basi di una grande cattedrale per Dio. Le pietre intagliate con sforzo, sudore, lacrime.

Un digiuno al di là del cibo

Dio, però, mi chiede anche un altro tipo di digiuno:

«Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? (…) Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all’affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le antiche rovine, ricostruirai le fondamenta di epoche lontane. Ti chiameranno riparatore di brecce, restauratore di case in rovina» .

Isaia 58

Il mio digiuno vuole costruire un mondo nuove, stabilire relazioni sane e vere.

Voglio essere un restauratore di case in rovina. Questa immagine mi commuove. Ci sono case in rovina intorno a me, e voglio digiunare dal male per poter costruire il bene.

Essere solidale e avvicinarmi a chi ha più bisogno di me. È il digiuno che Dio vuole da me.

Liberare, purificare

Riparare le brecce aperte nell’anima di chi soffre. Con la mia povertà, con la mia debolezza.

Il digiuno dall’odio, dalle lamentele, dall’amarezza, dall’invidia e dall’egosimo. Il digiuno da tutto quello che trasforma il mio ambiente in un pantano anziché in un pezzo di cielo.

Voglio riparare ciò che è spezzato e guarire le ferite di tutti coloro che soffrono. Non potrò farlo perché non ho le forze.

Ma voglio unire il mio digiuno a questo atteggiamento, che costruisce un mondo migliore. È così la vita di chi sogna le stelle e non si accontenta di trascinarsi nel mondo sopravvivendo.

Il mio digiuno è liberare l’anima, eliminare le impurità, purificare ciò che è sporco, salvare ciò che è perduto.

Una ricompensa enorme

Mi piace la missione che Dio mi affida in questa Quaresima. Uscire dal mio sguardo ristretto ed egoista. Aprire le pareti che cercano di imprigionarmi in un mondo molto piccolo.

Dio vuole che esca dalla mia povertà per costruire una nuova città. E Lui, come ricompensa, mi riempirà il cuore di speranza.

È questa la ricompensa che mi promette. Non un premio per il fatto di vivere al Suo fianco, ma semplicemente un modo di comprendere la vita e di vivere accanto a Lui.

Il mio cuore si riempie di gioia, e smetto di vivere con la paura. “Digiuno” non è più una parola che mi infastidisce.

Amare semplicemente di più

Le grandi opere sono in genere quelle che non si vedono. Quelle che si verificano nel silenzio di una vita donata.

È quello che conta, il mio “Sì” nascosto e taciuto. Il mio “Sì” costante e sostenuto nel tempo. Quel “Sì” è quello che Dio si aspetta da me in questa Quaresima.

Vuole che torni alla semplicità della vita. Più silenzio e meno rumore. Più cose importanti nella mia giornata.

Perdere meno tempo. Amare di più, in modo concreto, con dettagli e parole. Essere più paziente, più semplice, meno complicato al momento di vivere relazioni importanti nella mia vita.

Più misericordioso e meno critico. Più gioioso e meno triste.

Dio vuole che costruisca, e non che distrugga con la mia violenza, la mia ira, la mia rabbia.

Che sia pacificatore in questo tempo di guerre. Vuole che semini speranza ora che abbonda la disperazione.

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