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“Genitori cattolici che non parlano più ai figli perché vivono in Ucraina”

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Antoine Mekary | ALETEIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/03/22

Le spaccature tra i cattolici russi raccontate dal vescovo di Mosca

Vivere in Ucraina è come una macchia per alcuni cattolici russi: “E’ il Paese sbagliato”. La denuncia arriva dal vescovo cattolico della immensa diocesi di Mosca, monsignor Paolo Pezzi. Nel libro ”La piccola Chiesa nella grande Russia” (edizioni Ares), mons. Pezzi racconta a Riccardo Maccioni la sua esperienza tra i cattolici di Mosca e della diocesi.

Il “peso” della guerra tra i cattolici russi

E spiega che la comunità cattolica sta soffrendo molto la crisi geopolitica, legata alla guerra in corso. Perché, ovviamente, sull’esistenza quotidiana dei villaggi e delle città pesa, e molto, soprattutto il “conflitto” tra Russia e Ucraina, nato intorno allo status di Crimea e Donbass, e poi sviluppatosi al punto di dividere persino le famiglie al loro interno.

Kobieta z różańcem

Origini ucraine

«Le maggiori questioni – spiega Pezzi – sono legate al fatto che un certo numero di nostri fedeli hanno origini ucraine con parenti che vivono in quel Paese. E questo avviene non solo nelle aree di instabilità, ma anche nelle comunità apparentemente non toccate da questa circostanza». 

Interrompere i rapporti con i figli

«Improvvisamente – prosegue il vescovo di Mosca – si è cominciato a considerare gli altri come dei nemici solo perché si trovavano in Russia o in Ucraina. In alcuni casi ho ascoltato racconti molto dolorosi di genitori che avevano deciso di interrompere i rapporti con i propri figli per il semplice fatto che vivevano nel Paese “sbagliato”». 

Il senso della vita

Ma proprio questa problematicità, «ci ha permesso di andare a fondo sul senso della vita, sull’importanza della fede, sui rapporti familiari e all’interno della comunità. Ci siamo domandati cosa realmente ci può unire. Se basta un conflitto per creare divisioni, allora non abbiamo scoperto o riscoperto la Risurrezione di Cristo, che cioè Gesù è un fattore reale e contemporaneo capace di superare le fratture». 

La grandezza della fede

Per mons. Pezzi questo «significa che noi viviamo come prima del Battesimo, con legami deboli, fossero anche di figliolanza, di paternità o maternità. Al tempo stesso questo conflitto, queste difficoltà ci hanno consentito di riscoprire la grandezza della fede che fa sopportare, nel senso letterale di “portare assieme”, le ferite. Sentire tua madre che ti dice: “Io con te non parlerò più”, è indubbiamente una lacerazione molto forte». 

Rigenerare i vincoli di sangue

Allo stesso tempo, tra i cattolici russi, conclude il vescovo, «mi ha molto stupito vedere non solo la possibilità di superare le divisioni all’interno delle comunità parrocchiali, ma anche la capacità “lieta” di offrire queste sofferenze. Scoprendo così che il legame con il Signore è capace di rigenerare i vincoli di sangue. Credo che nel tempo la riscoperta di essere in Cristo una cosa sola sia stata decisiva per avere speranza, per ritrovare la voglia di continuare, di non mollare».

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