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Don Massimo: ho odiato mio padre aguzzino, poi il miracolo del perdono

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© Diocesi di Roma | Youtube

Silvia Lucchetti - pubblicato il 17/03/22

Da figlio di un papà violento che lo ha umiliato tutta la vita, si è scoperto uomo investito dalla grazia della misericordia: "Qualcuno all'improvviso mi accarezzò: era il mio Signore. Ho sentito solo compassione. Per la prima volta amavo mio padre".

Tra pochi giorni sarà la festa del papà,e come ogni anno insieme alle mie colleghe abbiamo pensato di raccontarvi qualcosa di bello e arricchente per onorare questa ricorrenza. Lo spunto ci è venuto grazie alla testimonianza che un sacerdote, don Massimo, ha offerto durante il primo dei cinque incontri organizzati dalla Diocesi di Roma presso la basilica di San Giovanni in Laterano, dal titolo: “Cosa c’è di allegro in questo maledetto paese? I Promessi Sposi romanzo della misericordia”.

L’introduzione di ogni serata spetta a don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni; la lettura e il commento del testo manzoniano al professore e scrittore Franco Nembrini, e le conclusioni al cardinale vicario Angelo De Donatis.

Rileggere i Promessi Sposi per scoprire noi stessi

Se non avete ancora avuto modo di vedere il filmato, recuperate ora: ne vale davvero la pena. Prima cosa: viene voglia di rileggere il capolavoro di Manzoni. Seconda: se vi immaginate una lezione accademica, o uno sterile esercizio estetico vi sbagliate di grosso, perché si tratta di vita, del dramma umano di ciascuno. Quello dei personaggi dell’opera e il nostro.

Un momento davvero spiazzante ed emozionante è stato l’intervento di don Massimo (dal minuto 23 all’incirca), un sacerdote amico di Nembrini che ha offerto una sofferta testimonianza sul suo rapporto con il padre, che soltanto la misericordia di Dio gli ha dato la grazia di perdonare.

“Sono figlio di un padre brutale e bestiale”

Una storia davvero triste: un’infanzia e un’adolescenza segnate da un padre violento, con le mani e con le parole. Botte, ricatti, violenza psicologica. Dolore, sofferenza, odio, rancore.

Sono figlio di un padre brutale e bestiale, un uomo da cui ho ricevuto per tutta la vita solo pugni, calci e insulti. Papà mi sconvolse fino a distruggermi e quando non potè più alzarmi le mani addosso, iniziarono le violenze psicologiche, i ricatti e le minacce.

“Mi sentivo come un cane legato alla catena del suo padrone”

Quando il genitore si ammala di tumore, Massimo lo accompagna alle visite, si sente come un cane costretto alla catena del suo padrone: non ce la fa più. In un momento di rabbia gli vomita addosso tutto il suo risentimento. Vuole liberarsi di quel padre che non ha mai sentito come un papà, ma come un aguzzino che lo ha umiliato e deriso e gli ha rovinato la vita. Eppure… inaspettatamente il Signore cambierà il suo cuore e gli permetterà di guardare suo padre con gli occhi della compassione.

“Il dolore non è mai la destinazione finale di una storia”

Buona sera a tutti, mi chiamo Massimo, sono un prete e ho 51 anni. Quello che sto per dire mi costa fatica, ma sono sicuro che il sacrificio servirà a capire che il dolore non è mai la destinazione finale di una storia.

Quando la madre a causa della violenza del marito fugge di casa per l’ennesima volta, Massimo decide di andare dai Carabinieri per denunciarlo. Un figlio che denuncia l’uomo che gli ha dato la vita.

Quando il padre inizia la chemio Massimo gli urla contro tutta la sua rabbia

La parola papà non ha mai significato nulla per me. (…) Il giorno in cui gli fu diagnosticato un cancro in fase avanzata ero in ospedale con lui. Mi comandò di stargli vicino come se fosse un mio dovere. Mi sentivo come un cane legato alla catena del suo padrone. Cominciata la chemioterapia, in una sala d’aspetto, gli vomitai la mia collera. Dissi cose irripetibili a mio padre nel giorno in cui iniziò il suo calvario. Diventai un animale, entrai nella notte oscura della fede. Offendendo mio padre voltai le spalle a Dio, ero stanco di portare sulle spalle quella croce.

Jezus na krzyżu

La vocazione sacerdotale

Ma in questo buio accade l’imprevisto, ciò che Massimo non avrebbe mai immaginato per la sua vita: la vocazione sacerdotale. Lui sognava una famiglia, dei figli da crescere, e invece Gesù parlò al suo cuore. Quando il padre viene a saperlo lo caccia di casa bestemmiando. E dopo l’ordinazione sacerdotale, racconta Massimo, i suoi atteggiamenti divennero ancora più spietati.

Per molti anni il silenzio e la lontananza.

La malattia del padre come occasione per espiare le proprie colpe

Credevo che il mio compito di prete fosse di strappare mio padre dalle mani del diavolo, lui invece nella malattia veniva purificato dalle sue colpe. Ero io nell’inferno. Braccato nel bosco di notte come Renzo in fuga dai suoi aggressori.

“Fissatolo, lo amò”

Il miracolo avvenne una mattina di gennaio, uscimmo dall’ospedale, lo accompagnai a casa. Papà aveva capito che il tempo stava per scadere (…) era triste e stanco. Lo fissai intensamente, parlammo per venti minuti, cominciai a provare qualcosa di sconosciuto. Per la prima volta amavo mio padre e senza fare nulla. Papà ricambiò lo sguardo e finalmente mi sono sentito voluto bene da lui. Lo guardai a lungo, non provavo più odio nei suoi confronti, come se tutto il male non fosse mai stato.

Una carezza improvvisa: “era il mio Signore”

Massimo è protagonista e destinatario del miracolo della compassione.

Qualcuno all’improvviso mi accarezzò, come fa il vento caldo d’estate: era il mio Signore. Ho sentito solo compassione mentre papà moriva (…) senza meriti la misericordia venne a visitarci (…) Papà mi è apparso bello come il sole, amabile, perché la misericordia è il miracolo della vista ridonata a un cieco.

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Onora il padre e la madre

Ogni figlio porta nel cuore recriminazioni, delusioni, cicatrici più o meno grandi, collegate al rapporto con i genitori. Onorare il padre e la madre significa dare loro il giusto peso, considerarli né più né meno di ciò che sono: persone ferite, fallibili, misere, limitate come tutti, bisognose di una carezza.

Vedere nuove tutte le cose

In occasione della festa del papà ci auguriamo che la testimonianza di don Massimo possa dare coraggio e speranza a tutti i figli che non parlano con il proprio padre da anni, che lo disprezzano, che non riescono a perdonarlo e neppure a guardarlo in faccia. Il Padre misericordioso guarisca le vostre ferite e vi doni occhi nuovi.

Perché il problema della vita – ha detto don Massimo – non è che devono cambiare le cose, non è vedere cose nuove, ma vedere nuove tutte le cose.

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