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Snizhana e Anton, una coppia russo-ucraina alla prova della guerra 

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©A.G

Anton e Snizhana

Anna Ashkova - pubblicato il 15/03/22

Anizhana è ucraina, Anton è russo, nato in Bielorussia. Se i loro rispettivi paesi sono in guerra dal 24 febbraio 2022, i coniugi restano uniti e osservano con terrore il dramma che si svolge in Ucraina.

Il 24 febbraio erano le 7 del mattino quando Anton, che si trovava all’estero per lavoro, apprese svegliandosi che la Russia aveva sferrato un attacco contro l’Ucraina. 

Ho ricevuto un messaggio da un amico che diceva che Kiev era bombardata. Ho subito acceso la tv e ho visto immagini scioccanti. 

Così ad Aleteia questo Bielorusso 37enne, i cui genitori vivono in Russia. 

A diverse centinaia di chilometri, dove si trovava, la moglie Snizhana dormiva tranquilla senza sapere che la sua città natale veniva bombardata. 

Mio padre mi ha chiamata alle 5:59 del mattino. Ero stanchissima, mi sono detta che gli avrei risposto più tardi. Quando mi sono svegliata, un’ora dopo, ho visto decine di chiamate della mia famiglia e soprattutto il messaggio di mio marito: «Mio Dio, non riesco a credere a quel che sta accadendo!». 

Anton aggiunge: «Da allora abbiamo l’impressione di vivere un inferno». 

Così diversi eppure al contempo vicini 

La loro storia d’amore è cominciata nel 2012 in Grecia. I due giovani erano andati a studiare il greco durante le loro vacanze estive. Rapidamente la loro relazione si evolse, e dapprima i due la vissero a distanza. Anton abitava in Francia, dove studiava all’Institut de Théologie Orthodoxe Saint-Serge, a Parigi. Snizhana terminava i propri studi in diritto a Kiev. Quando nel 2014 scoppiò un conflitto fra la Russia e l’Ucraina la coppia parlò di come sarebbe potuto evolvere il conflitto tra i loro due paesi natali: 

Avevamo – riporta Snizhana – una visione simile, sul conflitto. Non penso che oggi staremmo ancora insieme se all’epoca avessimo avuto pareri molto discordanti, sull’argomento. E poi ho sempre visto Anton come un Bielorusso e non come un Russo, anche se ha il passaporto di quel Paese. 

Anton precisa: 

Quando nel 2014 sono venuto a trovare Snizhana a Kiev ho assistito a Maidan. Parlavo russo, a Kiev, senza che nessuno trovasse di che obiettare. Guardavo pure i miei programmi russi in tv. È stato in quel momento, quando ho cominciato a rendermi conto che ciò che vedevo a Kiev e ciò che vedevo nei programmi russi erano cose totalmente diverse. Ho cominciato allora a pormi questioni. 

La coppia, però, sposata dal 2016 e attualmente residente a Parigi, era lungi dall’immaginare che otto anni più tardi una guerra cruenta sarebbe scoppiata tra i due Paesi. 

«Ho subito avvertito vergogna per quanto accadeva», confida Anton: 

Sono cresciuto in Bielorussia, e ho sempre visto l’Ucraina e la Russia come dei vicini, dei vicini simili a me anche se un po’ differenti. Mai avrei creduto che un giorno dalla periferia della mia città natale in Bielorussia sarebbero stati lanciati missili su Kiev. 

Ardente desiderio di aiutare 

Oggi la coppia si dice più salda che mai ed è in pena per gli amici in Ucraina, ma anche per quelli in Russia: 

Mio padre non ha voluto lasciare Kiev – racconta Snizhana –, anche se avrebbe l’età per poterlo fare. Vuole battersi per la patria. Mia madre è a Leopoli con mia nonna. Neanche lei vuole lasciare l’Ucraina. 

Quanto ad Anton, che ha paura per la famiglia dei suoceri, i suoi pensieri vanno anche ai genitori che abitano a Tver e che già subiscono le sanzioni internazionali dirette contro la Russia: 

Non so che fare e come aiutarli. Non pensano di lasciare il Paese, perché quella è casa loro. Ho veramente paura, per loro. 

Malgrado questo, si dice «a favore delle sanzioni»: 

Io penso, forse ingenuamente, che sia una delle cose che possono aiutare a far arretrare Vladimir Putin. Bisogna comprendere bene che tutto il problema sta in lui. E lui non rappresenta tutta la Russia. Oggi il popolo ucraino si batte fra l’altro anche per la futura libertà della Russia. 

«Una pagina di storia che resterà per sempre incisa nelle memorie» 

Ancora due settimane fa, Anton e Snizhana pianificavano il loro trasloco e i lavori nel nuovo appartamento. Oggi, vedendo come la gente soffre sotto le bombe, queste cure quotidiane appaiono loro molto futili. Anche se partecipano attivamente alle differenti collette per l’Ucraina e pregano il Signore per la fine della guerra, questo pare loro «insufficiente»: «Vorremmo fare di più, andare laggiù e aiutare la popolazione», dicono. 

Se a casa continuano a parlare ciascuno la propria lingua (Snizhana si rivolge ad Anton in ucraino e Anton le risponde in russo), i due sanno che quando la guerra sarà terminata ci vorrà molto tempo perché i due popoli costruiscano una nuova relazione. 

Quel che è certo – conclude Snizhana – è che questa pagina della storia resterà per sempre incisa nelle memorie. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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