Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 25 Aprile |
Aleteia logo
Chiesa
separateurCreated with Sketch.

Quando la mediazione ha funzionato: ecco i successi diplomatici del Papa

Pope-Peace-UKRAINE-AFP

ALBERTO PIZZOLI / AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/03/22

Da Cuba al Sud Sudan, dalla Cina al mondo islamico: la diplomazia del Vaticano è riuscita a rasserenare scenari drammatici e complicati. Ora sta provando a farlo in Ucraina

Papa Francesco sta provando in tutti i modi a contribuire a fermare la guerra tra Ucraina e Russia. Il Vaticano sta lavorando da settimane per raggiungere questo risultato, sulla scorta di importanti successi diplomatici raggiunti negli ultimi anni, in situazioni molto complicate. 

Nel 2013 il primo allarme del Papa a Putin

La strategia diplomatica della Santa Sede nei confronti della Russia e dell’Ucraina è iniziata quasi dieci anni fa. E’ dal 2013, dal primo incontro con Vladimir Putin, che Papa Francesco ha espresso al presidente russo preoccupazioni per la situazione in Ucraina (in quegli anni era già iniziata la guerra nel Donbass). Quelle stesse preoccupazioni, e un invito a proseguire sulla strada della diplomazia e del negoziato, lo ha ribadito quando ha incontrato nuovamente Putin, sia nel 2015 che nel 2019. 

WŁADIMIR PUTIN W WATYKANIE

Sicurezza dell’Europa “a rischio”

Da quando sono tornati a soffiare venti di guerra, il Papa è intervenuto sui timori di una guerra in Ucraina già il 24 gennaio. Dopo l’Angelus nella Terza Domenica della Parola di Dio, Francesco si esprimeva così:

«Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste».

Da qui il suo “accorato appello” a pregare e ad agire, ma non nell’interesse personale, bensì comune:

«Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte. Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli» (Aleteia, 24 gennaio).

“Preghiera e digiuno”

Nell’udienza generale del 23 febbraio il Papa è tornato a parlare, rilanciando una seconda iniziativa di pace e contro la guerra in Ucraina: il digiuno del 2 marzo.

«Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra» (Aleteia, 25 febbraio).

Il colloquio con il diplomatico russo 

Altro passo in avanti il 25 febbraio. Il Papa si è recato all’ambasciata di Russia presso la Santa Sede in via della Conciliazione per incontrare Alexander Avdeev. Si tratta del diplomatico col quale ha un rapporto di amicizia cordiale. Adveed si sta adoperando per preparare il secondo incontro tra Francesco e il Patriarca della Chiesa ortodossa russa Kirill e tiene costantemente informato Francesco sul conflitto in Ucraina (Aleteia, 25 febbraio).

“La guerra è una pazzia”

Il Papa ha cambiato il tono dei suoi interventi sulla guerra in Ucraina, nell’angelus del 6 marzo. 

«La Santa Sede è disposta a fare di tutto, a mettersi al servizio per questa pace. In questi giorni, sono andati in Ucraina due cardinali, per servire il popolo, per aiutare. Il cardinale Krajewski, elemosiniere, per portare gli aiuti ai bisognosi, e il cardinale Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. Questa presenza dei due cardinali lì è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: “La guerra è una pazzia! Fermatevi, per favore! Guardate questa crudeltà!”» (Avvenire, 6 marzo).

“In nome di Dio”

Domanica 13 febbraio, sempre durante l’Angelus, conscio delle difficoltà che il Vaticano sta incontrando sul piano diplomatico, il pontefice, è intervenuto con toni ancora più intransigenti sulla guerra in Ucraina.

«Davanti alla barbarie dell’uccisione di bambini, di innocenti e di civili inermi non ci sono ragioni strategiche che tengano: c’è solo da cessare l’inaccettabile aggressione armata, prima che riduca le città a cimiteri. Col dolore nel cuore unisco la mia voce a quella della gente comune, che implora la fine della guerra. In nome di Dio, si ascolti il grido di chi soffre e si ponga fine ai bombardamenti e agli attacchi! Si punti veramente e decisamente sul negoziato, e i corridoi umanitari siano effettivi e sicuri. In nome di Dio, vi chiedo: fermate questo massacro!» (Vatican.va, 13 marzo).

“Chiara ma non pubblicitaria”

Antonio Spadaro, direttore de “La Civiltà Cattolica”, definisce così su Facebook, la diplomazia del Vaticano in questo frangente: 

«La diplomazia vaticana è chiara ma non pubblicitaria. Serve a tessere e cucire, non a tagliare. Non condanna capi religiosi o politici, così da poter restare di ausilio. Fa appello alla soluzione dei conflitti e invece condanna azioni e scelte politiche o strategiche maligne».

«“C’è solo da cessare l’inaccettabile #aggressione armata…Si punti veramente e decisamente sul #negoziato”. In queste due parole di Papa Francesco c’è tutta la posizione della Santa Sede su Ucraina Russia».

LAVROV PAROLIN
Il Segretario di Stato Vaticano Parolin e il ministro degli Esteri russo Lavrov lavorano ad uno dei fronti diplomatici aperti dalla Santa Sede.

Successi del Vaticano: stop guerra in Sud Sudan

Se sul fronte della guerra in Ucraina, la strada della diplomazia è ancora in salita, il Vaticano, di recente, è stato decisivo per segnare un argine nel conflitto in Sud Sudan. Nello Stato africano, segnato da una logorante e violenta guerra civile che negli ultimi sei anni ha portato alla morte di circa 400mila persone, il 12 aprile 2019 il pontefice ha suggellato la pace con una gesto senza precedenti storici. Si è inginocchiato e ha baciato i piedi dei leader del Sud Sudan giunti in Vaticano, perchè «il fuoco della guerra si spenga una volta per sempre». 

“Lo chiedo col cuore”

Il Papa si è inchinato davanti al presidente Salva Kiir e ai vicepresidenti designati, tra cui Rebecca Nyandeng De Mabior, vedova del leader sud sudanese John Garang, e Riek Machar, leader dell’opposizione, per baciare loro i piedi.

In virtù dell’accordo siglato a settembre (il Revitalised Agreement on the Resolution of Conflict in South Sudan), sono stati loro ad assumerei alti incarichi di responsabilità nazionali nel nuovo governo. «A voi tre che avete firmato l’accordo di pace vi chiedo, come fratello, rimanete nella pace», disse Bergoglio a braccio. «Lo chiedo col cuore: andiamo avanti, ci saranno tanti problemi, ma non spaventatevi. Andare avanti, risolvere i problemi. Voi avete avviato un processo, che finisca bene! Ci saranno lotte tra voi ma queste siano dentro all’ufficio. Davanti al popolo le mani unite! Così da semplici cittadini diventate padri delle nazioni. Permettetemi di chiederlo col cuore, con i miei sentimenti più profondi» (La Stampa, 12 aprile 2019).

Successi del Vaticano: il documento con l’Islam

La tela diplomatica vaticana ha raggiunto un altro risultato di rilievo con l’intesa siglata negli Emirati Arabi Uniti con l’islam sciita. Il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi, accadeva un fatto storico: la firma del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”.  

UAE-VATICAN-RELIGION-POPE-ISLAM
Francesco e l’imam.

La firma di Francesco e del Grande Imam

A sottoscriverlo Papa Francesco e l Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib. Il documento non è soltanto una pietra miliare nei rapporti tra cristianesimo e islam. Ma rappresenta anche un messaggio con un forte impatto sulla scena internazionale. Nella prefazione, dopo aver affermato che «La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare», si parla di questo testo come di «un documento ragionato con sincerità e serietà». Che invita «tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme» (Aleteia, 4 febbraio 2019).

Successi del Vaticano: lo scongelamento con la Cina

I rapporti tra Santa Sede e Cina nel corso della storia sono sempre stati molto complessi. Ma con l’accordo sui vescovi stipulato tra Roma e Pechino nel 2018 sembra essere finalmente arrivato un punto di svolta. Un accordo raggiunto con difficoltà perché è il risultato di quaranta anni di dialogo, crisi, allontanamenti ed avvicinamenti.

shutterstock_1592627341.jpg
Cattolici in Cina.

La nomina dei vescovi 

L’accordo è così importante per ambo le parti che il contenuto è tutt’ora segreto proprio perché regola la nomina dei vescovi cattolici cinesi. Si tratta di una materia molto delicata e una delle principali querelle che hanno influenzato i rapporti tra il Vaticano e la Cina a partire dal 1949, rendendo molto difficile la pratica della religione cattolica nel Paese asiatico.  (Notizie Geopolotiche, 2018).

Successi del Vaticano: Cuba e gli Usa

La Santa Sede, nel 2016, ha giocato un ruolo importante nelle trattative sullo storico disgelo tra Stati Uniti e Cuba, dopo decenni vissuti tra embargo, minacce, tensioni. Papa Francesco si era offerto come mediatore, inviando una lettera agli allora presidenti Obama e una a Castro, e chiedendo di risolvere il caso di Alan Gross, americano detenuto sull’isola caraibica (RaiNews, 2016). 

000_mvd6714945.jpg
Il Papa con Raul Castro.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Il Vaticano e la Chiesa cattolica hanno accompagnato il lento processo di disgelo con il regime cubano dopo la caduta del Muro di Berlino. Per un decennio Giovanni Paolo II aveva inviato suoi rappresentanti ufficiosi nell’isola. La prima svolta è arrivata con la visita del gennaio 1998. Negli anni successivi altri piccoli passi sono stati fatti e così anche Benedetto XVI, prima di sbarcare in Messico, ha fatto tappa a Cuba nel marzo 2012, quando già da sei anni Fidel aveva lasciato la guida del Paese. 

L’arrivo di Giovanni Paolo II aveva portato al ripristino del Natale come festività civile, l’arrivo del suo successore Benedetto XVI aveva ottenuto lo stesso per il Venerdì Santo (La Stampa, 27 novembre 2016).

Tags:
pacepapa francescoucrainavladimir putin
Top 10
See More