Nel linguaggio parlato, soprattutto anglofono, i cattolici dicono spesso di “cadere nel peccato”. Se considerata letteralmente, potrebbe sembrare che questa espressione indichi che in qualche modo “ci ritroviamo” nel peccato, senza neanche renderci conto che ha avuto luogo.
È come se cadessimo in una buca di peccato non guardando dove stiamo andando.
In questa affermazione può esserci un po' di verità. Possiamo essere portati a peccare in modo inaspettato attraverso le nostre azioni.
Ad esempio, magari abbiamo visto una pubblicità osé navigando su Internet, e abbiamo cliccato accidentalmente lì. Inizialmente non siamo colpevoli se abbiamo premuto il tasto per sbaglio, ma se scegliamo di rimanere su quel sito e di interagire con il contenuto del sito web, allora commettiamo un peccato.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega come alla base di ogni peccato grave ci sia una libera scelta.
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Dall'altro lato, l'ignoranza non intenzionale può rimuovere la colpa, soprattutto se si è trattato davvero di un incidente, e non di qualcosa che volevamo commettere.
Dio ha inscritto l'ordine morale nel nostro cuore, e quindi anche se non conosciamo tutte le leggi della Chiesa o perfino i Dieci Comandamenti, possiamo comunque avere un senso innato di ciò che è bene e male.
Sta alla nostra coscienza al momento del peccato sapere se la nostra è stata una libera scelta o un'ignoranza involontaria.
Cadere nel peccato può essere possibile, ma se pecchiamo davvero contro Dio, la nostra azione dev'essere libera e non qualcosa che facciamo per sbaglio. Dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni, e se abbiamo l'abitudine di peccare dobbiamo liberarci da questa dipendenza e sperimentare la splendida misericordia di Dio.