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I rifugiati ucraini passano la notte alla presenza di Gesù

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A. Bugała

Agnieszka Bugała Agnieszka Bugała - pubblicato il 14/03/22

È accaduto nella stazione ferroviaria di Breslavia (Polonia). I rifugiati, stanchi e spaventati, si sono sistemati nella cappella dell'adorazione perpetua

Non c’era un sacerdote di notte, era impossibile nascondere il Santissimo Sacramento, e la gente stanca e terrorizzata ha trascorso la nottata alla presenza del Signore Gesù, ha riferito ad Aleteia p. Jan Kleszcz, ideatore della cappella di adorazione perpetua e cappellano dei ferrovieri.

Nella notte tra l’8 e il 9 marzo, la stazione ferroviaria di Breslavia (Polonia) è diventata un caldo dormitorio per i rifugiati ucraini.

Era una situazione eccezionale, e i volontari che si incaricano di far sì che ogni Ucraino che arriva a Breslavia trovi una sistemazione sicura e possa riposare si sono visti costretti ad aprire le porte della cappella dell’adorazione perpetua.

Ora i rifugiati non dormono più nella cappella, ma molti vi si recano durante il giorno per pregare. I corridoi e l’ingresso, come anche la Sala degli Incontri, sono comunque occupati da materassi e altri tipi di letti improvvisati.

Durante giornata, si piega quello che si può per permettere il passaggio, ma la notte il pavimento diventa di nuovo un tappeto di sistemazioni temporanee. L’edificio è sicuro dopo una ristrutturazione consistente, ed è ben caldo.

La storica Sala degli Incontri e le stanza attigue sono state divise in piccoli settori in cui dormono le mamme e i bambini. Nessuno sa quanto per tempo funzionerà questo “accampamento” temporaneo nella stazione ferroviaria di Breslavia, anche perché non tutti i rifugiati vogliono andarsene.

Molti, invece, non vogliono rimanere in Polonia. Sperano che la guerra termini rapidamente per poi tornare a casa.

Ecco come si sono organizzati i rifugiati nella stazione ferroviaria polacca di Breslavia:

Un luogo sacro in cui sedersi davanti a Dio e piangere

Fino a 10.000 persone passano ogni giorno per la stazione ferroviaria di Breslavia. Circa 500 di loro pernottano al primo piano dell’edificio, in luoghi adibiti da volontari e soldati delle Forze di Difesa Territoriale.

“I volontari hanno il mio numero di telefono”, dice p. Jan Kleszcz. “L’unica cosa che devono fare è chiamare, e io andrò e porterò il Santissimo Sacramento nel tabernacolo. Se sorge la necessità, una cappella può essere un luogo di riposo per qualcuno”.

“Non possiamo, però, trasformarlo in un lugo di rifugio permanente. Non certo perché siamo inospitali, Dio non voglia! Il fatto è che ci rendiamo conto che in questo dramma della guerra e dell’esodo delle persone serve anche una cappella, ovvero un luogo santo in cui ci si possa sedere davanti a Dio e piangere”.

“Questo non si può fare in corridoio o al tavolino del bar. Vogliamo che queste persone tormentate abbiano questo pezzetto di spazio per incontrare Dio. Solo ora si vede che è nella stazione che c’è particolarmente bisogno della cappella di adorazione perpetua”.

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