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Un cappellano militare in Ucraina racconta la situazione dalla prima linea

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Ojciec Maksym

Отец Капелан Максим | Facebook

Karol Wojteczek - pubblicato il 14/03/22

“I Russi ci danno la caccia. Sanno chi siamo”, dice p. Maxim dalla città assediata di Kherson

Un cappellano militare, p. Maxim, della parrocchia ortodossa della Natività della Vergine Maria di Dariyvka, vicino Kherson (Patriarcato di Kiev), ha condiviso la sua esperienza in prima persona dell’occupazione dell’Ucraina da parte dei Russi.

P. Maxim ha parlato del suo ministero, nella situazione attuale estremamente difficile, in un’intervista a MarketWatch. Quando, il 24 febbraio, è diventato chiaro che l’Ucraina era stata attaccata, il sacerdote e i suoi amici del 124° battaglione territoriale si sono riuniti in un punto di raccolta, dove sono state assegnate loro delle armi automatiche. Il cappellano ricorda che era una mattina assolata, e la primavera era nell’aria. Erano tutti consapevoli, tuttavia, che era iniziato un momento di svolta per l’Europa contemporanea.

I soldati ucraini erano consapevoli da molti mesi del rischio di un’invasione russa. Non appena avevano ricevuto delle armi, la loro unità era stata attaccata da uno squadrone di elicotteri russi. Alcuni degli amici di p. Maxim hanno riportato delle ferite. “Quei primi tre giorni sono scorsi come uno solo. Non c’era tempo per dormire, mangiare e nemmeno per pregare”, ha affermato.

“Anche se sono un sacerdote, ho il pieno dovere morale di prendere le armi per difendere il mio popolo e la mia famiglia”, ha dichiarato il cappellano. Il primo giorno di combattimenti, la sua unità si è ritrovata sotto i razzi. P. Maxim ha anche assistito ai Russi che aprivano il fuoco sui civili che cercavano di lasciare la città.

Il quinto giorno, però, l’unità del cappellano è stata schiacciata e costretta a ritirarsi nella vicina città di Nikolaev. È qui che si è formata una nuova prima linea. Secondo p. Maxim, la città di Kherson è stata saccheggiata dalle truppe russe, che hanno rubato automobili civili e fatto incetta nei negozi di telefoni cellulari.

P. Maxim e alcuni soldati sono rimasti in città, dove il sacerdote si nasconde dai Russi. “Sappiamo che ci danno la caccia, e sappiamo che sanno chi siamo. Attualmente, tutto quello che possiamo fare è aspettare e mantenere un basso profilo”, ha concluso il cappellano.

Kherson è una città portuale con oltre 300.000 abitanti. È situata dove il fiume Dnepr sfocia nel Mar Nero. Fin dall’inizio della guerra è stato chiaro che, per via della sua posizione strategica, Kherson sarebbe stata uno degli obiettivi principali dei Russi che avanzavano dalla Crimea. Dopo una settimana di duri combattimenti, la città è stata assediata il 2 marzo. Finora è la metropoli più grande conquistata dai Russi.

Nonostante repressioni e arresti (secondo gli Ucraini, i Russi hanno già imprigionato più di 400 persone in città), i residenti di Kherson continuano a scendere in strada per dimostrare contro gli occupanti. Le scaramucce con gruppi di soldati ucraini hanno luogo regolarmente alla periferia della città. La situazione volatile e l’atteggiamento degli occupanti impediscono l’evacuazione dei civili da Kherson. I Russi stanno bloccando rifornimenti alimentari e medici e hanno lanciato un’estesa campagna di propaganda, sostituendo i media e le reti di telefonia cellulare ucraini con quelli russi.

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