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Le sei “prove” del nono anno del pontificato di Francesco 

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Antoine Mekary | ALETEIA

i.Media per Aleteia - pubblicato il 11/03/22

Dalla salute agli abusi: breve rassegna delle principali criticità dell'anno di pontificato appena trascorso.

Il nono anno del pontificato di Francesco sarà stato uno dei più difficili dalla sua elezione al soglio petrino, il 13 marzo 2013. Torniamo in sei punti sulle grandi “prove” che nell’ultimo anno il Santo Padre ha dovuto affrontare. 

1La salute del Papa in questione

Mai la salute di Francesco è stata tanto commentata quanto durante questo nono anno di pontificato. Bisogna dire che in piena pandemia da Covid-19 il capo visibile della Chiesa cattolica, che nello scorso dicembre ha festeggiato i suoi 85 anni, ha mostrato sensibili segni di fatica e ha subito un’operazione abbastanza invasiva. 

Nel corso dell’estate, infatti, egli è stato ospedalizzato per dieci giorni a causa di un intervento chirurgico al colon, e in quella circostanza gli sono stati tolti 33 centimetri di intestino. 

Naturalmente, questa prima ospedalizzazione del pontificato ha generato un bel po’ di rumori e speculazioni su un’eventuale rinuncia. «Ogni volta che un papa è malato c’è sempre una brezza di conclave… o un’uragano», ha tuttavia relativizzato papa Francesco in un’intervista rilasciata a fine agosto. Il suo spostamento a Budapest e in Slovacchia a settembre, poi il viaggio a Cipro e in Grecia a dicembre, hanno contribuito a placare gli animi. 

In queste ultime settimane, però, un altro motivo di salute ha condotto il Papa ad annullare alcuni importanti appuntamenti, tra cui una trasferta a Firenze. Il dodicesimo papa più anziano della storia soffre al ginocchio, e non può nascondere la propria difficoltà nel camminare. Il suo prossimo viaggio a Malta, all’inizio di aprile, e quello di luglio in Repubblica democratica del Congo e in Sud-Sudan, saranno importanti indicatori del suo stato di forma fisica. 

2Un anno di turbolenze nei dicasteri

Il IX anno del pontificato di papa Francesco sarebbe potuto essere quello della pubblicazione della Costituzione apostolica volta alla riforma della Curia. Questo testo però è sempre in rilettura, e sono apparse alcune resistenze e difficoltà nelle nuove strutture stabilite in questi ultimi anni da Francesco. 

Nel “mega-dicastero” che ha creato, quello «per il servizio dello sviluppo umano integrale» (PDSSUI), la fine dell’anno si è rivelata complicata. Il cardinale Turkson è stato rimpiazzato dal cardinale Czerny come prefetto ad interim; un cambiamento al vertice presentato con nonchalance dalla Santa Sede, ma che rivela un reale malessere interno. 

Un’altra entità essenziale dell’apparecchio della Curia è stata poi scossa in questi ultimi mesi: il Dicastero per la Comunicazione, che conta più di 500 impiegati. Durante una memorabile visita dei suoi locali, papa Francesco ha apertamente rimesso in causa l’efficacia dei media del Vaticano, suscitando un forte impatto tra il personale e profondi interrogativi sul processo di riforma avviato nel 2015. 

3Problemi giudiziari e difficoltà finanziarie

L’anno è stato segnato anche dall’apertura, in luglio, del processo per l’immobile di Londra, che deve giudicare le responsabilità di dieci persone (tra cui un cardinale assai vicino al Pontefice, Angelo Becciu) nei diversi snodi del più grande scandalo finanziario del pontificato di Francesco. 

Questo processo, per i suoi primi sei mesi, è risultato una dura prova per le riforme avviate dal Pontefice in vista della modernizzazione della giustizia vaticana. La competenza e la legittimità di quest’ultima sono state messe in discussione a numerose riprese nel corso delle prime udienze. Se questo scoglio sembra ormai superato, la capacità della piccola struttura giudiziaria vaticana allestita da Francesca nel «pulire le scuderie di Augia» resta ancora da dimostrare. 

In questo processo è anche la credibilità morale della Chiesa cattolica che sembra in gioco. Il grande scarto fra le esortazioni francescane del Papa contro la finanza globalizzata e le derive mafiose osservate all’ombra del trono di Pietro sembra difficilmente gestibile. Tanto più che la Santa Sede si trova economicamente in acque non facili. 

Presentando, nello scorso gennaio, un budget 2022 in deficit, la Santa Sede continua coi giri di vite sulle spese. La decrescita delle offerte e anche delle rendite, per via della pandemia (in particolare per via della chiusura dei Musei Vaticani), è una spina nel fianco di Francesco, che vorrebbe sempre più orientare la Santa Sede verso una più importante efficacia caritativa e missionaria. 

4Fratelli tutti alla prova della guerra

Un anno dopo la storica visita di papa Francesco in Iraq, che sembrava mostrare i frutti dell’enciclica Fratelli tutti, mostrando la forza del dialogo interreligioso in un paese traumatizzato dalle divisioni, è in Europa che il Pontefice si è trovato di fronte a una guerra di ampiezza inusitata. Dalla fine del mese di febbraio l’offensiva russa in Ucraina ha sconvolto la geopolitica mondiale, ma ha pure infragilito gli sforzi di apertura economica di papa Francesco in direzione dell’ortodossia russa. 

Nell’insieme delle sue prese di posizione, il Papa ha tuttavia evitato le critiche frontali contro la Russia, così da conservare potenziali canali di contatto diplomatico. La sua visita a sorpresa all’ambasciata di Russia, il 25 febbraio, resta uno dei gesti più forti dall’inizio della crisi. Pur tenendo una posizione mediana, la Santa Sede insiste in particolare sull’assicurazione dei corridoi umanitari per i civili che fuggono dalle zone di guerra. 

5Chiusura e fermezza coi tradizionalisti

Benché attesa da molti mesi, la pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes durante l’estate ha provocato uno choc, nella sfera tradizionalista, provocando reazioni oscillanti fra l’incomprensione e lo sdegno. Con questo testo, che inquadra ormai drasticamente la celebrazione della messa tridentina, bisogna ormai designare quest’ultima col nome di “vecchio rito” e non più di “forma straordinaria”. 

Una misura che Francesco ha preso, tornando sulle disposizioni di apertura adottate sotto Benedetto XVI, per evitare che l’opposizione al Vaticano II si cristallizzi in una dissidenza liturgica. Tuttavia, la fermezza del pontefice sui principî si affianca per il resto a una certa duttilità pastorale, laddove a febbraio Francesco ha deciso di lasciare un’eccezione per la Fraternità Sacerdotale San Pietro. 

6La piaga degli abusi

Questo nono anno non è poi stato risparmiato dal flagello degli abusi: esso è stato segnato dalla scelta fatta da parte di numerose conferenze episcopali di commissionare prestazioni di specialisti esterni per condurre inchieste nelle proprie diocesi. Due rapporti hanno fatto grande scalpore, sottolineando l’ampiezza della crisi attuale: in Francia quello della CIASE – o “rapporto Sauvé” – e in Germania il rapporto dell’arcidiocesi di München-Freising. In quest’ultimo, gli specialisti non hanno esitato a rimettere in discussione la gestione di alcuni casi da parte di Joseph Ratzinger, il futuro Benedetto XVI, che all’epoca era alla testa dell’arcidiocesi bavarese. 

La Santa Sede non è rimasta inerte: papa Francesco ha presentato una nuova versione del Libro VI del Codice di Diritto Canonico, sulle pene, per rinforzare l’arsenale giudiziario contro gli abusi. A gennaio, egli ha pure esortato la Congregazione per la Dottrina della Fede a «rendere giustizia» alle vittime di abuso applicando la legislazione con rigore

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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