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Dacia Maraini e la pedofilia di Pasolini: se non è un prete, niente abuso?

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JAN E CARLSSON / TT NEWS AGENCY and ULF ANDERSEN / AURIMAGES VIA AFP

Unione Cristiani Cattolici Razionali - pubblicato il 10/03/22

Se la pedofilia non è commessa da un membro della Chiesa cattolica allora non è violenza, non è abuso. E’ solo “fare l’amore con i ragazzi”, un “gioco sessuale”. Un comportamento che si nota negli stessi accusatori degli scandali in casa cattolica, a partire da Dacia Maraini, grande amica di Pier Paolo Pasolini.

Strano comportamento quando si parla del crimine pedofilia.

Se ad essere macchiata è la Chiesa cattolica, quei preti diventano (giustamente) criminali, mostri ed assassini da sbattere in prima pagina.

Se al contrario, come ancora più spesso accade, questi abusi vengono commessi da personalità laiche, magari stimate dai media e dal mondo, allora si tergiversa, si resta sul vago, si attenuano o spariscono le condanne.

Pasolini fu anche pedofilo, lo sapevano tutti.

E’ il caso, ad esempio, di Pier Paolo Pasolini, celebre scrittore e regista, autore di capolavori che rimarranno nella storia italiana.

Si è parlato spesso di lui in questi giorni, in occasione del centenario della nascita. Un grande uomo di cultura ma anche un pedofilo che oggi scriverebbe dal carcere. Lo sapevano tutti.

Lui stesso ammise i suoi abusi e venne perfino condannato nel 1950, nonostante avesse lautamente pagato le famiglie dei minori violentati per evitare la denuncia. In appello uscì assolto incredibilmente solo perché il prato in cui avvenne l’abuso era proprietà privata e non si poteva configurare come atto osceno in luogo pubblico.

Non era certo la prima volta che Pasolini abusava sessualmente di giovani ragazzi, ma quella volta la notizia arrivò sui quotidiani ed il Partito Comunista Italiano lo dovette espellere.

In molti, a partire dallo scrittore Marco Belpolitisostengono che la pedofilia fu anche la causa del suo assassinio da parte del minorenne Giuseppe Pelosi. Lo stesso ragazzino dichiarò in sede istruttoria di essersi ribellato alle prepotenze sessuali di Pasolini.

La pedofilia di Pasolini un tabù: «Amore con minorenni».

A questo proposito, Marco Belpoliti ha dichiarato che 

«Pasolini è diventato un martire, una sorta di profeta dei tempi che cambiano. Ma viene rimosso il fatto che il più grande intellettuale italiano, poeta, cineasta, romanziere, giornalista, editorialista, è stato anche, in qualche modo, un pedofilo: un tema tabù. A maggior ragione se questo fatto è la radice stessa del suo poetare».

Sui media si fatica a riconoscere tutto questo. Se per le vittime di un prete pedofilo degli anni ’50 si parla giustamente di “bambini violentati” o “bambini abusati”, le vittime di Pasolini vengono definite da Stefano Feltri su Il Fatto dei semplici “ragazzi di vita”.

Per l’attuale direttore di Domani, Pasolini non commise abusi sessuali, solamente «gli piacevano i ragazzini» ed ebbe «rapporti con ragazzi, anche minorenni». Da notare la scelta del linguaggio soft.

Eppure Gian Carlo Zanonricorda che Pasolini pagava e «pretendeva lo sfruttamento fino alla prepotenza», soprattutto di minori che venivano dai quartieri più poveri (come fece con i ragazzini africani), riflettendo giustamente che

«questa “normalità” viene legittimata da una cultura connivente, che non sa vedere la distruzione psichica dell’identità umana di ragazzi e ragazze minorenni, colpevoli solo di appartenere al Sud del mondo».

Per Dacia Maraini era solo un “gioco di sesso”.

Il comportamento più controverso sul tema è però quello di Dacia Maraini, amica di Pasolini, oggi nota scrittrice ed altrettanto celebre anticlericale.

In una recente intervista, alla domanda se Pasolini fosse pedofilo, ha risposto: 

«Pier Paolo Pasolini non era un predatore sessuale. Non era un dominatore. Il suo approccio non aveva nulla di violento. Era ludico. Con i ragazzi giocava a pallone, scherzava, rideva. Cercava se stesso bambino. Poi, certo, faceva l’amore. Aveva scoperto la sua omosessualità a sei anni, l’avevano perseguitato e irriso per questo».

Se per Feltri aveva «rapporti con minorenni», per Maraini «faceva l’amore con i ragazzi». Guai a parlare di abusi, violenza, prevaricazione di un adulto su un minore come si sarebbe detto se Pasolini fosse stato un prete. Ma in che modo un abuso sessuale sarebbe meno grave se compiuto sotto forma di gioco?

Non è la prima volta che Dacia Maraini risponde così. Anche nel 2017 ripeté che 

«Pasolini non imponeva mai la sua sessualità, al contrario voleva essere punito e maltrattato, aveva un rapporto di gioco col sesso e non di “presa”, da predatore. Leggendo “Petrolio”, si capisce esattamente qual era il suo atteggiamento con questi ragazzi con cui cercava di giocare; un gioco che sconfinava nel sesso ma che ripeto non era affatto di tipo impositivo».

Dacia Maraini la butta sul “gioco sessuale”.

Un “gioco” malato e perverso, come ha testimoniato il suo fidanzato di allora, Alberto Moravia, anch’egli molto amico di Pasolini: 

«Negli alberghi africani aveva la fila davanti alla sua porta ed erano tutti giovani aitanti, che a volte sbagliavano indirizzo e bussavano» ad un’altra porta. «Non si spiegava perché doveva sfinirsi fino allo svenimento, accettando l’amore a pagamento anche di cinquanta ragazzi a notte».

La Maraini, invece, non risulta averne mai accennato nei suoi racconti sui viaggi africani con Moravia e Pasolini.

Nel 2015, ancora una volta, ha respinto la pedofilia di Pasolini sostenendo che, pur ammettendo essendo stato espulso da PCI come «corruttore di bambini», nei suoi libri e «conoscendolo bene si capisce quanto la sua omosessualità fosse curatela, maternità, gioco».

Solo i preti commettono abusi e scandali?

Curioso osservare il repentino cambio di atteggiamento di Dacia Maraini quando gli stessi abusi commessi da Pasolini vengono perpetrati da qualche prete cattolico.

Ecco che la scrittrice modifica immediatamente le parole e chiede di «portare alla luce lo scandalo» della pedofilia, che sarebbe «un tabù sessuale della Chiesa».

«A nessuno fa piacere veder esplodere scandali in casa propria», riflette un po’ ipocritamente, «ma se succede» la Chiesa deve «prendere le distanze contribuendo all’accertamento della verità, anche la più dolorosa. Altrimenti si diventa complici».

E’ un ottimo suggerimento e che lei per prima dovrebbe seguire nell’ammettere l’altrettanto doloroso scandalo degli abusi sessuali di Pasolini nei confronti di ragazzini e minori.

La pedofilia non diventa un crimine o una violenza fisica e psicologica solo se a commetterla sono degli uomini in tonaca.

Papa Francesco è stato chiaro su questo:

 «La Chiesa su questa strada ha fatto tanto. Forse più di tutti», ha dichiarato. «Le statistiche sul fenomeno della violenza dei bambini sono impressionanti, ma mostrano anche con chiarezza che la grande maggioranza degli abusi avviene in ambiente familiare e di vicinato. La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata».

I preti accusati vissero in quel periodo di “sesso libero”.

La verità è che fino a pochi decenni fa i danni della pedofilia erano totalmente sottovalutati.

Un altro amico di Pasolini, Roberto Arbasinodisse: «Pier Paolo amava i minorenni, un’inclinazione che oggi sarebbe di una riprovazione assoluta». Ed ancora: «Era pedofilia, ma era anche un termine che allora non esisteva. Non c’era. Si tratta di un termine usato dopo».

La condanna che ricevette Pasolini era per “corruzione di minori”, nessuno parlò di “abuso”, “crimine” o “pedofilia”.

Pochi anni più tardi, in Francia, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, entrambi pedofili (o «divoratori di minori», come si preferisce chiamarli) ed anch’essi oggi sarebbero certamente finiti in carcere, promossero il famoso appello contro i limiti del consenso del minore in materia sessuale e a favore dei “diritti sessuali” dei minori. Una richiesta sottoscritta anche da altri grandi intellettuali francesi, come Michel Foucault, Louis Aragon, Jack Lang e Roland Barthes.

Ovviamente è sbagliato pensare che la violenza sui minori (che sia pedofilia o efebofilia), trentacinque anni fa, non fosse violenza solo perché allora non c’era una legge che parlasse di pedofilia.

Per molti si tratta di violenza solo se a commetterla fu qualche prete cattolico i cui comportamenti sono oggi oggetto di inchieste da parte di commissioni indipendenti ed avvocati, come quella recentemente avvenuta in Germania e che ha cercato di macchiare Benedetto XVI per un (presunto) mancato provvedimento nel 1980. Accusa falsa, come è stato dimostrato.

Come già abbiamo dimostrato, il famoso report realizzato nel 2018 dal Grand Jury della Pennsylvania sulla pedofilia di preti cattolici americani, attestò che gran parte di questi sacerdoti erano nati in media nel 1933 ed ordinati sacerdoti nel 1961.

La stessa conclusione venne raggiunta dalla più grande ed attendibile ricerca sugli abusi in casa cattolica, effettuata dal John Jay College of Criminal Justice. Già allora vi si notava che il decennio di nascita più comune per i presunti molestatori (sono accuse, non condanne) era quello degli anni ’30, mentre il periodo dell’ordinazione sacerdotale era attorno agli anni ’60.

Proprio nel periodo pre e postsessantottino in cui Pasolini commetteva più o meno liberamente i suoi “giochi” con i minori, come vengono ancora definiti.

La redazione

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA UCCRONLINE

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