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Il Patriarca di Mosca sembra aver benedetto la guerra in Ucraina: cosa significa per l’ecumenismo?

UKRAINE WAR ECUMENISM

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John Burger - pubblicato il 09/03/22

La dichiarazione del leader ortodosso russo è stata fortemente criticata, anche da membri della sua stessa Chiesa

Non è stata una sorpresa per la maggior parte della gente che il Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa sia rimasto praticamente muto di fronte alla guerra di aggressione di Vladimir Putin nei confronti dell’Ucraina. Il Patriarca Kirill, ex agente del KGB, è considerato intimo con i funzionari del Cremlino – e sottomesso al Presidente russo.

Questo, però, non ha alleviato la rabbia che la gente ha provato quando Kirill, il giorno dell’invasione, si è riferito all’attacco solo come agli “eventi attuali” e ha esortato entrambe le parti a evitare vittime civili. Qualche giorno dopo, il Patriarca sembra aver definito coloro che combattono contro l’invasione russa “forze del male”.

“Non ha mai menzionato chi sia l’aggressore”, ha affermato l’Archimandrita Cyril Hovorun, docente di Ecclesiologia, Relazioni Internazionali ed Ecumenismo presso la Sankt Ignatius Theological Academy di Svezia. “È attento al linguaggio che usa per non implicare che il Cremlino sia da biasimare per questa guerra. Quello che viene implicato è che è l’Occidente che dev’essere biasimato per il conflitto”.

Dall’altro lato, il Metropolita Onuphry, che guida la Chiesa Ortodossa Ucraina, affiliata a Mosca, ha diffuso una dichiarazione affermando: “Difendendo la sovranità e l’integrità dell’Ucraina, facciamo appello al Presidente della Russia e gli chiediamo di fermare immediatamente la guerra fratricida. I popoli russo e ucraino derivano dal fonte battesimale del Dniepr, e la guerra tra questi popoli è una ripetizione del peccato di Caino, che ha ucciso suo fratello per invidia. Una guerra simile non ha giustificazione, né da Dio né dal popolo”.

È stata una dichiarazione piuttosto anomala per la Chiesa Ortodossa Ucraina-Patriarcato di Mosca, che, come ha sottolineato p. Hovorun, si è espressa raramente contro la guerra latente che dura da otto anni nell’Ucraina orientale tra Kiev e i separatisti filorussi.

La Chiesa del Metropolita Onuphry è una delle due Chiese Ortodosse in Ucraina. L’altra, la Chiesa Ortodossa Ucraina, è nata quando il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, le ha concesso l’autocefalia, cioè l’autogoverno, nel 2019. È guidata dal Metropolita Epiphanius.

Unità spezzata

L’odio espresso dai Cristiani Ortodossi in Ucraina è stato molto più diffuso della dichiarazione di Onuphry. Circa una dozzina di vescovi sotto di lui, che guidano diocesi in tutto il Paese, hanno dichiarato pubblicamente che avrebbero smesso di “commemorare” il Patriarca Kirill durante la liturgia divina. La commemorazione di un vescovo, ovvero la preghiera per lui, da parte di un altro vescovo durante la liturgia è segno della comunione tra i due, ha spiegato Anatolii Babynskyi, storico ed esperto di religione presso l’Istituto di Storia Ecclesiale dell’Università Cattolica Ucraina.

Il Patriarca Kirill ha risposto alle notizie dei vescovi ucraini che protestavano scrivendo al vescovo Evlogii di Sumy (Ucraina) che i vescovi in questione sono ora scismatici.

“Per gli Ucraini, il fatto che Kirill abbia scritto al vescovo Evlogii suona irreale, perché aerei e missili russi stanno volando sopra le loro teste, e Kirill ha scritto che ‘abbiamo alcuni disaccordi politici, e i disaccordi politici non possono essere motivo per rompere la comunione con il Patriarcato di Mosca’” ha commentato Babynskyi. “Credo che per gli Ucraini che appartengono al Patriarcato di Mosca sia una cosa che colpisce molto”.

“Non riesco a immaginare che la gente, anche nell’est dell’Ucraina, voglia ascoltare il nome del patriarca Kirill nelle proprie chiese”, ha aggiunto Babynskyi parlando con Aleteia il 3 marzo, giorno in cui i Russi hanon bombardato la cattedrale ortodossa ucraina a Kharkiv. “Si trova nell’estremità orientale dell’Ucraina, una regione russofona”, ha detto. “La maggior parte della gente lì appartiene al Patriarcato di Mosca”.

Babynskyi ha dichiarato che un vescovo della Chiesa Ortodossa Autocefala d’Ucraina ha segnalato che se il Metropolita Onuphry annunciasse che smette di commemorare Kirill “sarebbe una vera rivoluzione nella Chiesa Ortodossa Ucraina-Patriarcato di Mosca, “ma la situazione stava cambiando a ogni ora, ed era troppo presto per decidere se avrebbe portato le masse ad abbandonare il Patriarcato di Mosca”.

“Ad ogni modo, questo non è un buon momento per cambiare giurisdizione”, ha ammesso. “Nella lista di casus belli della Russia c’era la protezione delle chiese ortodosse del Patriarcato di Mosca. E allora, se vedono che in alcune regioni le parrocchie stanno cambiando giurisdizione, potrebbero tornare a levare la voce e dire: ‘Vedi che tutti questi nazionalisti stanno conquistando le nostre parrocchie?’”

“Credo che dopo la guerra ci saranno senz’altro cambiamenti nel panorama religioso ucraino. La gente è davvero molto sorpresa e arrabbiata. Questa guerra ha cambiato tutto. È andato tutto in fumo. È orribile”.

Padre Hovorun ha detto che il Patriarca Kirill non solo si mantiene “scandalosamente silenzioso”, ma promuove anche in tutte le chiese russe una preghiera che è fondamentalmente “una dichiarazione ideologica”.

“Molte chiese si rifiutano di usarla”, ha dichiarato Hovorun, ex funzionario della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca. “L’idea è ‘Preghiamo per la pace e per la repulsione di tutti coloro che insultano la Santa Rus”.

Oltre al controllo di Putin sulle notizie in Russia, la Chiesa Ortodossa Russa dice poco o niente dell’invasione. “Se si guarda il sito web del Patriarcato di Mosca, si trattano cose minori, come gli auguri per i 60 anni di un generale russo”.

Padre Hovorun ha segnalato che per via dell’invasione e della reazione di Kirill, alcuni sacerdoti e vescovi della Chiesa Ortodossa Ucraina esercitano pressioni su Onuphry perché lavori per l’indipendenza del Patriarcato di Mosca.

“Sarà un’autocefalia autoproclamata, non riconosciuta da nessun’altra Chiesa, inclusa la Chiesa russa”.

Kirill era a conoscenza del piano di invasione di Putin?

Babynskyi e Hovorun hanno commentato i rapporti per cui Kirill, una settimana prima che Putin invadesse l’Ucraina, aveva chiamato certi vescovi ucraini per avvertirli dell’imminente azione militare. “È stato pubblicato sul sito web del Patriarcato di Mosca e poi eliminato”, ha detto Hovorun. “Kirill ha una posizione nella gerarchia politica russa che gli permette di avere questo tipo di informazioni. A quanto pare, ha avvertito i suoi confidenti in Ucraina, ma ha lasciato persone che secondo lui sono la sua gente senza preparazione, senza conoscenza e completamente esposte a questa guerra”.

L’arcivescovo Borys Gudziak, dell’arcieparchia cattolica ucriana di Philadelphia, ha detto che il giorno prima dell’invasione, quando i 190.000 soldati concentrati lungo la frontiera con l’Ucraina erano pronti a invadere, la Russia ha celebrato la Giornata delle Forze Armate Sovietiche.

“E il Patriarca Kirill ha porto auguri entusiasti all’esercito russo, ringraziando Putin per la sua leadership”, ha affermato l’arcivescovo in una conversazione online con Francis X. Maier al Centro di Etica e Politiche Pubbliche. “Per otto anni, la Chiesa Ortodossa Russa non si è mai pronunciata chiaramente contro questa guerra [nel Donbass], e non ha mai sfidato Putin. Non lo sta facendo neanche oggi. Dice: ‘Vogliamo la pace tra le Nazioni sorelle di Russia e Ucraina’”.

“Vuoi la pace, ma sei il lacchè del tipo che sta scatenando la guerra. Digli di fermarla. Sei a Mosca. Ma sono sul libro paga”.

Altri hanno rivolto questa richiesta, anche se non informalmente come l’arcivescovo Gudziak. In una lettera aperta al Patriarca russo, l’ortodosso rumeno p. Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Consiglio Mondiale delle Chiese, ha implorato Kirill: “Per favore, levi la voce e parli a nome dei fratelli e delle sorelle che soffrono, la maggior parte dei quali sono anche membri fedeli della nostra Chiesa ortodossa”.

L’arcivescovo polacco Stanislaw Gadecki di Poznań, presidente della Conferenza Episcopale Polacca, ha esortato questa settimana Kirill a “fare appello a Vladimir Putin perché fermi la guerra senza senso contro il popolo ucraino”.

Un’opportunità per diventare santo

Il fatto che Kirill rinunci a criticare Putin è il risultato del fatto che la mani legate e che non ha altre opzioni?

“Sappiamo dalla storia della Chiesa che le persone hanno sempre opzioni”, ha affermato p. Hovorun. “Alcune persone diventano sante per questo. Non è in prigione”, ha detto di Kirill. “Ovviamente sa che subirà le conseguenze, ma sceglie di non subirle, lasciando che sia la Chiesa a subire le conseguenze del suo silenzio”.

Kirill, ha detto il sacerdote, “si è messo in questa situazione di essere totalmente sotto il controllo del Cremlino. Aveva molta più libertà all’inizio del suo mandato, e tutta la sua politica lo ha portato per questo cammino. Ed è l’unica persona che si incolpa per questo”.

Babynski ritiene che Kirill creda davvero all’ideologia, promossa da Putin, per cui l’Ucraina dovrebbe essere parte del “Russkiy Mir”, o Mondo Russo, e che il suo Patriarcato sia l’unica Chiesa legittima a cui gli Ucraini dovrebbero essere leali.

Le conseguenze dell’invasione di Putin si stanno senz’altro estendendo ovunque, e il Vaticano non si salva. Solo qualche giorno prima dell’attacco, i commentatori parlavano ancora della possibilità di un secondo incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill. Per molti, questo sarebbe un segno di speranza nel lungo e arduo cammino verso l’unità dei cristiani. Questa settimana, Kirill ha detto al Nunzio Apostolico in Russia: “Percepiamo molto positivamente il ministero di Papa Francesco, che contribuisce davvero molto alla giustizia e alla pace”. Una dichiarazione emessa dal Patriarcato dopo la riunione di Kirill del 3 marzo con il Nunzio non ha menzionato la guerra in Ucraina né l’incontro papale-patriarcale anticipato.

Babynskyi ha segnalato che il primo incontro tra i due leader religiosi ha avuto luogo il 12 febbraio 2016, due anni dopo che la Russia aveva annesso la penisola ucraina della Crimea. 

“Quando la Russia vuole rompere il suo isolamento internazionale, cerca sempre di trovare qualche leader a cui unirsi”, ha osservato. “Credo che quando la Russia ha pianificato questo attacco all’Ucraina ha progettato anche l’incontro con Papa Francesco. Perché hanno bisogno di dimostrare che stanno tendendo la mano alla gente. Non sono certa del fatto che questa riunione si svolgerà quest’estate, com’è stato detto”.

Babynskyi ha detto che se si farà “sarà il danno più grande che si possa immaginare per la comunità cattolica in Ucraina”. Parlando da Leopoli, si è emozionato e ha proseguito: “Non potete immaginare cosa sta accadendo. È così difficile spiegare ai bambini perché si sentono le sirene tre volte al giorno, anche qui nell’Ucraina occidentale. Il giorno dell’attacco, mia madre si è svegliata perché hanno bombardato l’aeroporto non lontano da casa sua. Era una città pacifica ed è diventata una zona di guerra. Non potevamo immaginare che sarebbe accaduta una cosa del genere in Europa dell’Est nel XXI secolo. Mia moglie ha detto oggi che le sembra di dormire e sognare, che non sia una cosa reale. Ma purtroppo lo è”.

Padre Mark Morozowich, sacerdote ucraino-statunitense decano della Facoltà di Teologia e Studi Religiosi della Catholic University of America, ha adottato un tono più indulgente e fiducioso.

“Credo sempre che dobbiamo riunirci con tutti”, ha detto quando gli è stato chiesto del possibile vertice cattolico-ortodosso. “Dobbiamo chiamarli a una nuova vita. Dobbiamo invitare i nostri fratelli e le nostre sorelle alla profondità della realtà della presenza di Dio”.

“Spero quindi che il Papa incontri Kirill. Spero che sia un incontro fraterno di scambio in cui Kirill possa vedere la presenza dello Spirito e sentire l’amore che il nostro mondo nutre per tutte le persone e la speranza di conversione”.

Padre Morozowich ha detto di non poter spiegare perché Kirill “non è disposto ad affrontare le falsità, non è disposto ad affrontare lo spargimento di sangue in Ucraina. È una domanda a cui deve rispondere da sé”.

“Rivolgo però un appello a tutti i Russi in ogni luogo, perché siano testimoni della verità ed esaminino le loro coscienze nel momento del Grande Digiuno, per vedere e sapere realmente ciò che è corretto, vero e giusto”.

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