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Sr. Karolina: «Quando bombardano ci nascondiamo col Santissimo» 

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Aleteia - pubblicato il 08/03/22
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Una testimonianza eccezionale di religiose francescane rimaste in Ucraina, nel loro convento situato a Žytomyr, a due ore a ovest di Kiev.

Mentre l’offensiva russa in Ucraina è ormai stata avviata da più di dieci giorni, numerosi religiosi sono rimasti sul posto, vicini alla popolazione. È il caso di suor Karolina, francescana serva della Croce, che racconta il suo quotidiano di religiosa in un paese in guerra. 

La consacrata ci parla della situazione nella città di Žytomyr, situata a 140 km a ovest della capitale. Le suore vi dànno prova di ammirabile coraggio, pensando sempre a portare con loro il Santissimo Sacramento a ogni sirena che segnala un attacco o un bombardamento. Abbiamo intervistato queste religiose che si mettono «completamente nelle mani di Dio». 

Paweł Kęska: Può raccontarci quello che accade ogni giorno nel suo convento? 

Suor Karolina: La situazione è tesa fin dal principio, dalle 5 del mattino del 24 febbraio. Siamo stati svegliati da una enorme detonazione e dal rumore degli aerei. Ci siamo alzate tutte sotto choc, comprendendo che stava accadendo qualcosa di terribile. Già mentre correvamo in chiesa, molte erano già lì e dicevano che c’era la guerra, che la Russia ci aveva invasi. 

Ci occupiamo di un asilo per bambini ciechi. Fin dalla mattina del 24 febbraio abbiamo chiamato tutti i genitori per dire loro di non portare i loro bambini. Molti partivano, principalmente verso la Polonia, e i bambini di cui ci occupavamo sono partiti verso la campagna con le loro famiglie. Ma la nostra comunità resta in città per stare con la gente, per sostenerle e per accompagnarle. All’inizio era una cosa piuttosto calma, ma da due giorni a questa parte ci sono sempre più allerta missili: pochi giorni fa due razzi hanno colpito l’aeroporto. È lontano da noi, ma c’è stata una terribile detonazione e tutto ha tremato. C’è stato molto stress. Noi preghiamo e cerchiamo di vivere una vita normale, ma ci sono sempre queste sirene. 

P. K.: Che fate quando suonano le sirene? 

Sr. K.: Quando suonano le sirene corriamo verso il Signore Gesù. Tutti devono mettersi al riparo quanto più velocemente possibile, e allora prendiamo il Santissimo Sacramento in cappella e scendiamo al piano più basso dell’edificio (non abbiamo un piano interrato). Poi preghiamo. Quando le sirene tacciono usciamo per strada a trovare i nostri vicini e a valutare insieme la situazione. Ci sosteniamo a vicenda. I sacerdoti hanno aperto le chiese per quanti non hanno dove nascondersi. 

P. K.: Allora quando le sirene risuonano correte in cappella per proteggere Gesù? 

Sr. K.: Sì, e poi restiamo in preghiera e aspettiamo che tutto si calmi. In questi ultimi tempi le notti sono state difficili perché gli allarmi sono molto frequenti. Ma Dio ci aiuta a sopravvivere. 

P. K.: Come si prega, in una situazione simile? Come si parla a Dio? 

Sr. K.: Abbiamo il Santissimo Sacramento davanti a noi, restiamo in adorazione e recitiamo la coroncina della Divina Misericordia. Invochiamo la pace, la misericordia di Dio sul mondo, su di noi, sui nostri vicini, sulla città, sull’Ucraina. Sappiamo che la nostra vita dipende totalmente da Dio. Siamo totalmente tra le sue mani e senza difesa in questo momento. Così impariamo la vera fiducia. 

P. K.: Che cosa succede a Žytomyr ai più vulnerabili? 

Sr. K.: Cerchiamo di aiutare, per quanto possiamo. Collaboriamo con la Caritas. C’è qui un prete della Caritas che distribuisce prodotti di prima necessità a quanti ne hanno più bisogno. I volontari sono diventati organizzatissimi, tutto si muove a un ritmo sfrenato. Oggi abbiamo chiamato una signora che conosciamo e il cui marito si è arruolato nella protezione civile per chiederle se potessimo fare qualcosa per aiutare ad equipaggiare la sua unità. La donna ci ha detto che le persone hanno immediatamente offerto così tante cose che al momento non occorre altro. Tutti sono molto coinvolti nell’aiuto reciproco. C’è grande unità. 

P. K.: Come vivete questa situazione? 

Sr. K.: La offriamo a Dio nella preghiera. Non comprendiamo perché siamo stati attaccati. Preghiamo tutti per la conversione della Russia e per la conversione di quanti ci hanno attaccati. C’è il male all’opera in tutto questo. Siamo chiamati a vincere il male con il bene. È quello che cerchiamo di fare, tra l’altro, pregando il rosario, perché la Vergine ha domandato la conversione della Russia. Numerose persone pregano per questa conversione. Preghiamo anche per i soldati: per i nostri che ci difendono, ma anche per quelli che sono dall’altra parte. Anche lì c’è povertà, c’è disperazione: sono mariti e figli! C’è povertà da entrambe le parti. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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