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Dio l’ha salvata dal suicidio e le ha insegnato a perdonare sua madre abusatrice

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Martine L.

Raphaëlle Coquebert - pubblicato il 07/03/22

Voleva morire, quando per caso è entrata in una chiesa: “Le parole del sacerdote mi sono arrivate al cuore”

“Nata un anno dopo mio fratello, sono stata immediatamente rifiutata da mia madre, che provava rancore nei confronti delle figlie. Mi ha sottoposta a molti abusi fisici e verbali. Continuava a dirmi che ero spazzatura da buttare nella fogna. Ho finito per crederci e ho accumulato fallimenti”.

Martine L., una poliziotta in pensione, riferisce la sua infanzia dolorosa con un padre camionista che era sempre assente e una madre che la maltrattava e il cui abuso dell’alcool la faceva diventare sempre più violenta.

A 16 anni, la ragazza si è vista costretta a lavorare 10 ore al giorno pulendo appartamenti per guadagnare per sua madre. Quando stava diventando adulta, però, ha avuto una discussione molto peggiore del solito con la madre e si è ribellata. In senso di rappresaglia, si è ritrovata in strada ed è affondata tra alcool, droghe e sesso.

“In fondo, però, avevo voglia di uscirne”, confessa. “Anche se in quel momento Dio era totalmente assente dalla mia vita, oggi credo che il mio Battesimo, ricevuto a 2 anni per pura tradizione, mi abbia dato una forza interiore”.

Dopo che lo Stato le ha concesso un alloggio, Martine ha svolto lavori occasionali e ha studiato per corrispondenza. A 24 anni è riuscita a entrare nella Polizia. Ha avuto l’opportunità di avere una vita più stabile, il che le ha fatto credere che la felicità fosse possibile. Si è innamorata di un collega, si è sposata e ha sepolto il suo tragico passato nel più profondo del suo essere.

Salvata all’ultimo momento

La prospettiva della maternità ha però riaperto le sue ferite. Come avrebbe potuto diventare madre quando era stata brutalmente rifiutata dalla sua? Dopo due aborti e due aborti spontanei, Martine ha divorziato e si è ritrovata senza casa per la seconda volta, a 42 anni. “La mia vita era una litania di sofferenza. Ero spezzata dentro… Ho pensato che solo la morte potesse darmi la pace mentale”. Il giorno in cui aveva deciso di agire ha dimenticato l’arma di ordinanza a casa. “È una questione di giorni”, ha pensato, decisa a farla finita.

Una forza misteriosa ha portato lei, atea, ad aprire la porta di una chiesa. Si è ritrovata in una Messa cattolica, e una Presenza benefica è giunta a stravolgere il suo progetto.

“Le parole del parroco mi sono giunte al cuore e sono scoppiata a piangere”. Commossa dalla sua angoscia, una fedele si è avvicinata per offrirle il suo aiuto.

È iniziato così un lungo cammino di riconciliazione con se stessa: Confessione, catecumenato di 24 mesi, Confermazione e un cammino di due anni in una Fraternità Camillo de Lellis, sotto la tutela della Comunità delle Beatitudini.

Per guarire profondamente, ha assistito a una sessione di terapia agape.

“Ho analizzato il mio passato con lo sguardo del Signore, in un clima di totale benevolenza”.

“Poi è arrivato il giorno in cui la persona che mi accompagnava mi ha esortata a perdonare mia madre… Ero in pace con quasi tutti gli aspetti della mia vita tranne che con quello: ero piena di odio nei confronti di colei che mi aveva fatto tanto male”.

Perdono dall’alto

Lacerata dall’ira, Martine ha fatto ricorso al Cielo alla ricerca di aiuto: “In risposta, ho sentito una voce dentro di me che diceva: ‘Voglio che ti alzi! Scegli il cammino della vita, perdonando tua madre. Se rifiuti questo perdono, percorrerai i cammini di morte che hanno segnato la tua vita fin dall’infanzia’. Con questo avvertimento, sono entrata nella cappella e ho pregato il Signore di porre nel mio cuore quel perdono che mi sentivo totalmente incapace di pronunciare. Mi è stata concessa istantaneamente questa grazia, e al contempo un torrente di pace si è effuso in tutto il mio essere”.

Dopo quell’episodio decisivo, Martine ha scritto una lettera a sua madre, morta vent’anni prima, ed è andata sulla sua tomba per lasciarcela.

“Perdonare la donna che era stata la mia torturatrice mi ha aperto un nuovo cammino di vita, e quando la sofferenza per non essermi potuto formare una famiglia diventa inquietante, metto questa croce nelle mani di Cristo. Egli mi aiuta a portarla, perché ora e per sempre Lui è tutto per me”.

Martine ha condiviso la sua storia in un libro, Le jour où j’ai pu pardonner les crachats de ma mère (Il giorno in cui sono riuscita a perdonare gli sputi di mia madre), per ora disponibile solo in francese.

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