Aleteia logoAleteia logoAleteia
martedì 23 Aprile |
Aleteia logo
Spiritualità
separateurCreated with Sketch.

In che cosa consiste il dono dell’ubiquità spirituale 

shutterstock_1563177922.jpg

Nattapat.J|Shutterstock

Jean-Michel Castaing - pubblicato il 02/03/22

«Seguire l’Agnello ovunque egli vada» (Ap 14,4): com’è possibile? Stabilito in Cristo – spiega Edith Stein, la futura santa Teresa Benedetta della Croce –, l’amore del cristiano non conosce limiti di tempo e di spazio.

Dio è onnipotente e ci ama. Dunque un cristiano è in diritto di chiedergli… l’impossibile. «Non puoi rifiutarmelo perché ne hai al contempo il potere e il volere!», può esclamare chi prega. 

Certamente, bisogna che l’oggetto della richiesta  sia compatibile con la carità, cioè col criterio decisivo per giudicare della fondatezza di una preghiera. Nel caso in cui chi prega domandasse a Dio il dono dell’ubiquità, l’Onnipotente potrebbe accogliere la sua richiesta? Sì, ma a condizione che essa venga motivata dalla volontà di soccorrere i fratelli e le sorelle nel bisogno. Nei fatti, solo Dio è presente ovunque e allo stesso tempo: tale è la definizione di “ubiquità”. Come potremmo a nostra volta acquistare questo dono, noi che siamo così limitati? Semplicemente unendoci a lui! La logica non sbaglia: diventando una cosa sola con Colui che è presente in più posti al contempo, anche io beneficio a mia volta del dono dell’ubiquità. 

Un amore che desidera essere su tutti i fronti 

Tale è l’intuizione che hanno avuto alcuni santi del Carmelo. Perché loro? Forse perché hanno per padre il profeta Elia, il più radicale e zelante dei santi dell’Antica Alleanza, e il solo fra loro (insieme con Enoch) a non aver conosciuto la morte (2Re 2,11). 

E così vediamo Teresa di Lisieux desiderare di essere al contemplar missionaria, martire, confessore della fede, sacerdote, insomma essere tutto e dappertutto, prima di comprendere che quella multiforme vocazione si sarebbe attuata nell’Amore – che di tutti gli stati di vita e di tutte le missioni è il cuore. Un’altra santa del Carmelo avrebbe fatto tesoro dell’ubiquità di cui l’anima gode quando è unita al suo Sposo Divino, Gesù Cristo: si tratta di Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce in religione. Vediamo come ha scritto di questa ubiquità spirituale: 

Senti il gemito dei feriti su tutti i campi di battaglia da Occidente a Oriente? Non sei medico né infermiere e non puoi curare le loro piaghe. Sei rinchiusa nella tua cella e non puoi arrivare fino a loro. Senti l’angoscia dei morenti? Vorresti essere sacerdote e poterli assistere. Sei toccata dalla condizione delle vedove e degli orfani? Vorresti essere un angelo consolatore e portarti al loro soccorso.

Alza gli occhi verso il Crocifisso. Se tu sei sua sposa, nella fedele osservanza dei tuoi voti, il suo sangue prezioso sarà anche il tuo. Legata a lui, sarai presente dappertutto, come egli lo è. Non qui o lì, come il medico, l’infermiere o il prete, ma su tutti i fronti, in ogni luogo di desolazione – presente nella forza della Croce.

Il tuo amore compassionevole, l’amore che viene dal Cuore divino, ti porterà dappertutto e dappertutto effonderà il suo sangue prezioso – che lenisce, guarisce, salva. 

Teresa Benedetta della Croce, Esaltazione della Croce, 14 settembre 1939 

Un’esigenza dell’amore che Cristo ci ha trasfuso 

Non c’è bisogno di essere consacrati o consacrate per essere uniti al Cuore di Cristo al fine di spostarsi sulle ali dello Spirito e «seguire l’Agnello ovunque egli vada» (Ap 14,5). Né si tratta di un’iperbole mistica. Nella Costituzione apostolica Sponsa Christi (1950), Pio XII affermava:

Le Monache quindi tengano ben presente che la loro è una vocazione pienamente apostolica, non circoscritta da limiti di luogo, di tempo e di circostanze, ma sempre e dovunque pronta a zelare tutto ciò che in qualche modo può riguardare l’onore dello Sposo e la salute delle anime. Questa universale vocazione apostolica delle Monache, non impedisce in alcun modo che i singoli Monasteri nelle loro preghiere raccomandino le necessità della Chiesa e dei singoli uomini, o di ceti particolari.

Conseguire dunque il carisma dell’ubiquità spirituale, secondo la fede cristiana, non consisterebbe nell’intrattenersi con un desiderio di onnipotenza, bensì deriva da un’esigenza dell’amore che, crescendo, desidera estendere al maggior numero possibile di persone i propri beneficî. L’Amore che ci ha insegnato Cristo, o meglio, che Egli ha fatto scorrere nelle nostre vene spirituali, è insaziabile e non conosce riposo. Con Gesù sono presente su tutti i continenti, e la mia preghiera può concentrarsi su una giovane colombiana o su un anziano pakistano, su una  coppia russa oppure sulla pace in una particolare regione del mondo. Al contempo, posso pregare per accelerare l’ingresso in Paradiso di una persona morta cento anni fa. Nello Spirito di Gesù, sorvolo il tempo e lo spazio. Un privilegio da usare senza moderazione! 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

Tags:
amoreascesicarmelitanimisticapreghiera
Top 10
See More