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«A mio fratello Vladimir». La lettera di padre Pedro Opeka a Putin

PEDRO OPEKA

TATJANA SPLICHAL | DRUŽINA

Marzena Wilkanowicz-Devoud - Alain Kléan - pubblicato il 02/03/22

Con la sua comunità di Akamasoa, in Madagascar, padre Pedro Opera fa parte di quegli artigiani di pace discreti ed efficaci, che operano nel quotidiano al servizio dei più poveri e reietti. Mentre la guerra infuria in Ucraina, il missionario indirizza una lettera aperta al «fratello Vladimir Putin». 

Con la sua comunità di Akamasoa, in Madagascar, padre Pedro Opera fa parte di quegli artigiani di pace discreti ed efficaci, che operano nel quotidiano al servizio dei più poveri e reietti. Mentre la guerra infuria in Ucraina, il missionario indirizza una lettera aperta al «fratello Vladimir Putin». 

Missionario lazzarista in Madagascar, nato in Argentina da una famiglia di origini slovene, padre Pedro Opera è stato nominato cinque volte per il Nobel per la Pace. L’edificante determinazione di quest’uomo, impegnato da più di 50 anni presso i più poveri fra i Malgasci, ha costruito Akamasoa, una città dei poveri, sulle alture di Antananarivo, la capitale del Paese. 

Questo luogo fuori dal comune, dedicato agli esclusi e agli emarginati, accoglie oggi 25mila abitanti. Akamasoa, l’associazione che porta il suo nome, è già venuta in aiuto a 500mila persone. 

Costernato dall’invasione russa in Ucraina, il missionario ha spontaneamente scritto e condiviso con degli amici una lettera aperta a Vladimir Putin («mio fratello Vladimir»), rivolgendosi a lui nello spirito di assoluta fraternità che pratica tutti i giorni: 

È ora di uscire dalla logica che divide il mondo in paesi potenti e ricchi contri i paesi poveri e vulnerabili. Siamo tutti cittadini della nostra terra, tutti uguali, tutti fratelli e sorelle e tutti responsabili di costruire un avvenire migliore per tutti i figli del mondo che un giorno prenderanno il nostro posto per perpetuare la vita sulla terra.

Credendo sempre che «ogni essere umano è mio fratello e mia sorella», padre Pedro implora Vladimir Putin di agire per «cessare la guerra e fermare il massacro di cittadini innocenti». 

«Dio Creatore illumini tutti i governanti» 

« Bisogna cessare di credere che si siano esseri umani più degni di altri», ha sottolineato mentre supplicava “fratello Vladimir” di fermare la guerra, di rinunciare «alla dittatura, alla menzogna, alle false apparenze e alla doppiezza». Conclude pregando: 

Che Dio Creatore illumini tutti i governanti della terra perché possiamo vivere nella fraternità, nell’uguaglianza e nella libertà, che sono gli ideali della dignità umana e dei Diritti dell’Uomo. 


La lettera (integrale) di padre Pedro a suo fratello Vladimir Putin 

A mio fratello Vladimir Putin. 

Fratello Vladimir,
questo 24 febbraio ci siamo risvegliati sbalorditi al vedere che avevi dichiarato guerra e sferrato un attacco contro il popolo ucraino, un popolo sovrano rispettoso dei diritti e delle leggi internazionali, un popolo che non ha mai avuto intenzione di attaccare la Russia. I cittadini di numerosi Paesi hanno avvertito grande amarezza, tristezza e vergogna per il tuo gesto colmo di follia. 

Tu sei, fratello Vladimir, presidente di quella Russia che tante persone in tutto il mondo amano e rispettano per la sua Storia e per le sue profonde radici spirituali. Ci si chiede come sia possibile che tu voglia imporre con la forza alle altre nazioni la follia di ricreare un impero di altri tempi. La sola soluzione che hai trovato, in preda alla tua autorità alla deriva, è stata provocare una guerra a sorpresa, alle 3 del mattino, aggredendo inopinatamente i tuoi antichi fratelli dell’Unione Sovietica. Un minuto dopo il tuo discorso, una pioggia di obici e di missili si abbatteva sull’Ucraina. 

Si potrebbe credere, stando a quanto dici, che questo attacco fosse rivolto a un paese che minacciava il mondo intero, laddove in realtà il popolo ucraino desidera semplicemente vivere in pace nel proprio Paese, libero e sovrano. È facile costringere i soldati cittadini russi, sotto pena di accusarli di essere traditori della Patria, ove si rifiutassero di combattere, ad attaccare e uccidere fratelli e sorelle di un’altra nazione sotto falsi pretesti. Uomini e donne liberi, umanisti di tutta la nostra terra, alzate la vostra voce per condannare questo atto barbaro contro il popolo ucraino. 

È ora di uscire dalla logica che divide il mondo in paesi potenti e ricchi contri i paesi poveri e vulnerabili. Siamo tutti cittadini della nostra terra, tutti uguali, tutti fratelli e sorelle e tutti responsabili di costruire un avvenire migliore per tutti i figli del mondo che un giorno prenderanno il nostro posto per perpetuare la vita sulla terra. Bisogna cessare di credere che si siano esseri umani più degni di altri. 

Viviamo nel XXI secolo, e le armi che gli esseri umani hanno inventato possono distruggere la terra. Come puoi, fratello Vladimir, giocare col fuoco facendo l’equilibrista su una polveriera che in ogni momento potrebbe esplodere generando un caos totale passibile di annientare tutta la nostra civiltà?! Dove sono finite tutte le esperienze tratte da tutte le guerre del passato, quando gli umani si sono fatti la guerra non accettando l’altro come proprio simile, e dov’è finita la saggezza degli eroi, dei poeti e degli scrittori che hanno difeso gli ideali dell’intera umanità contro la barbarie, la tirannia e la dittatura? 

Cerchiamo di essere più umani, fratello Vladimir, più rispettosi, più onesti e più veri, vivendo nella verità. Poiché solo la verità ci renderà liberi e fraterni. Come potremmo oggi accettare la drammatica morte imposta ai soldati ucraini o russi? Tutti quei soldati hanno una famiglia, hanno dei fratelli e delle sorelle che li piangeranno, se morranno. Penso ai soldati russi che non sapranno neanche perché sono morti o perché sono stati uccisi. 

Non è mai troppo tardi per tornare alla ragione e per rientrare nell’umanità che cerca di vivere nella giustizia, nella fraternità e nella Pace. Questa guerra che tu hai cominciato è un atto irresponsabile e nocivo per l’umanità. Con la guerra non possiamo più, mai più, risolvere i conflitti umani: è ormai mediante il dialogo e la diplomazia che tutti i paesi al mondo devono confrontarsi. La mediazione di paesi terzi può sempre aiutare a risolvere i problemi e i potenziali conflitti; è sempre possibile trovare soluzioni pacifiche, eque e onorevoli. Per questo si impone il rispetto, nonché l’idea che tutti non apparteniamo se non a un’unica e medesima Famiglia Umana. 

La nostra comune umanità ci unisce al di sopra di tutte le ideologie, di tutte le religioni e di ogni idea di razza. Poiché incarniamo una sola umanità, con le sue differenze, e tutti siamo liberi e uguali: la nostra diversità è una ricchezza che conferisce ulteriore bellezza alla vita, nel rispetto, nella condivisione e nella fraternità. 

Fratello Vladimir, torna nell’alveo della Famiglia Umana e sii un fratello che costruisce il Bene comune e la solidarietà, perché tutti gli esseri umani delle future generazioni sulla terra possano vivere nella dignità e nell’uguaglianza tra diritti e doveri. La guerra distrugge, semina odio e separa i popoli per secoli, prima che li si possa riunire per lavorare insieme. Il denaro che si spende per armi sofisticate al servizio di morte e terrore non sarebbe più utile al servizio dei bisogni vitali degli emarginati dell’umanità? Si costruiscano case, scuole, ospedali! Si garantisca per tutti l’accesso all’acqua! Ho sempre creduto che ogni essere umano sia mio fratello e mia sorella. Come si può fare per convincerti, fratello Putin, a cessare la guerra e a fermare il massacro di cittadini innocenti?! 

Per favore, fratello Vladimir, ferma la guerra, rinuncia alla dittatura, alla menzogna, alle false apparenze e alla doppiezza. Siamo veri, giusti, solidali e liberi tutti insieme. Che Dio Creatore illumini tutti i governanti della terra perché possiamo vivere nella fraternità, nell’uguaglianza e nella libertà, che sono gli ideali della dignità umana e dei Diritti dell’Uomo. 

Padre Pedro 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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