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Infermiera licenziata perché contraria all’aborto? La Giustizia ordina il risarcimento

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Francisco Vêneto - pubblicato il 25/02/22

“I professionisti sanitari non devono essere obbligati a violare la propria coscienza per mantenere l'impiego”

Il tribunale di prima istanza dell’Illinois (Stati Uniti) ha stabilito il 16 febbraio che venga pagato un indennizzo a un’infermiera licenziata per essersi rifiutata di favorire l’aborto.

Sandra Mendoza Rojas ha lavorato per 18 anni come infermiera pediatrica, ed è stata licenziata nel 2015. La Giustizia ha deciso che la contea di Winnebago deve risarcirla con 374.000 dollari per aver violato la sua libertà di coscienza e di credo. Le autorità locali avevano costretto Sandra a lasciare l’impiego nella clinica della contea perché si rifiutava di indirizzare le donne a cliniche abortive o di aiutarle a ottenere farmaci abortivi.

La Giustizia ha dato ragione a Sandra, che secondo il portale LifeNews è cattolica e difende la vita umana fin dal concepimento. Il tribunale ha riconosciuto che le autorità locali hanno violato i suoi diritti alla libertà di coscienza e di credo religioso.

Diritto alla libertà di coscienza e di religione

L’infermiera licenziata è stata difesa da due avvocati e da Kevin Theriot, avvocato senior dell’organizzazione cristiana ADF International, che ha commentato:

“I professionisti sanitari non devono mai essere obbligati a partecipare o a promuovere attività che violino le loro convinzioni. Sandra ha agito come infermiera in base alla sua coscienza e alla sua religione, un diritto dei medici protetto dalla legge federale e dall’Illinois”.

Per Theriot, la sentenza favorevole a Sandra è “un chiaro messaggio del fatto che i professionisti sanitari sono liberi di praticare la medicina in modo coerente alla loro coscienza e alle loro convinzioni religiose”, e che “ci sarà sempre una punizione severa se il Governo non rispetteerà questa libertà legalmente protetta”.

Gli avvocati di Sandra hanno rafforzato questo messaggio indicando che “i professionisti sanitari non devono essere obbligati a violare la propria coscienza per mantenere l’impiego”, e hanno ricordato che “nessun Americano dev’essere obbligato a indirizzare ad abortire o aiutare i pazienti ad avere accesso ai farmaci abortivi, men che meno i professionisti medici che hanno intrapreso questa professione per seguire la loro fede e salvare vite, non per eliminarle”.

In vari Paesi, è stato denunciato un insistente e antidemocratico attivismo politico e giudiziario impegnato a ridurre o perfino a impedire il diritto dei professionisti sanitari all’obiezione di coscienza, come anche a impedire ai cittadini di porsi liberamente contro l’aborto e in difesa dei diritti delle madri e dei nascituri”.

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