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Crisi ucraina: la guerra negli occhi dei bambini

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EYEPRESS NEWS / EYEPRESS VIA AFP

Paola Belletti - pubblicato il 24/02/22

L'attacco delle forze armate russe nella notte ha precipitato il paese e la popolazione ucraina nell'angoscia. Molti i civili in fuga e come sempre accade a soffrire di più sono i più deboli: i bambini, soprattutto quelli malati.

Ho un ricordo, non troppo lontano, e che fino ad ora riguardava solo la storia della mia famiglia perché legato agli interventi chirurgici che uno dei nostri figli ha dovuto affrontare.

Era il 2014 ed ero di nuovo a Milano per un controllo post operatorio; grazie alla disponibilità incondizionata di alcuni amici, sono stata ospite di una famiglia che abita a due passi dall’ospedale dove eravamo in cura. In quell’elegante appartamento milanese abitava anche un’anziana signora, accudita da una donna di circa 50 anni di nazionalità ucraina.

A colazione abbiamo parlato un po’, a fatica: ricordo solo il dolore contratto dal suo pudore e dalla impossibilità ad esprimerlo con le poche parole che dell’italiano riusciva a dominare. C’è la guerra, al mio paese, mio figlio combatte. Mi disse qualcosa del genere, accompagnandolo con scuotimento del capo e lacrime ferme come lenti a contatto sull’orlo dei suoi piccoli occhi, azzurrissimi.

Mi sentivo toccata dal suo dolore, ma anche al sicuro dai pericoli che minacciavano la sua famiglia e con la sua altre migliaia.

Siamo nati in un’epoca precariamente, egoisticamente pacifica, noi ragazzi occidentali del secondo dopoguerra abbondante. E ora? ora siamo alla vigilia di un’altra guerra non più remota e per la quale basta commuoversi a distanza di sicurezza perché è qui, a due passi dai nostri confini, a ridosso delle nostre sicurezze.

Crisi Ucraina: l’attacco russo

Ci siamo trovati all’improvviso, noi portatori sani di cultura generale, a dover recuperare in fretta il gap di conoscenze storiche e geografiche per capire cosa stesse succedendo in queste ore alle porte dell’Europa occidentale.

Fino a qualche decennio fa non era difficile confondere sbadatamente Ucraina e Russia. Io sono abbastanza vecchia da ricordare lo spot tv dell’Atlante geografico del Corriere della Sera in cui una contadina ucraina difendeva con pratico cipiglio l’indipendenza dell’Ukraina dalla madre Russia, tra le cui braccia era convinto di essere atterrato un povero astronauta russo in orbita a cavallo degli eventi che portarono all’autonomia ucraina.

“Macchè Russia, l’Ucraina è l’Ucraina!”, diceva smuovendo fieno con il forcone.

Che bello sarebbe se la questione fosse risolvibile così, con del semplice umorismo.

Invece questa notte, per noi, mentre per Mosca era mattina presto, Putin ha annunciato in tv l’attacco armato ai danni dell’Ucraina con queste parole:

“Un’operazione militare per proteggere il Donbass”, dice il presidente russo, che chiede all’esercito di Kiev di “consegnare le armi e andare a casa, affermando che i piani di Mosca non includono l’occupazione del Paese ma la sua smilitarizzazione e denazificazione.

Un’ulteriore espansione della Nato e il suo uso del territorio ucraino sono inaccettabili, mentre gli Stati Uniti rifiutano di trattare sulle nostre richieste di sicurezza”.

RaiNews

Strategia e dissimulazione

Le smentite di pochi giorni fa, le battute sugli eccessi di allarmismo USA (a che ora hanno detto che attaccheremo? chiedeva sarcastico non più tardi di 9 giorni fa ) erano quindi false rassicurazioni, o meglio vere e proprie mosse da giocatore di scacchi che ha in mente dove vuole arrivare e come, disposto ad adattare la tattica alle circostanze senza cambiare la strategia d’insieme.

I bambini chiedono che senso ha tutto questo

Ma le terre, i popoli, le persone non sono torri, alfieri, pedine e nemmeno re da mettere sotto scacco. Non è evidente anche a lui e a quanti hanno deciso insieme a lui? Lo so, è una domanda infantile, ma proprio per questo assai seria.

E’ simile a quelle che le mie figlie mi stanno ponendo con crescente preoccupazione e sconcerto in questi giorni. E, se guardo a loro, provo molta pena e angoscia pur dovendo riconoscere che noi e loro siamo ancora al sicuro: non dobbiamo abbandonare le nostre case o svuotare il bancomat, né fare scorta di benzina per fuggire in una zona del paese dove sperare di essere meno in pericolo. O peggio separarci per scommettere tutto sulla semplice, nuda sopravvivenza.

Migliaia di bambini ucraini, invece, stanno già vivendo questo dramma.

Gli attacchi in corso e i morti: è tutto vero

L’attuale bilancio degli attacchi, in continuo e precipitoso aggiornamento, conta già decine di morti per il popolo ucraino e alcuni mezzi aeronautici russi abbattuti, anch’essi con numerose vittime.

Si contano intanto già a decine le vittime dell’attacco russo in Ucraina. Forze russe sarebbero entrate nel Paese da più punti della frontiera, anche da Bielorussia e Crimea. Forti esplosioni e scontri sono stati riferiti a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e a Kiev. Secondo la presidenza ucraina, “più di 40 soldati ucraini e circa 10 civili sono stati uccisi”, e si contano anche 18 morti fra cui 10 donne, in un raid russo su Odessa. Sul fronte opposto sarebbero stati abbattuti “cinque aerei e un elicottero russi” e “circa 50 occupanti” sarebbero morti. 

Ansa

Di pochi minuti fa la notizia di un attacco ai danni di un ospedale:

Il comando militare ucraino ha affermato che i russi hanno colpito un ospedale a Vuhledar, nella regione di Donetsk. Il bilancio è di 4 morti e 10 feriti, tra cui 6 medici. Lo riporta il Guardian. 

Ibidem

Secondo l’Ucraina gli attacchi sferrati a diverse città sparse in tutto il territorio nazionale alle 14 ora locale sono già 203.

Eventi senza precedenti

In un commento di raccordo tra un servizio e l’altro la giornalista del format TIMELINE si rivolge così alla donna collegata da Leopoli: “capisco la preoccupazione per questi eventi davvero senza precedenti”

“No, non è senza precedenti purtroppo, è da otto anni che viviamo la guerra, che è stata trascurata e poco seguita dall’Europa e dalla comunità internazionale. Ci ha già procurato 15mila vittime” dice in diretta l’ospite collegata da Leopoli con Skytg24.

Mentre a noi pareva una faccenda lontana ora è diventata una minaccia sempre più prossima e concreta, per ora solo dal punti di vista economico e psicologico.

Bambini

Su La Stampa abbiamo visto il viso della giovanissima Zoryana, 7 anni, pancia a terra mentre striscia sotto il filo spinato per imparare a mettersi in salvo in caso di attacco armato.

E’ di Kiev e tutti i fine settimana, invece del pattinaggio o del nuoto oppure oltre a quello, non so, si è allenata in un bosco a 30 minuti dalla capitale, presso la base degli Orsi di Marysya.

Assieme a decine di adulti Zoryana si prepara all’attacco della Russia imparando a muoversi tra le macerie, a scappare tra barricate di copertoni, a cercare la salvezza in mezzo al fumo, agli scoppi, alle urla degli addestratori. Un lieve assaggio di quello che potrebbe presto avvenire in Ucraina se Putin deciderà l’invasione.

La Stampa

L’articolo è del 21 febbraio e ora è già vecchio. I bambini, come gli adulti, gli anziani, ora vivono la realtà dell’attacco russo su gran parte del loro territorio.

I più fragili chiamati a soffrire ancora

Chi è già debole, per condizione esistenziale o malattia, aggiunge alla strutturale dipendenza dell’essere bambini altra vulnerabilità e su quella si abbatte, cieca e terribile, l’imperterrita crudeltà della guerra. Com’è possibile? ci chiediamo con un sospetto di retorica. Lo sappiamo, invece, che è così. Che soffrono sempre di più innocenti, i già crocifissi.

I bambini orfani delle zone più colpite sono già in fuga; riferisce Tamara Senyushko, che si trova nella zona sud-ovest del paese, sa di doversi preparare ad accogliere 3000 bambini, provenienti dagli orfanotrofi della zona del Donbass.

Abbiamo svuotato i collegi, gli appartamenti per gli studenti, ci sono anche spazi comunali, e molte famiglie ci hanno contattato per ricevere bambini”.

Ansa

Pazienti pediatrici oncologici

La Fondazione Soleterre, che si occupa di diritto alla salute e lotta al cancro, già a metà febbraio riferiva dell’aggravarsi della situazione nel paese soprattutto a danno dei bambini malati oncologici e delle famiglie che li seguono.

Erano già fuggiti in molti dall’est del paese, di fatto in guerra da quasi dieci anni, e ora, per l’aumentare della tensione e il dispiegamento di forze sempre maggiore, temevano sempre più per la propria sicurezza. Un altro elemento drammatico che li tocca riguarda il vertiginoso aumento del costo dei farmaci chemioterapici.

Per tutto questo – si legge in un documento diffuso dalla Fondazione Soleterre – soffrono prima di tutto i più vulnerabili, compresi i bambini malati di cancro – afferma Damiano Rizzi, presidente di Fondazione – il 40% delle famiglie che aiutiamo in Ucraina provengono dall’Est: dalle Regioni di Luhansk e Donetsk, dove ho visto personalmente già nel 2015 ospedali chiusi e bombardati. 

La Repubblica

Tra i piccoli pazienti negli ultimi mesi i discorsi sono passati dalle terapie, dai timori già tanto gravi per le loro spalle riguardo la loro malattia, a quelli sui bombardamenti sui loro villaggi e sulla paura di essere colpiti anche lì, in un letto d’ospedale. Se ci fosse uno spettro del presente per tutti questi Signor Scrooge che mostrasse loro cosa significa tremare di paura per una guerra assurda, figlia di sogni di imperialismo fuori tempo massimo…

Domande da farsi

Lo so che suona retorico invece è doveroso chiederselo: come possono gli adulti, i potenti, dai più carismatici accentratori ai più grigi passacarte, decidere azioni che si abbatteranno con furia sulla vita dei bambini, soprattutto di quelli già fragili, segnandoli per sempre?

Possono e lo fanno, lo facciamo da che mondo è mondo. Anche se, come cristiani, siamo di fatto gli unici a dover dire, con speranza mista a contrizione per il bene lasciato incompiuto, “com’è possibile nel terzo millennio trascinare il mondo in una guerra che può devastare la vita di milioni di persone?”

E non lo diciamo semplicemente perché il tempo di per sé possa portare progresso e correzione dei nostri difetti; lo possiamo proclamare perché siamo nel terzo millennio dell’era cristiana. Sono duemilaventidue anni che l’annuncio di salvezza corre di bocca in bocca e, piantandosi nei cuori di molti, porta la sola pace possibile, quella di Cristo.

La pace è una guerra

Ma la pace è guerra. Perché nemici ce ne sono e vanno tenuti a bada, resi inoffensivi, tenuti lontani.

Chi sono i nemici e dove avviene lo scontro decisivo, però, fa tutta la differenza. La guerra necessaria alla pace, diceva con potente sintesi don Luigi Giussani di cui si ricordava due giorni fa la nascita al Cielo, è in sé stessi. Nel cuore dell’uomo si svolge il vero dramma. Per questo la mossa strategica più precisa, l’atto di guerra più funzionale alla vittoria è quello messo in campo dal Papa e dalla Chiesa; preghiera e digiuno per la pace. Perché certi demoni, dice Gesù stesso,  certi demoni si scacciano solo con la preghiera e il digiuno. (Mt 17)

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