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Tre semplicissime verità sul corpo… da insegnare anche ai bambini 

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Zoe Romanowsky - pubblicato il 22/02/22

La teologia del corpo non è roba da adulti e basta! Ecco tre semplicissime verità che ogni bambino dovrebbe conoscere, riguardo al proprio corpo.

Come genitori, cominciamo a parlare ai nostri figli delle diverse parti del loro corpo fin dalla loro più verde età: imparano a disegnare le orecchie, gli occhi, l’ombelico e gli alluci… Crescendo, piano piano, imparano come funziona il loro corpo. 

In quanto genitori o educatori cattolici, non consideriamo il corpo unicamente nella sua dimensione biologica. Vorremmo che i nostri figli ne cogliessero il senso e la finalità. Come fare per parlargliene in maniera semplice e comprensibile? 

Nel corso del suo pontificato, Giovanni Paolo II ha impartito nell’arco di sei anni una serie di catechesi, durante le udienze generali del mercoledì, delle quali 135 circa sono state compilate per costituire quel che ormai si chiama diffusamente “teologia del corpo”. Essa tratta domande come: 

  • Perché Dio ci ha dato un corpo? 
  • Che cosa significa avere un corpo e un’anima? 
  • Che cosa vuol dire essere creati a immagine e somiglianza di Dio? 
  • Come comportarsi col proprio corpo? 
  • Che cosa ci dice Gesù sulla finalità del nostro corpo? 

La teologia del corpo è dunque ricca e complessa, e nel futuro dovrà ancora dispiegare le proprie potenzialità, ma già fin d’ora ha molte cose da dirci sulle nostre relazioni, sull’amore, sulla sessualità e sul genere, sull’identità e sul senso delle nostre vite. Essa insegna principî elementari che i genitori possono instillare nei loro figli fin dalla loro più tenera età, e che serviranno loro in tutte le tappe della vita. Ecco tre semplicissime verità che ogni bambino dovrebbe conoscere in merito al proprio corpo. 

1Il tuo corpo è buono

Dio ha creato il mondo e tutto ciò che lo costituisce per amore. Nella Genesi sta scritto che Dio ha creato l’uomo a sua immagine. Noi siamo un corpo e un’anima, l’unità delle due cose ci costituisce come umani. Quando il peccato è entrato nel mondo, ciò non ha reso malvagio il nostro corpo, ma ha distrutto l’armonica unità originale che avevamo con Dio, con gli altri e con noi stessi. Il peccato ha introdotto il declino e la morte dei nostri corpi, ma non ne ha distrutto la bontà, che è radicata nell’amore di Dio. 

Come far comprendere a dei bambini, in maniera concreta, che il corpo è buono? Possiamo sottolineare la bellezza dei loro corpi, la dolcezza della loro pelle, il colore dei loro occhi, la meraviglia di poter fare dei movimenti… È anche cosa buona essere attenti a non criticare il nostro corpo, ma al contrario a ringraziare per il suo aspetto e per tutto quanto ci permette di fare. Facciamo attenzione a parlare e ad agire in maniera che i nostri bambini sappiano che il corpo è qualcosa di magnifico, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, e che dunque è eminentemente buono. 

2Il tuo corpo è un dono

Senza corpo non saremmo umani. Tutto il nostro corpo è un dono – le mani, i piedi, i muscoli, gli organi, le cellule, le sinapsi… –, un dono che viene da Dio. Ora, un dono non è soltanto qualcosa che si riceve con gratitudine: è qualcosa che a sua volta deve permettere di donare. Siamo guidati a donarci nel nostro corpo e mediante esso, e lo facciamo amandoci e amando gli altri. 

Al fine di insegnare ai nostri figli che il loro corpo è un dono, cominciamo con l’attrarre la loro attenzione su quel che esso offre: la capacità di muoversi, di apprendere, di sentire, di comprendere il mondo. Possiamo insistere sull’importanza di amare e di rispettare Dio, colui che ci ha fatto dono del corpo, e dunque di ringraziarLo tutti i giorni e di onorare i suoi comandamenti. Si tratta anche di insegnare ai figli ad amarsi e a rispettarsi, cosa che implica l’occuparsi bene del proprio corpo pulendosi, lavando i denti, mangiando sanamente, dormendo adeguatamente e mantenendosi ben allenati, insomma facendo le scelte giuste. E possiamo spiegare ai nostri figli che, quando fanno dei lavoretti, fanno i compiti o in breve fanno ciò che è bene… stanno facendo dono di loro stessi. 

Bisogna dire anche che quando un bambino è malato o portatore di un handicap ciò non toglie nulla al dono che il suo corpo costituisce. Quando il peccato è entrato nel mondo, esso ha apportato la morte, la malattia e la sofferenza – delle quali facciamo tutti l’esperienza nel nostro corpo, in un modo o nell’altro –, ma finché respiriamo i nostri corpi sono il dono in cui e attraverso il quale viviamo, amiamo e ci doniamo. Gesù è venuto per restaurare tutte le cose nella loro pienezza originale, e un giorno i nostri corpi saranno risuscitati e interamente guariti. 

3Il tuo corpo parla

«Il tuo corpo, ed esso soltanto, è capace di rendere visibile ciò che è invisibile: lo spirituale e il divino», diceva Papa Giovanni Paolo II. Quel che facciamo del nostro corpo conta: il nostro corpo parla. Ogni gesto, ogni pensiero, ogni parola, ogni azione dice qualcosa di noi e di Dio. Col nostro corpo possiamo dire la verità o possiamo mentire. Ameremo gli altri con onestà e autenticità? O ci serviremo degli altri per il nostro proprio interesse? 

Possiamo parlare ai nostri bambini del linguaggio del corpo attirando la loro attenzione sull’uso che essi stessi ne fanno. Incoraggiamoli a dire sempre la verità col proprio corpo. Insegniamo loro a riconoscere i sentimenti e q chiamarli per nome, di modo che possano meglio conoscerli e apprenderli. Quando un bambino si serve del proprio corpo per aiutare o, al contrario, per ferire qualcun altro, possiamo farglielo notare: «Le mani non sono fatte per picchiare», «Grazie di avermi mostrato il tuo amore mediante questa bellissima carezza». Ricordiamo anche ai nostri bambini che i nostri corpi ci servono a lodare il Signore, anche in tutti i piccoli gesti: inginocchiandoci, stando in piedi, giungendo le mani, inchinandoci, alzando le braccia… 

In maniera semplicissima, nella vita di tutti i giorni possiamo far comprendere ai nostri bambini che i nostri corpi sono importanti e che siamo stati creati per rendere gloria a Dio attraverso di essi: sono i nostri vettori per amare, per entrare in relazione, per lodare. Con i più piccoli la cosa migliore è di esprimere questo mediante parole e gesti accessibili, e soprattutto mediante il nostro esempio.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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