Vangelo di Venerdì 18 febbraio
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi».
E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».
(Marco 8,34-9,1)
Gesù ci ama fino al punto di voler fare emergere in noi ciò che di noi ancora non conosciamo. Ma questo non è indolore:
Non è un invito a farsi del male, o a entrare in conflitto con noi stessi. È imparare a rinnegare alcuni pensieri, alcune emozioni, alcune logiche che se non impariamo a saperle tenere a bada, alla fine prendono il posto del nostro vero essere. Infatti quante volte ci capita di identificarci soprattutto con ciò che abbiamo, o con ciò che ci procura piacere?
Eppure passiamo la nostra vita tentando di conquistare il mondo, una posizione sociale, una sicurezza materiale ma anche se otteniamo tutte queste cose ci accorgiamo che manca qualcosa, manca l’essenziale. Infatti l’essenziale non ce lo dà il mondo. L’essenziale non ha mai a che fare con il verbo avere ma con il verbo essere. Gesù non ci promette le cose, ma ci promette noi stessi. Amarlo, seguirlo, prenderlo sul serio non farà di noi delle persone necessariamente vincenti secondo la logica del mondo, ma delle persone felici. E penso che felice sia meglio di vincente. Eppure noi continuiamo ad inseguire vittorie più che felicità.