«La persona e l’opera di Benedetto [XVI] sono di ostacolo per alcuni obiettivi a cui punta il Cammino sinodale» tedesco, ha dichiarato mons. Georg Gänswein, segretario del Papa Emerito, in un’intervista pubblicata il 14 febbraio 2022 per il canale americano EWTN. Fustigando quanti, nel suo paese, hanno cercato di «accusare il papa emerito di qualcosa» all’indomani della pubblicazione del rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di München-Freising, il prelato tedesco ha denunciato in alcuni dei suoi compatrioti un «grande partito preso» associato a una «ignoranza» dei fatti.
Nell’intervista, il segretario di Benedetto XVI considera che è possibile speculare sulla concomitanza fra la pubblicazione del Rapporto Monaco – lo scorso 20 gennaio – e il Synodaler Weg (dal 3 al 5 febbraio). Iniziato nel 2019 con lo scopo di rispondere alla questione degli abusi nella Chiesa in Germania, il Synodaler Weg parteggia attualmente per una ristrutturazione della Chiesa cattolica, chiedendo in particolare la fine del celibato ecclesiastico, l’ordinazione di donne o ancora un cambiamento della dottrina cattolica sull’omosessualità.
Per mons. Gänswein, il cammino sinodale tedesco fa correre il rischio «che tutto quanto attiene alla pedofilia e agli abusi venga ora preso a senso unico» al fine di perseguire quegli obiettivi. Considerando che il cammino tedesco «non corrisponde a un sinodo» bensì a una istanza «pseudo-democratica», egli mette in guardia contro il perseguimento di un’agenda politica (o anche ideologica) che ricadrebbe nell’«abuso degli abusi» per conseguire i propri obiettivi.
«Vengono ancora propalate cose [su Benedetto XVI, N.d.R.] che semplicemente non sono vere», ritiene mons. Gänswein, il quale parla pure di un «desiderio di accanirsi contro di lui». Attacchi che, secondo lui, contraddicono «25 anni del suo lavoro» contro gli abusi.
Benedetto XVI «padre della trasparenza»
Vicino a Benedetto XVI da quando è divenuto officiale in seno alla Congregazione per la Dottrina della Fede, nel 1996, mons. Gänswein spiega di poter testimoniare della di lui «attitudine» a fronte degli abusi. Joseph Ratzinger, insiste,
Il segretario afferma che Benedetto XVI deve restare nella storia come il «padre della trasparenza», nella Chiesa cattolica, in merito agli abusi. «Egli non ha solo giocato un ruolo decisivo: è stato la figura decisiva, l’uomo decisivo», insiste spiegando che è stato lui che «è riuscito a convincere» Giovanni Paolo II, malgrado «una resistenza interna».
In quanto Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinal Ratzinger ha cercato «di fare in modo che le azioni seguissero i convincimenti», sia al livello giuridico sia dal punto di vista della “mentalità». Egli ha così aperto quella via «che anche papa Francesco persegue» oggi, afferma il prelato tedesco.
Benedetto XVI si è già scusato
Qualche giorno dopo la pubblicazione della lettera di Benedetto XVI che rispondeva al Rapporto Monaco, mons. Gänswein è tornato a soffermarsi largamente sugli ultimi mesi di Benedetto XVI. Le scuse del Papa Emerito, assicura il Segretario, sono una eco delle numerose richieste di perdono che egli ha espresso nel tempo in cui è stato Papa durante gli incontri con le vittime.
«Erano incontri molto toccanti, sempre in cappella e senza stampa», si ricorda l’uomo che dal 2003 è stato segretario particolare di Joseph Ratzinger e poi di Benedetto XVI. «Molte di queste vittime», ricorda, hanno subito dopo testimoniato «quanto l’incontro avesse fatto loro del bene, e come tutto il loro carico ne fosse risultato alleggerito».
La «parole veramente toccanti» di Francesco
Mons. Gänswein ha dato testimonianza anche dell’importante sostegno ricevuto da Benedetto XVI da parte di papa Francesco, dopo la pubblicazione del Rapporto Monaco: «Lo ha chiamato e gli ha assicurato la sua solidarietà, la sua assoluta fiducia, la sua fiducia fraterna e la sua preghiera».
Benedetto XVI ha poi scritto la sua lettera e l’ha spedita a papa Francesco «prima che fosse pubblicata». Francesco l’ha ringraziato una volta di più «e gli ha chiesto se stesse bene», prima di fargli pervenire «una bella lettera» di sostegno «con delle parole veramente toccanti». Un carteggio personale che dunque deve restare «confidenziale e privato», conclude mons. Gänswein.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]