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Erminia muore sulla tomba del marito che visitava ogni giorno da 40 anni

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Marlinde | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 16/02/22

Erminia, 85 anni e madre di sette figli, era vedova da circa quarant'anni. Si era trasferita vicino al cimitero per potersi recare ogni giorno a far visita alla tomba del marito. Il giorno di San Valentino si è sentita male ed è morta proprio "davanti a lui"

Su Repubblica possiamo leggere una storia, riportata dall’Eco di Bergamo, che qualcuno non avrebbe difficoltà a definire di “amore fino alla morte”. La signora Erminia, una donna di 85 anni madre di sette figli, che viveva a Treviglio nella Bergamasca, è deceduta dopo aver accusato un malore.

Sembrerebbe una delle tante e tristi morti di anziani, aumentate esponenzialmente in questi tempi di pandemia, ed invece in questa vicenda c’è qualcosa di assolutamente particolare e toccante.

L’anziana signora, rimasta vedova ancora giovane molti anni fa, l’altro ieri – nel giorno di San Valentino – era andata a portare come tutti i giorni da 40 anni a questa parte un mazzo di fiori da deporre sulla tomba del marito Giacomo.

L’importanza che attribuiva a questo quotidiano gesto d’amore l’aveva portata a trasferirsi in un appartamento a poche centinaia di metri dal cimitero.

Così anche l’altro ieri, dopo pranzo, ha percorso a piedi il breve tragitto fino alla lapide del marito, di fronte alla quale si è sentita male cadendo a terra. E’ stata trovata esanime da una signora che, come lei, si recava a rendere omaggio ad una parente.

Immediatamente soccorsa da un addetto al cimitero, e poi dagli operatori del 118, si è purtroppo spenta “davanti agli occhi” dell’uomo che ha così intensamente amato, e nel cui costante ricordo ha vissuto per quattro decadi riuscendo da sola a crescere tutti i loro figli.

Morendo in questa circostanza densa di così straordinarie coincidenze ha a suo modo espresso la sua ultima volontà: quella di rimanere accanto al marito anche nella tomba.  

Qualche giorno fa, sempre sul quotidiano Repubblica, abbiamo appreso di un’altra storia che testimonia quel profondo legame fra  coniugi, che l’odierna narrazione del rapporto di coppia fa apparire come far parte di un’altra epoca geologica.

Angiolo e Nada avevano rispettivamente 88 e 89 anni, ed erano due sposi fortunati perché avevano potuto condividere 56 anni di vita. Si erano congiunti in matrimonio entrambi già giovani vedovi, 2 figli lei, uno lui, e insieme avevano generato un’altra figlia.

Racconta uno di loro:

Invecchiando la mamma ha cominciato a soffrire di demenza senile. Era soprattutto babbo a prendersi cura di lei. L’aveva giurato per le loro nozze d’oro, nel 2014: disse che l’avrebbe accudita finché avesse potuto. E così ha fatto.

(Ibidem)

Entrambi si sono ammalati di Covid, che se li è portati via con dodici ore di differenza uno dall’altro. Lei è spirata all’ospedale Cisanello di Pisa a mezzogiorno del 27 gennaio, lui l’ha raggiunta dopo mezzanotte, ricoverato a due camere di  distanza dalla moglie.

Nessuno dei due sapeva che l’altro era malato, ne avrebbe sofferto troppo. Erano sereni. Mi immagino la faccia di mio babbo quando, arrivando, si sarà accorto che la mamma era già lì da dodici ore. “Anche stavolta sei voluta  arrivare prima di me”, gli avrà gridato, come quando battibeccavano.

(Repubblica)

Ma, diremmo noi, morendo dopo di lei Angiolo ha comunque onorato il suo giuramento di non lasciarla sola. Sembrano risuonare in questi due episodi i versi del Cantico dei Cantici:

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe son vampe di fuoco,
una fiamma del Signore!

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