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Torna a camminare dopo una visione a Medjugorje. La storia di Silvia Buso

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/02/22

Era inchiodata alla carrozzina a rotelle. Ma sulla collina di Podbrdo riferisce di un episodio che le ha cambiato la vita. Si tratta di un miracolo? Prudenza della Chiesa

Silvia Buso è tornata a camminare dopo un pellegrinaggio a Medjugorje. La sua storia ha fatto rumore. E’ sbarcata persino sulla Rai. Nessun medico, ha raccontato, avrebbe pronosticato la sua ripresa. Si tratta di una guarigione miracolosa?

La paralisi

Intanto raccontiamo la storia di questa ragazza padovana che il 4 ottobre 2004, all’età di 16 anni si ritrova, nel giro di pochi giorni, a non poter camminare più e ad essere costretta a rimanere in carrozzina. «Tutti gli esiti degli esami clinici erano negativi, ma nessuno sapeva quando e se avrei ripreso a camminare. Nei mesi successivi sono peggiorata, ho perso peso e sono iniziate crisi simil-epilettiche» (medjugorjegiovani.wordpress.com).

Le preghiere

La famiglia di Silvia Buso è molto devota alla Madonna. I genitori pregano, lei man mano si avvicina ad un gruppo di preghiera e decide di partecipare ad un pellegrinaggio nel paesino bosniaco noto per le presunte apparizioni mariane sulla collina di Podbrdo. Il venerdì 24 giugno 2005 Silvia Buso è a Medjugorje. Viene accompagnata in cima alla collina in braccio. C’è anche il veggente Ivan tra i tanti fedeli che attendono l’apparizione.

Era una luce riposante

«Prima delle 22.00 – racconta – ci sono stati dieci minuti di silenzio, e io mentre pregavo ero attratta da una chiazza di luce che vedevo alla mia sinistra. Era una luce bella, riposante, tenue; a differenza dei flash e torce che si accendevano e spegnevano in continuazione. Intorno a me c’erano tante altre persone, ma in quei momenti era tutto buio, c’era solo quella luce, che quasi mi intimoriva e più di una volta ho tolto lo sguardo, ma poi con la coda dell’occhio mi era inevitabile vedere».

Medjugorje

L’incredibile caduta

Finita l’apparizione al veggente Ivan, racconta Silvia Buso, «la luce svanì». Dopo la traduzione in italiano del messaggio della Madonna, «due persone del mio gruppo mi hanno preso per portarmi giù e sono caduta all’indietro, come svenuta. Sono caduta sbattendo la testa, il collo e la schiena su quelle pietre e non mi sono fatta il minimo graffio. Ricordo che era come se fossi stata su un materasso morbido, accogliente, non su quelle pietre dure e spigolose. Sentivo una voce dolcissima che mi tranquillizzava, mi calmava come coccolandomi».

Si alza e cammina

Silvia Buso viene subito soccorsa. «Alcuni medici che hanno provato a sentirmi il polso e il respiro, ma niente, non c’erano cenni di vita. Dopo cinque – dieci minuti ho aperto gli occhi, ho visto mio padre piangere, però per la prima volta dopo 9 mesi ho sentito le mie gambe e così scoppiando in un pianto ho detto tremando: “Sono guarita, cammino!”».

La scalata del monte Krizevac

La ragazza riferisce di essersi alzata «come se fosse la cosa più naturale; subito mi hanno aiutato per scendere dal monte perché ero agitatissima e temevano che mi facessi male, ma arrivata ai piedi del Podbrdo quando mi hanno avvicinato la carrozzina, l’ho rifiutata e da quel momento ho iniziato a camminare. Alle 5.00 del mattino seguente stavo scalando il Krizevac da sola con le mie gambe. I primi giorni che camminavo avevo i muscoli delle gambe indeboliti e atrofizzati dalla paralisi, ma non avevo paura di cadere perché mi sentivo sorretta da fili invisibili alle spalle».

The-cross-on-the-top-of-Mount-Krizevac-in-Medjugorje

La conversione

Silvia Buso dice che oggi la sua vita è cambiata «non soltanto perché sono fisicamente guarita. Per me la Grazia più grande è stata quella di scoprire la Fede e sapere quanto amore Gesù e la Madonna hanno per ciascuno di noi. Con la conversione è come se Dio mi avesse acceso un fuoco dentro che va costantemente alimentato con la preghiera e l’Eucarestia».

La causa per il miracolo

Fin qui il racconto di quello che è accaduto a Silvia Buso a Medjugorje. Che però resta un presunto miracolo, in quanto non è stato ancora ufficialmente riconosciuto come tale dalla diocesi di riferimento, quella di Padova. Le procedure per attestare la guarigione e certificarla come miracolosa e duratura inizia, infatti, con un processo diocesano.

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