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In Italia 400mila nascite in meno: l’inverno demografico previsto dal Papa

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 10/02/22

Record negativo di bambini nati nel 2021: l’Istat lancia l’allarme dopo il Papa

Nel 2021 ci sono state in Italia «meno di 400.000 nascite», segnando una diminuzione rispetto all’anno precedente. E’ la stima del presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, intervistato questa mattina a Sky Tg24 (10 febbraio). Parlando della tendenza alla denatalità del nostro Paese, Blangiardo ha sottolineato che è stata implementata «un’iniziativa positiva come l’assegno unico». E si è augurato «che ce ne siano altre» (Ansa, 10 febbraio).

60 milioni, solo 400mila nati

«Riguardo il tema della natalità è evidente che stiamo vivendo un momento critico – ha detto Blangiardo -. Nel 2020 abbiamo avuto 405mila nati, nel 2021 il bilancio finale sta per uscire, saremo sicuramente al di sotto di questo valore. Un Paese con 60 milioni di abitanti non può avere meno di 400mila nati. Vuol dire veramente non avviare il processo di ricambio generazionale» (Avvenire, 10 febbraio).

Le parole profetiche del Papa

Parlando della famiglia, «mi viene una preoccupazione vera, almeno qui in Italia: l’inverno demografico», aveva detto profeticamente lo scorso 26 dicembre Papa Francesco, durante l’Angelus in Piazza San Pietro. E aveva aggiunto: «Sembra che tante coppie preferiscano rimanere senza figli o con un figlio soltanto. E’ una tragedia». 

La lettera agli sposi

In una lettera rivolta agli sposi di tutto il mondo, il Papa poi osservato che «la pandemia ha reso la convivenza più difficile, serve pazienza».

«Facciamo tutto il possibile per riprendere una coscienza per vincere questo inverno demografico che va contro la nostra patria e il nostro futuro»,  sottolineò in quella occasione il Pontefice (TgCom, 26 dicembre).

Persi 436mila cittadini

In Italia, scriveva La Repubblica il giorno dopo l’allarme sulle nascite lanciato dal Papa (27 dicembre) «almeno dal 2015, versiamo in un’emergenza demografica che non ha uguali se confrontata con gli altri Paesi europei. Da allora l’Italia ha perso 436 mila cittadini. Come se tutti gli abitanti di Brescia e Messina fossero stati sterminati da un bombardamento silenzioso ma spietato, quello della denatalità».

«Per trovare una recessione demografica simile, bisogna risalire indietro di un secolo. Agli anni immediatamente successivi alla Prima guerra mondiale, quando il combinato disposto tra il conflitto dell'”inutile strage” e l’influenza spagnola fece registrare un calo altrettanto grave».

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I pericoli della “Silver economy”

La principale ragione di questo inverno demografico «è il calo delle nascite che produce un invecchiamento della popolazione e un orientamento delle politiche pubbliche. Ma anche degli investimenti economici, verso la cosiddetta Silver economy, a detrimento dei più giovani».

Per la politica, concludeva La Repubblica, «la sfida è chiara: quanto e in che misura stiamo oggi intervenendo per evitare che l’instabilità e la precarietà economica inducano una giovane coppia a rimandare l’appuntamento con la decisione (l’atto di amore e di libertà) di concepire un figlio? Siamo sicuri che siano solo e soltanto legittime aspirazioni di realizzazione professionale a ritardare questo appuntamento? O non sarebbe più sano e più giusto che quelle ambizioni non fossero antagoniste rispetto alla possibilità di avere dei figli tra i venti e i trent’anni e non tra i trenta e i quaranta e oltre?».  

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