Il Paese asiatico, in cui Papa Francesco si è recato nel 2017, soffre per una profonda crisi economica e politica, aggravatasi dopo il colpo di Stato di un anno fa
Dei 55 milioni di abitanti del Myanmar, solo l’1% è cattolico. Nonostante questo, la presenza della Chiesa allevia il dolore fisico e spirituale di migliaia di abitanti del Paese, cristiani, cattolici o meno.
Il Myanmar non è un Paese ricco, anzi. Prima della pandemia, 1 Birmano su 4 viveva al di sotto della soglia di povertà. Con l’arrivo del coronavirus, questa cifra è raddoppiata, e quindi la metà degli abitanti è povera. Il Paese è prevalentemente rurale, e c’è una grande economia sommersa. Con la pandemia, il lockdown e il distanziamento sociale, molte famiglie hanno visto drasticamente congelate le proprie entrate, perché i genitori avevano impieghi informali come un banchetto di cibo in strada.
Alla crisi economica endemica si aggiunge l’instabilità politica dopo il colpo di Stato che ha posto nuovamente al potere la Giunta Militare.
I Birmani hanno goduto di un decennio di relativa democrazia fino a quando il 1° febbraio 2021 la Giunta Militare, che aveva governato con pugno di ferro il Myanmar per cinque decenni, è tornata a controllare il Paese con la forza.
Da allora, molti organismi internazionali e anche la Chiesa cattolica, a cominciare dal Papa, hanno levato la propria voce per chiedere la fine della violenza e della repressione nei confronti dei cittadini che chiedono il ritorno alla democrazia. La risposta della Giunta Militare, tuttavia, si è estesa a molte altre persone che lottano semplicemente per sopravvivere.
Il cardinale di Yangon, monsignor Charles Bo, in alcune dichiarazioni ai media vaticani in occasione dell’anniversario del potere della Giunta, si è rivolto al popolo del Myanmar a nome dei vescovi: “Sentiamo il vostro dolore, la vostra sofferenza e la vostra fame, e comprendiamo la vostra delusione. Capiamo anche la resistenza che opponete”.
Il porporato ha anche lamentato che la popolazione sia sottoposta a “una prolungata Via Crucis”, e ha ricordato che “tutto il Myanmar è praticamente una zona di guerra”, sottolineando con dolore che dopo “un periodo iniziale di interesse, il Myanmar sembra essere scomparso dal radar mondiale”.
A non perdere mai l’interesse per le tragedie umane sono i vari ordini religiosi che operano nel Paese, come i Salesiani, le Missionarie della Carità, i religiosi di San Francesco Saverio o i Francescani, presenti nel Paese dal 2005. Sacerdoti, religiose e religiosi – locali e stranieri – sono sempre stati accanto al popolo, accompagnandolo nelle poche gioie e nelle tante pene.