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Il piccolo Mustafà accolto in diocesi a Siena: la sua storia è un miracolo

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 01/02/22

“Non basta, però, fare collette di generosità: adesso dobbiamo dare loro gli strumenti per costruirsi una nuova strada verso il futuro”, afferma lʼarcivescovo Lojudice

La diocesi di Siena ha accolto il piccolo Mustafà e la sua famiglia. Ma ora non bisogna fermarsi all’accoglienza. Ora hanno bisogno di un futuro roseo e vanno aiutati in modo concreto. 

«La storia del piccolo Mustafà e della sua famiglia rappresenta un vero miracolo. Non basta, però, fare collette di generosità: adesso dobbiamo dare loro gli strumenti per costruirsi una nuova strada verso il futuro», afferma lʼarcivescovo di Siena, il cardinale Augusto Paolo Lojudice, in un editoriale che Famiglia Cristiana

Il bambino senza arti

Mustafà è il bambino di cinque anni nato senza arti per colpa di un bombardamento aereo con armi chimiche in Siria diventato famoso per una foto in cui è ritratto insieme al padre. 

Ora Mustafà è accolto nell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino insieme al padre Munzir, la mamma Zeynep e le due sorelline. 

La foto che ha fatto il giro del mondo 

«Quella foto del padre e figlio nel gesto di guardare il cielo è stato uno scossone», scrive il cardinale Lojudice. «La loro storia è ormai planetaria, ma per la nostra diocesi è un segno insieme ad altri segni. Una condivisione, unʼesperienza come altre di accoglienza che stiamo vivendo e che veramente vorremmo portasse al bene loro e di tutte le persone che incontriamo. È la Chiesa che li accoglie e in questo caso mi sento di rappresentarla con profondo senso di responsabilità. Si tratta di un dramma umano di una famiglia che è diretta conseguenza della guerra, quella in Siria, follia distruttiva ed efferata».

La rete per Mustafà

«Il risvolto positivo è che, grazie a una foto, si è potuto conoscerli, intercettarli e mettere in piedi una rete di solidarietà e accoglienza che ancora è tutta da costruire nei suoi particolari». «La nostra prima missione ora è capire le loro aspettative», conclude il cardinale Lojudice (Migrantes On line, 28 gennaio). 

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solidarieta
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