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“La fede si sta affievolendo”. La più grande preoccupazione di Benedetto XVI 

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 31/01/22

“Il suo grande desiderio è certamente che ogni essere umano trovi la propria relazione con Dio, con il Signore, con Cristo”, affermava il suo più stretto collaboratore

Secondo monsignore Georg Gänswein, il più stretto di Papa Benedetto XVI, la maggiore preoccupazione che turba l’animo dell’anziano pontefice emerito è la crisi della fede, senza precedenti, che sta attraversando la Chiesa mondiale.  

Ganswein lo ribadiva in una intervista di qualche anno fa, ma molto attuale, al giornalista Peter Seewald. Il testo è riportato integralmente nel nuovo libro del segreteria di Benedetto XVI dal titolo  “Testimoniare la verità” (edizioni Ares).

La “gioia” secondo Benedetto XVI

«La sua grande preoccupazione – queste le parole di Ganswein – era che la fede si sta affievolendo. E il suo grande desiderio è certamente che ogni essere umano trovi la propria relazione con Dio, con il Signore, con Cristo. E che investa tempo, forze e dedizione in questa relazione. Chi fa questo proverà e sperimenterà appunto ciò che spinge Benedetto a parlare della gioia. Io credo che sarebbe per lui un grande dono se la gente accogliesse questa proposta, condividendo con lui la gioia nel Signore». 

Il caso della Germania

Il segretario di Benedetto XVI rivelava che il Papa emerito era angosciato sopratutto per quello che stava accadeva nella “sua” Germania.

«Naturalmente (Benedetto XVI) osserva, soprattutto per quanto riguarda attualmente la sua patria, che è in atto un’erosione della fede e della sostanza della fede e ciò lo occupa e preoccupa nel profondo. Tuttavia, non è l’uomo – non lo è mai stato né lo sarà nemmeno in futuro – che si lascia sottrarre la gioia da questo. Piuttosto, assume questa preoccupazione nella sua preghiera vivendola con ancora maggiore intensità e spera che la sua preghiera ottenga il rimedio necessario».

Crisi pastorale 

La crisi della fede che denuncia Benedetto XVI, osserva Ganswein in “Testimoniare la verità”, «è in prima linea si tratta di una crisi pastorale. Si pone in modo sempre più stringente la domanda: che cosa facciamo esattamente quando battezziamo i bambini, i cui genitori non hanno nessun rapporto con la fede e la Chiesa; quando conduciamo alla Prima Comunione bambini che non sanno Chi ricevono nell’eucaristia; quando cresimiamo giovani per i quali il sacramento non sancisce la loro definitiva adesione alla Chiesa cattolica, ma rappresenta piuttosto il loro congedo da essa. E quando il sacramento del Matrimonio serve unicamente ad abbellire una festa di famiglia. Ovviamente – fa notare Ganswein – non ci sono risposte facili e rapide a tali questioni, ma esse vanno percepite come sfide molto serie».

BENEDYKT XVI

Crisi “costantiniana”

Dietro alla crisi pastorale, prosegue il segretario di Benedetto – interpretandone il pensiero – si cela una crisi ancora più profonda, consistente nel fatto che ci troviamo nel bel mezzo di un cambiamento epocale senza che si prospettino all’orizzonte nuove vie da seguire. 

«Attualmente – ha detto Ganwein – stiamo vivendo il declino di quell’epoca della storia della Chiesa che potremmo definire “costantiniana”. infatti, l’impianto che regge la cura pastorale si sfascia sempre più. L’appoggio della Chiesa popolare, che finora aveva sorretto il “diventare cristiani” e l’”essere Chiesa”, sparisce sempre più. L’essere cristiani e l’appartenenza alla Chiesa non sono più lontanamente supportati da un ambiente ecclesiale popolare. Ma sono sempre più una questione di decisione personale di singoli individui».

La forma tradizionale

«La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale – conclude il collaboratore del Papa emerito – è una crisi di fede. se non giungeremo a un reale rinnovamento della fede, tutte le riforme strutturali della Chiesa si riveleranno inefficaci».

«La forma tradizionale di una Chiesa popolare non può quindi essere un modello per il futuro della Chiesa nel nuovo millennio».

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