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La Finlandia inizia il processo all’ex ministro per aver pubblicato… versetti della Bibbia

Päivi Räsänen

Soppakanuuna, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Francisco Vêneto - pubblicato il 27/01/22

Entità internazionali accompagnano il caso con preoccupazione: una condanna metterebbe in discussione la libertà d'espressione

La Finlandia ha iniziato il 24 gennaio il processo all’ex ministro Päivi Räsänen per aver pubblicato… dei versetti della Bibbia. La Räsänen, madre di cinque figli, medico e parlamentare, può essere condannata a due anni di prigione o al pagamento di una multa, in base a informazioni del gruppo di difesa giuridica della libertà religiosa ADF International.

La Räsänen è stata Ministro dell’Interno dal 2011 al 2015, ed è stata denunciata dal procuratore generale della Finlandia nell’aprile 2020 per aver a suo avviso “offeso gli omosessuali” citando versetti della Lettera di San Paolo ai Romani. Päivi Räsänen è anche accusata per altre affermazioni che ha diffuso in un opuscolo del 2004 e in un programma televisivo del 2018. Secondo il procuratore generale, avrebbe incitato alla violenza contro gli omosessuali.

La deputata è luterana, ma ha criticato la sua Chiesa per aver sostenuto nel 2019 un evento del cosiddetto orgoglio LGBT. In quell’occasione, si è chiesta sulle reti sociali come quel sostegno potesse essere compatibile con la Bibbia, e ha aggiunto una foto della Bibbia aperta al passo della Lettera ai Romani 1, 24-27, in cui si legge:

“Per questo Dio li ha abbandonati all’impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.
Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento”.

La Polizia ha iniziato a indagare sull’ex ministro già nel 2019. Circa il processo, Päivi Räsänen ha dichiarato lo scorso anno:

“Aspetto con la mente tranquilla le procedure del tribunale, fiduciosa nel fatto che la Finlandia rispetterà la libertà di espressione e la libertà religiosa, consacrate nei diritti fondamentali e nelle convenzioni internazionali. Non rinnegherò le mie convinzioni basate sulla Bibbia, e sono pronta a difendere la libertà di espressione e di religione in tutti i tribunali necessari. Non posso accettare che dare voce alle convinzioni religiose possa comportare la prigione. Difenderò il mio diritto di confessare la mia fede, di modo che nessun altro venga privato del suo diritto alla libertà religiosa e di espressione”.

Il 24 gennaio, la Räsänen è comparsa davanti al Tribunale Distrettuale di Helsinki accanto a Juhana Pohjola, vescovo luterano che affronta anche lei un’accusa penale. Il procuratore generale della Finlandia ha accusato entrambe di “agitazione etnica”, il che può essere considerato “crimine di guerra” o “contro l’umanità” in base all’interpretazione del Codice Penale del Paese. Per la Procura, le dichiarazioni della Räsänen “provocherebbero probabilmente intolleranza, disprezzo e odio nei confronti degli omosessuali”. Attenzione all’avverbio “probabilmente”, che rafforza il carattere soggettivo dell’accusa.

All’arrivo in tribunale, le due accusate sono state accolte dai loro sostenitori.

Secondo ADF International, all’inizio del processo la Procura ha ribadito che le opinioni della Räsänen e della Pohjola sono discriminatorie. La difesa ha chiesto che il tribunale non imponga la propria interpretazione ideologica della Scrittura ai 5,5 milioni di cittadini della Finlandia, penalizzando così la dottrina cristiana tradizionale su matrimonio e sessualità. La difesa sostiene che una condanna delle due accusate equivarrebbe a criminalizzare di fatto la Bibbia.

Il Consiglio Luterano Internazionale ha definito il processo contro la Räsänen e la Pohjola “scandaloso”, aggiungendo che “la maggioranza dei cristiani in tutte le Nazioni, inclusi cattolici e ortodossi orientali, condivide queste convinzioni. Il procuratore generale finlandese condannerebbe tutti noi? Oltre a questo, lo Stato finlandese deve rischiare sanzioni governative da parte di altri Stati per l’abuso dei diritti umani fondamentali?”

Il direttore esecutivo dell’ADF International, Paul Coleman, ha osservato che una condanna metterebbe in discussione la libertà d’espressione.

Mentre in Europa avanza il processo per imporre presunti diritti umani inesistenti, come l’aborto libero, prosegue anche, tra lo stupore mondiale, il processo contro queste due donne finlandesi per aver esercitato la propria libertà religiosa, di pensiero e di opinione senza imporla a nessuno.

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