Al di là della biografia ufficiale, oggi Lidia chi è? Sono tante cose, ogni persona dentro di sé ha tante sfaccettature, tanti lati. Credo però che quando fai un lavoro come il mio, che ti mette a stretto contatto con te stessa, con le tue emozioni, ti conosci ancora di più. La musica ti porta quasi a fare una auto-psicanalisi. Ti induce a raccontare qualcosa che non racconteresti mai, e ti dà questa chance per poter parlare di te più nel profondo. Oggi penso di avere una maggior completezza interiore, ho maturato negli anni la distinzione tra quello che voglio fare e quello che voglio invece allontanare. Le persone che mi piace avere attorno e quelle che invece non mi piace avere attorno. Sono una donna molto empatica che si lancia sempre nelle esperienze della vita con grande entusiasmo, lo faccio ancora, l’entusiasmo non manca mai, ma oggi sono molto più attenta a regalare entusiasmo a gente che magari non lo capisce. Non tutti sono pronti a recepire il mio modo di affrontare la vita con energia. Oggi sono sicuramente una persona che ha molta più sensibilità nei confronti del prossimo, sono propensa sempre a dare qualcosa di bello anche se dall’altra parte può non essere compreso. Questo lo faccio sia nel mio percorso di fede, che di donna, e di artista.
La parte artistica è quella più emozionale, quando sono sul palco, quando canto, quando mi dedico alla musica, non ho paura di esprimere qualsiasi tipo di emozione. La musica mi ha teso sempre la mano e mi rende molto sicura, è la mia migliore amica.
Ovviamente ho anche amici reali, non tantissimi ma ci sono, e sono veramente quelli che restano accanto pure nei momenti difficili. Ma la musica è oltre me stessa, non posso toccarla ma è un’àncora di salvezza, per me la musica è un dono di Dio . Ogni artista ha ricevuto questo dono dall’Alto. La musica ti fa arrivare dritto dentro l’anima delle persone, ha una potenza incredibile, anche le altre arti hanno questa capacità, ma la musica forse ancora di più.
La musica è un talento che spendo per me e per gli altri. Fa bene a me stessa ma sicuramente senza gli altri non avrebbe senso di esistere. È fondamentale che ci siano degli interlocutori ai quali far arrivare il messaggio che tu vuoi dare.
Lidia Schillaci
Quanto ha contato nella tua vita la figura di Nonna Rosina? Nonna è stata importante, è importante e lo sarà sempre. Mia nonna è sempre stata accanto a me, e mi ha aiutato a crescere. Insieme a mia mamma c’è lei. È una persona fondamentale. La mia vita è costellata da figure di donne forti che hanno affrontato tante difficoltà e le hanno superate. Storie comunque di successo, e quello che resta a me è la loro caparbietà e determinazione. Mia nonna mi ha sempre insegnato ad affrontare tutto in modo costruttivo, cercare di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non vedere la negatività. Anche se ce n’è e tantissima, ma è essenziale attivare quello che c’è di buono nelle persone. Ho sempre pensato che ognuno di noi abbia un posto nel mondo e un motivo per starci. Ognuno di noi deve fare la sua parte, può essere un’azione grande o qualcosa di piccolo, per alcuni può sembrare addirittura stupida. Ma invece nulla è a caso, perché le cose non succedono mai così senza un motivo che a volte può essere misterioso. E se accadono anche cose negative, difficili da comprendere, io penso che Dio non ci mette mai davanti a problemi che non possiamo superare. Me lo ha insegnato mia nonna. Questi sono valori antichi, prima c’era questa concezione della vita. Oggi tutto corre, tutto scorre, tutto è più difficile. Però bisogna adattarsi alla realtà che viviamo ed io sono una persona a cui piace il mondo attuale, ci sono tante cose che possono essere trasformate in meglio. Non sono una di quelle che critica e dice che è tutto brutto. È facile oggi farsi abbattere, perché ci sono tante cose che vanno in una direzione superficiale, è più importante l’apparenza che la sostanza, viviamo in un mondo così. Lo sappiamo e dobbiamo esserne consapevoli, ma d’altra parte dobbiamo essere intelligenti e sfruttare questa cosa per entrare in quello spiraglio aperto che tutte le persone hanno per arrivare a generare anche un cambiamento minuscolo. C’è sempre un insegnamento da scoprire.
Come vivi la tua fede? La fede mi è stata trasmessa dalla mia famiglia, poi mi sono un po’ persa crescendo, ho voluto mettere in discussione tutto per capire. successivamente sono accadute delle cose negative nella mia vita che mi hanno nuovamente indirizzato verso la fede. Proprio quei fatti brutti mi hanno portato a ritrovare una cosa bella, che non pensavo di riscoprire. Ho cominciato a riavvicinarmi da sola alla fede, il mio rapporto con Gesù e con la Madonna a cui sono profondamente devota è un aspetto molto prezioso e personale. Sono certezze della mia vita perché ho fatto esperienza che è così. Non sono una che parla molto di fede perché credo sia un aspetto privato, estremamente intimo. Credo però che la fede debba parlare con le azioni, con i fatti, con quello che fai. È inutile parlare troppo e agire poco.
Cosa ha rappresentato per te l’esperienza di Medjugorje? Il mio primo viaggio a Medjugorje è stata una cosa allucinante, assurda, sono partita da sola e non sapevo neanche dove fosse precisamente Medjugorje. Ho preso tutto il viaggio così, come veniva ed è stata un’esperienza molto, molto, molto profonda. Molto toccante, molto bella, e poi là mi sono successe cose davvero importanti.
Io ho sentito che c’era una protezione su di me, ho provato un’emozione grandissima che non riesco a spiegare a parole, sarebbe riduttivo, non te lo saprei neanche dire. Quando ho vissuto quest’avventura, quando ho fatto questo viaggio per la prima volta, è successo che ho sentito nel mio intimo, ho riconosciuto una presenza.
Dopo quel primo pellegrinaggio sono stata altre due volte a Medjugorje, con la pandemia non sono più tornata. Ma non è così essenziale tornarci, dopo che hai sentito e capito determinate cose, le conosci già. Ci torni per rivivere quelle emozioni e scoprirne di nuove. Quando sono riandata sono accadute altre cose importanti nella mia vita, sono arrivati altri messaggi a me personalmente, sono accadute cose positive.
Il primo pellegrinaggio, avrò avuto 24-25 anni, è stato quello più intenso, è stato un viaggio fatto da sola, ricordo che dicevo a me stessa: “vado lì, ma non so, chissà…”. E man mano che mi avvicinavo a Medjugorje mi chiedevo: “ma cosa cavolo sto facendo? ma dove sto andando?”. Dentro di me dicevo: “perché?”. Poi è stato bellissimo, lo ricordo come un pellegrinaggio stupendo. Sono partita con un viaggio organizzato da Roma perché ho sentito che dovevo andare in quel luogo.
Preghi? E che rapporto hai con la preghiera? Assolutamente sì, praticamente sempre. Per me pregare non è solo recitare le preghiere ma rappresenta proprio il dialogo costante con Dio. Tutti i giorni, in qualsiasi momento. Non è solo dire il Padre Nostro e l’Ave Maria. Anche la Madonna a Medjugorje lo dice: pregare con il cuore. Che vuol dire parlare, parlare, come quando tu parli con un amico e gli stai raccontando di te. Per me è avere il pensiero a Dio, aprire il mio cuore a Gesù, sapere che è lì pronto a sostenermi, che può darmi un segnale, aiutarmi a trovare una soluzione a ciò che sto vivendo. Così riesco a compiere le scelte giuste che spesso sono le più difficili. Nella mia vita è stato spesso così. La fede da adulta mi ha aiutato dopo a comprendere situazioni complesse che avevo vissuto.
Che rapporto hai con la tua terra d’origine? Sono nata a Palermo ma sono di Castellammare del Golfo in provincia di Trapani. La Sicilia ha un’importanza particolare per me e per la mia vita. Lì c’è la mia famiglia, le mie radici. Da ragazza avevo sempre dentro odio e amore per la mia terra. A 18 anni sono andata via da casa, e avevo proprio voglia di mollare tutto e non tornarci mai più. Ma poi crescendo, maturando, facendo esperienza, mi sono resa conto guardando le cose dall’esterno che invece mi mancavano certi valori che non si trovano in una grande città dove tutto corre veloce senza darti il tempo di fermarti a pensare. Neanche al prossimo. Mi ricordo che quando a 18 anni sono arrivata a Milano per la prima volta (dove vivo ancora oggi, pur non avendo trovato una fissa dimora, e a cui devo moltissimo ) accadde un fatto che mi segnò. Andai per la prima volta in metropolitana e c’era una fila enorme: “che cavolo è successo”, pensai. Come ero abituata a fare al mio paese, ero abituata a parlare con le persone, chiedo informazioni sul perché questa fila immensa, ma tutti erano diffidenti e restii a parlare. Al contrario di Roma, a Roma c’è molta più socializzazione. C’era stato un incidente perché una persona si era buttata sotto la metro. Per la folla in attesa questo era solo un ostacolo. Sentii dire da qualcuno: “perché non si è andato ad ammazzare da un’altra parte?”, restai senza parole. Questo aneddoto mi ha segnato moltissimo, mi ha scaraventato nella realtà, pensai: “ok, non sei a casa”. Da lì cominciai a scoprire il cinismo delle persone, ovvio che non sono tutti così, però ancora oggi quando trovo questo cinismo e questa assenza di empatia saluto e me ne vado.
Che progetti hai attualmente in cantiere? Sto lavorando a tanti progetti, uno su tutti la realizzazione del mio nuovo album, a cui tengo tantissimo. Poi sono impegnata anche nel mondo cinematografico, televisivo, amo cimentarmi in più generi artistici. Non posso anticiparvi nulla ma c’è tanto entusiasmo e tanta energia.
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