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Amalia Ercoli Finzi: le stelle sono una cosa grandiosa che ci riporta a Dio

AMALIA ERCOLI FINZI

SkyTG24 | Facebook

Annalisa Teggi - pubblicato il 21/01/22

La signora delle comete, una vita spesa a guardare il cielo con la stessa coscienza con cui ha cresciuto 5 figli: "Le stelle sono fonte d'ispirazione, se una guarda le stelle pensa a delle cose trascendenti, pensa al di là".

La signora delle comete

Le stelle si guardano di notte e preferibilmente d’inverno“. Strano ma vero, l’uomo alza lo sguardo all’infinito quando è al buio e al freddo. La frase è di Amalia Ercoli Finzi, condivisa durante la recente intervista nel programma Vite – l’arte del possibile su SkyTg24.

E’ una constatazione molto semplice e tecnica, niente a che fare con le grandi intuizioni di questa scienziata italiana. Eppure pensarla bambina, in una notte d’inverno a occhi alzati verso la volta celeste, è un’immagine che dice molto di lei – e di noi. Siamo desiderio di un nesso con l’infinito, e questo desiderio non nasce dalla quiete riscaldata, ma da momenti in cui il freddo punge l’anima. Possibile che siamo sperduti e piccoli?

Alziamo gli occhi al cielo per capire se possiamo chiamarlo casa. Amalia Ercoli Finzi è stata definita “la signora delle comete” per il lavoro più che decennale svolto sulla missione spaziale Rosetta. Qualcosa la lega ai signori della cometa, i Magi. Perché lo sguardo verso l’alto non è meccanico, non è un diversivo, ma è una forza di attrazione. Qualcuno ci attrae dal fondo dell’universo.

Mi piace tantissimo essere stata definita “la signora delle comete”. […] Soprattutto le comete sono lo specchio della nostra vita. La cometa vive in un suo mondo freddo e buio, lontanissimo. Per ragioni gravitazionali, ma la cometa pensa che sia per un suo istinto, la cometa si allontana da questo suo mondo e viene affascinata dal Sole che la attrae verso di sé. E lei emette la coda meravigliosa che noi vediamo nel cielo. Ma poi il Sole – che è un farfallone! – la lascia andare e lei ritorna nel suo mondo.

Da Vite – l’arte del possibile
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La scienza è donna

Classe 1937. Di lei si ricorda sempre che è stata la prima donna in Italia a laurearsi in ingegneria aeronautica. Entrò al Politecnico di Milano nell’ottobre del 1956, erano 5 ragazze e 650 maschi. Oggi è ancora lì da studiosa e docente, sta seguendo gli studi su come fare atterrare un equipaggio umano su Marte e su come realizzare un orto botanico sulla Luna. Degli ultimi giorni è la notizia che uno dei due rover dell’Esa che saranno spediti in cerca di ‘vita’ su Marte porterà il nome Amalia in suo onore.

A differenza di tanti discorsi infarciti di retorica sulla scarsa presenza femminile nel mondo della scienza, la Ercoli Finzi è schietta e diretta:

La scienza è il campo della donna, per la sua predisposizione al multitasking: più il problema è complesso, più la specificità del contributo femminile spicca.

Ibid.

Da piccola fece fatica a convincere i suoi genitori a fare il liceo scientifico e poi ingegneria, non era contemplato che la donna accedesse a uno studio di tipo scientifico. Le discipline pensate a misura femminile erano altre. E Amalia fa un salto oltre le etichette con una battuta, inquadra la sua figura di donna intera:

Mi piaceva ricamare, ma non solo quello.

Ibid.

Costellazioni umane, non individui

Oltre alla carriera personale come ricercatrice e scienziata, Amalia Ercoli Finzi è anche docente. Nella vita privata ha una famiglia numerosa, 5 figli e una nipote. Non urla ai quattro venti il vanto di essere realizzata nel privato e professionalmente. Da mente matematica riconduce tutto all’evidenza dei dati reali: se fai qualcosa che ti entusiasma sul lavoro e a casa, trovi il modo di dedicarti a entrambi. Folgorante la battuta che fece nel programma Soul di Monica Mondo per riassumere che cos’è la famiglia: 49 paia di mutande da lavare ogni settimana. C’è sintesi migliore di cosa sia madre? E’ presenza e cura, che è sguardo naturalmente accogliente della pluralità.

In università ha portato lo stesso sguardo:

Non ho mai cercato di essere un individuo, una sola. Ho cercato, nel limite del possibile, di trovare alleanze con le altre colleghe del Politecnico. Non è stato facile perché eravamo molto poche. Ai miei tempi, le donne come me e le mie colleghe erano delle stelle isolate. Adesso ci sono le costellazioni. Adesso le mie ragazze [studentesse – Ndr] sono costellazioni, perché riescono a fare massa.

Ibid.

E sempre sull’insegnamento ha un’altra dritta materna da suggerire. Nel tempo delle competenze e dei talenti, la vera sfida è lasciare ai ragazzi non tanto delle capacità settoriali, ma l’attitudine spalancata sul reale che è propria delle scienziato. Si sta dentro il mondo in modo universale (nel senso etimologico per cui tutto confluisce a unità, ogni frammento della nostra vita) e non c’è alleato migliore della ragione:

Ho imparato da miei maestri che noi professori non insegniamo quasi niente, mettiamola così. Noi insegniamo a ragionare e questa è una cosa preziosissima perché chi sa ragionare fa delle cose buone sia quando fa scienza sia quando va a fare la spesa.

Ibid

Una coscienza logica e trascendente

Dalla ragione al cielo il passo è breve. Perché la ragione non è una scatola ma una finestra, mette l’essere umano in condizione di vivere la conoscenza senza la presunzione di una riduzione del cosmo alla misura umana. Alla domanda classica e fatidica “come si conciliano fede e scienza?”, Amalia Ercoli Finzi risponde innanzitutto con un sorriso. Segno di una serenità di fondo, lontana anni luce dal ringhio saccente di certi intellettuali che vogliono convincerci di una teoria.

Da scienziata, la professoressa Ercoli Finzi risponde osservandosi: l’uomo è logica ma è anche trascendente. C’è spazio per uno sguardo analitico che osserva e cresce grazie all’indagine scientifica, ma c’è anche un oltre – altrettanto reale – che non abbiamo gli strumenti per analizzare, ma certamente esiste perché è radicato nelle domande ultime che ci portiamo dentro. Chissàquanti angeli ci sono nella stanza insieme a noi ora, ma non abbiamo gli strumenti pervederli – fa notare al giornalista.

E qui il cerchio della storia ritorna proprio al punto di partenza, alla bambina che guarda le stelle, di notte e in inverno.

Mi ricordo i raffreddori che ho preso da bambina per guardare le stelle. Perché le stelle si guardano di notte e preferibilmente d’inverno perché il cielo è più limpido. Le stelle sono fonte d’ispirazione, se una guarda le stelle pensa a delle cose trascendenti, pensa al di là. Io dico che le stelle sono una cosa grandiosa che ci riporta a Dio.

Ibid.
GALAXY, STARS, UNIVERSE

Qui c’è un essere umano intero che guarda il cosmo, c’è l’occhio che osserva e l’anima che desidera. In una parola: c’è una coscienza. Se lo merita tutto il titolo di “signora delle comete”, Amalia Ercoli Finzi. In questo tempo di gente assettata di followers, è esaltante che una scienziata ci suggerisca di seguire la scia delle stelle. Questo ci ricorda che la nostra posizione strutturalmente più compiuta è coi piedi per terra e la testa all’insù.

Faccio sempre l’esame di coscienza e lo faccio soprattutto non per vedere quello che sbaglio, perché capita a tutti, ma per capire le cose buone che ho fatto, perché quelle restano.

Ibid.

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