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“Sono solo un ragazzo dell’oratorio che vuole resistere al nulla che avanza”

FRANCESCO MANDELLI

DELBO ANDREA | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 19/01/22

Francesco Mandelli e il suo viaggio in Perù che diventerà un documentario sulle missioni. A tu per tu con l'opera dei salesiani il 'Nongio' parla dell'oratorio dove è cresciuto e ha scoperto il suo talento grazie a Don Angelo.

È un Francesco Mandelli inedito quello che si è raccontato su Avvenire nei giorni scorsi. Per molti di noi resta il «Nongio», eppure oggi parla di sé come un ragazzo cresciuto all’oratorio. L’occasione per aprire questa finestra su una vita personale in cui la fede è parte non di facciata è stato un viaggio in Perù che Mandelli ha fatto con la sua famiglia. Ha incontrato la realtà missionaria salesiana fondata da Padre Ugo De Censi che offre possibilità di studio e occasioni di lavoro senza abbandonare i luoghi di origine. E ne farà un documentario.

Una ventina di missioni dove il lavoro di padre Ugo ha dato i suoi frutti: lui ha costruito prima gli asili, poi le elementari, poi le medie, poi i corsi per diventare artigiani e fare i mobili. Lì ti danno strumenti di lavoro. Questo è il libero arbitrio, il dono di Dio. In tutte le strutture c’è una bellezza a misura d’uomo, questa è sanità mentale. 

Da Avvenire
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Risvegliarsi nel senso della vita

Lo avevamo visto di recente a Honolulu – su Italia 1 – ma la vera meta che lo ha cambiato nella realtà è stato il Perù. Intorno a Natale Francesco Mandelli ha pubblicato sul suo profilo Instagram una foto che lo ritraeva a Lima in compagnia di una ragazza e una neonata. La ragazza è italiana, si chiama Letizia e a 24 anni ha deciso di fare la volontaria in un puericultorio. Conoscendo il suo ascendente sui giovani, Francesco ha voluto mostrare al pubblico che lo segue un volto diverso da quello – amatissimo e simpacitissimo – de I soliti idioti. Il vero comico fa ridere davvero se dietro la maschera c’è un uomo che cerca la felicità.

La cosa bella è che questo tipo di vita non la puoi comprare e nessuno te la può vendere. Di certo non te la propongono i canali mainstream che inondano le nostre menti con una marea di stronzate. Fatevi ispirare da chi non ha paura di mollare tutto per cambiare, chi ha spezzato le catene del torpore per risvegliarsi nel vero senso della vita. 

Ispirare, niente meno. Verbo che cristianamente evoca il vento dello Spirito, qualcosa di leggero e potente. Una compagnia che spinge e accende di ardore. Il progetto acceso di Francesco dopo questo viaggio in Sudamerica è di raccontare il mondo delle missioni, in particolare quella di Artesanos don Bosco nata per iniziativa del sacerdote salesiano padre Ugo De Censi (deceduto nel 2018) sulla Cordigliera delle Ande.

Senza fede, si molla

Don Bosco è stato un grande ispiratore. Tra le grandi attenzioni che ha avuto verso i giovani ci fu la cura a insegnare loro diversi mestieri, con forme di apprendistato persino più virtuose di quelle attuali. Scuole e botteghe artigianali, l’educazione orientata alla professione – questa l’idea, nutrita dall’ideale cristiano.

Chi ha seguito le sue orme ha portato in giro per il mondo la scintilla di questo carisma fecondissimo. Padre Ugo De Censi fondò nel 1967 l’Operazione Mato Grosso per aiutare le popolazioni delle Ande e nel 1976 si trasferì definitivamente in un paesino nella Cordillera Blanca a 3400 metri d’altezza. 3 anni più tardi aprì una scuola d’intaglio del legno. Quello che Francesco Mandelli ha incontrato oggi in Perù è il frutto maturo di quell’intuizione. Si chiama “Artesanos don Bosco” ed è una realtà di cooperative artigiane che, oltre ad essere una fonte di sostentamento per tante famiglie, permette loro di non abbandonare il paese natio.

Mandelli ha le idee chiare su quello che vorrà raccontare nel documentario che realizzerà:

[…] quello che mi interessa raccontare è soprattutto la spinta spirituale, il punto di vista di chi lascia tutto per aiutare gli altri. Dal primo momento in cui scendi dall’aereo sei catapultato in questo mondo in cui il concetto di ricchezza è completamente diverso, dove hai a che fare con persone che hanno capito che c’è qualcosa di più nella vita di quello che ci viene presentato come felicità. In questo caso è determinante la matrice cattolica, tutto ruota intorno alla fede, se non avessero la fede avrebbero già mollato

Da Avvenire

E queste parole stanno sull’arco di una grande parabola, tutta innestata nella libertà. Quando padre Ugo fondò l’operazione Mato Grosso non impose l’esperienza cristiana, la propose. E la scommessa è identica a tutte le latitudini: andando a fondo di ogni cosa è inevitabile fare i conti col Padre.

Don Ugo diceva: “È quasi inevitabile. Noi non chiediamo se credi in Dio o no. Tu lavora, fai la carità, e dopo vedrai che a un certo punto, aiutando i poveri, tu avrai bisogno di Dio, sentirai questa necessità, questo desiderio di conoscerlo. Fate attenzione – dico ai miei ragazzi – che la testa ci porta lontano da Dio. A Lui ci arrivi con il lavoro, con la fatica, le gambe, con le mani e con i piedi, camminando, donando la vita”. 

Da Vatican News

Un ragazzo dell’oratorio

Intervistato da Angela Calvini su questo progetto dedicato alle missioni, Mandelli lo ha sintetizzato così “Loro hanno trovato Dio, e tu lo tocchi con mano”. Quando si entra nel campo dell’esperienza e non del mero discorso, è impossibile rimanere astratti, impersonali. Francesco detto ‘Nongio’ ha ripercorso insieme alla giornalista di Avvenire il suo incontro con la Chiesa. Ed è l’oratorio il fulcro di tutto, il luogo dell’infanzia, che può essere un vero orto del talento.

Quando ho visitato queste missioni ho provato quella sensazione di grande pace, positività e serenità che avevo all’oratorio, che è data dalle piccole cose. Io sono cresciuto a Osnago, provincia di Lecco, la mia casa era proprio davanti all’oratorio. Don Angelo è stato molto importante nella mia vita: era un grande trascinatore di giovani, e l’oratorio è il luogo dove la fede mette dei semi. A me ha dato degli strumenti e anche la fede, le regole di vita, il rispetto verso gli altri. 

Da Avvenire

A differenza dei talenti spremuti e idolatrati dagli spettacoli televisivi, il talento custodito da sempre negli oratori – nella compagnia cristiana – non ha a che fare con capacità straordinarie da sfruttare. Il primo e vero spettacolo è la persona, non la dote che può portarlo al successo. Qualunque talento particolare, poi, sboccia meglio se la persona si sente accolta e amata per il semplice fatto di esserci.

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