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Come stiamo nuocendo ai nostri figli creando una cultura narcisistica

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sergey causelove - Shutterstock

Jim Schroeder - pubblicato il 19/01/22

Una psicologa infantile scrive che i giovani d'oggi allevati a credere “che il mondo giri intorno a loro” soffrono di narcisismo e mancano dell'empatia necessaria per essere membri di una società sana


Nel 2016, uno dei principali ricercatori sull’empatia del mondo, la dottoressa Michelle Borba, ha pubblicato un libro intitolato Unselfie: Why Empathetic Kids Succeed in Our All-About-Me World, che si apriva con una nozione semplice ma ben fondata: l’empatia è fondamentale per ottenere risultati positivi, sia per i giovani che per le persone di altre fasce d’età.

I benefici dell’empatia

A differenza di certi tratti innati, come l’intelligenza, gli studi hanno rilevato ripetutamente che l’empatia può e dev’essere insegnata, e che il suo aumento fa migliorare anche individui e comunità.

I ricercatori hanno rilevato ripetutamente che la capacità di “mettersi nei panni degli altri” influisce su salute, felicità, ricchezza, soddisfazione nelle relazioni, comportamenti sociali e perfino resilienza. È anche uno strumento efficace contro bullismo, pregiudizio e aggressioni.

Ancora, si è scoperto che è un elemento in grado di predire risultati positivi, come il punteggio dei test di matematica, e le capacità legate al pensiero critico. Come si legge nel libro, la Harvard Business Review ha perfino definito l’empatia uno degli “ingredienti essenziali per il successo a livello di leadership e performances di livello eccellente”.

L’aumento del narcisismo

Nonostante le grandi promesse dell’empatia, il libro sottolinea le notizie negative relative alla situazione attuale. Visto che il dizionario di Oxford ha definito “selfieParola dell’Anno 2014 (con l’utilizzo del termine aumentato del 17.000% in un anno), è chiaro che viviamo in un’epoca narcisistica.

Come ha sottolineato la Borba, questo ha creato “la razza più presuntosa, competitiva, concentrata su di sé e individualistica che si sia mai registrata”. In quella che ha descritto come “sindrome da selfie”, l’esperta ha sottolineato quattro ragioni principali per cui dovremmo tutti preoccuparci.

La prima è che le prove indicano un aumento significativo del narcisismo tra gli studenti universitari, e che gli adolescenti sono del 40% meno empatici rispetto a trent’anni fa. La seconda ragione è che sono stati documentati evidenti aumenti di crudeltà e bullismo tra i coetanei, spesso online, con uno studio che indica un aumento del 52% in un periodo di appena quattro anni.

In terzo luogo, gli esperti hanno notato aumenti nei comportamenti basati su tradimento e imbroglio e una diminuzione del ragionamento morale.

La Borba indica infine che la nostra “cultura basata su forti pressioni” è direttamente collegata

a un’epidemia sanitaria tra giovani e giovani adulti. Oggi il 20% dei giovani soddisfa durante la propria vita i criteri di un disordine di salute mentale. I nostri giovani possono essere brillanti e sicuri di sé, ma oltre ad essere più narcisisti “sono anche più concentrati su se stessi, più tristi e stressati”.

Promuovere il “noi” in famiglia

Come la variabile dell’autocontrollo, l’empatia non è solo una delle caratteristiche più malleabili e soggette all’insegnamento che esistano, ma anche una delle più importanti. Le prove indicano che può essere insegnata a qualsiasi età, ma non c’è dubbio sul fatto che i primi vent’anni, in cui il cervello è sottoposto a una nuova crescita della corteccia, siano un periodo sensibile. Se la ricerca offre ovviamente il suo inestimabile valore, ci troviamo tuttavia in unimpasse. Una cosa è dire che sia importante “coltivare il noi”, un’altra è metterlo in pratica, soprattutto a casa.

I ricercatori come la Borba possono aiutarci con degli strumenti (e incoraggio i genitori a consultare il libro dell’esperta), ma tutti noi come genitori dobbiamo essere onesti circa le forze che stanno creando una cultura della presunzione e del narcisismo nei nostri figli. Ogni giorno è un calderone di “me” – quando i nostri figli compiono due anni, hanno già visto migliaia di loro fotografie, e se gli sport giovanili possono insegnare molti valori, sono anche un brodo di coltura per piccoli atleti viziati. Nel nostro desiderio genitoriale di offrire (comprensibilmente) ai nostri figli “tutto ciò di cui hanno bisogno” e di rimuovere dolore e delusione per quanto possibile, tutto questo sta inevitabilmente inviando un messaggio precario: il mondo ruota intorno a te.

Se riconosco che ci sono innumerevoli sottigliezze che non vengono colte in questo contesto, conosco a malapena un genitore che non sia preoccupato della presunzione dei propri figli. Visto che la presunzione senza empatia è un chiaro precursore del narcisismo e questo è a sua volta il precursore di ogni tipo di problemi intrapersonali e interpersonali, come genitori siamo spinti a considerare che se tutti i nostri figli sono “speciali”, è importante che sappiano che non sono più speciali delle altre persone. Allevare non dovrebbe essere sinonimo di coccolare, e amore non dovrebbe essere sinonimo di assorbimento (incluso quello genitoriale). Come abbiamo fatto notare ai nostri figli, il giorno più importante in questa famiglia non è stato quello in cui ciascuno di noi è nato, ma quello delle nozze, in cui siamo diventati un “noi”.

Orgoglio e narcisismo

Al di là di tutte le ragioni mondane per cui è una conversazione critica da promuovere, c’è un motivo profondamente spirituale a cui dobbiamo fare molta attenzione al momento di coltivare il “noi vs. me”. Si sa da tempo che l’orgoglio è la causa di tutti i vizi; quello che non possiamo dimenticare è che è anche la radice del narcisismo, e l’antitesi dell’empatia.

Riconoscere che ciascuno di noi è un capolavoro di Dio è un’identità fondamentale da considerare; non riconoscere che i capolavori richiedono tonnellate di lavoro e sviluppo, e che quel capolavoro non è migliore di un altro, è una vera minaccia per la nostra anima e per quella dei nostri figli. Sembra che il progetto di Dio circa la nostra mente, il nostro corpo e il nostro spirito richieda che comprendiamo davvero che ciascuno di noi è fratello o sorella dell’altro.

Promuovere l’empatia

La grande notizia è che l’empatia può essere insegnata, anche a individui di Paesi lacerati dalla guerra o in quartieri violenti. La sfida è il fatto che molti di noi vivono ed esercitano la genitorialità in un mondo centrato su se stessi. Devo ammettere che come genitore è una delle più grandi sfide e preoccupazioni con cui lotto ogni gioorno. Ad ogni modo, sono anche convinto che sia possibile onorare i nostri figli come doni di Dio insegnando loro al contempo che sono solo un pezzo di questo cosmo grande e complicato.

Ripassate tra qualche anno e vi farò sapere come sta andando il compito della costruzione dell’empatia. Nel frattempo, vado a vedere come poter “radunare le truppe” per i 20 minuti di un altro esercizio di team-building (ovviamente intendo le faccende!)

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