Elisabetta da quando è diventata vedova si è trovata ad "abitare il silenzio". E poi ha conosciuto un altro silenzio, quello di Dio: "un silenzio fecondo. Creativo. Dove può crescere (...) preghiera, poesia, arte, amore per il prossimo, servizio, misericordia, pentimento".
Ho conosciuto Elisabetta attraverso le sue poesie. Mi ha spedito l’anno scorso il libretto “Come un campo di girasoli” che ha scritto dopo la morte di suo marito Francesco, versi pieni di ardore, fede, malinconia, spirito e carne.
Poco tempo dopo l’ho intervistata per farmi raccontare la sua storia. Sono tanti i passaggi che mi hanno colpito della sua testimonianza, ma ce ne è uno in particolare che mi è rimasto impresso. Fino alla morte di suo marito era stata casalinga, ma Francesco negli ultimi mesi di vita, preoccupato per il futuro della sua famiglia, aveva contattato un’azienda nella quale aveva prestato servizio anni prima per chiedere un posto di lavoro per sua moglie. Quanto amore c’è in un gesto così? Oggi Elisabetta lavora proprio lì. Un regalo nel regalo.
“Per me e per i miei figli è stato davvero un segno del cielo” mi aveva confidato al telefono.
Elisabetta è una donna generosa: di cose, tempo, parole. Non ci siamo mai viste dal vivo e già mi ha regalato due libri. È mamma di quattro figli e scrive. Da sempre. Con il suo vero nome e con lo pseudonimo Judith Sparkle. Il suo ultimo romanzo si intitola “Aspettami per Natale”.