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I miracoli più sorprendenti? Quelli interiori

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 17/01/22

Dio agisce al di là delle guarigioni fisiche. La trasformazione spirituale delle persone fa aumentare la fede

Il miracolo di Cana non è straordinario. Non mi mostra la guarigione da una malattia incurabile. Non è la resurrezione di un defunto. È qualcosa di più semplice, di quotidiano:

“Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora»”.

Un miracolo superfluo di fronte a tante necessità, a tanti malati in Israele. Ma in esso si mostra la chiave dell’azione di Dio. Perché avvenga un miracolo servono la mia fede e la mia dedizione.

Dare quello che ho

La prima cosa che Gesù chiede è di riempire d’acqua le anfore. L’acqua è tutto ciò che Dio mi chiede.

Non vuole che io compia miracoli in questo mondo. Non pretende che compia opere straordinarie con il mio potere.

Vuole solo che metta la mia acqua al Suo servizio. Come quando ha moltiplicato il pane e i pesci lo ha fatto partendo da quello che i discepoli avevano con sé: due pani e cinque pesci. Gesù mi chiede sempre di mettere qualcosa, quello che ho.

Quello che posso dare è sempre insignificante. Non risolve il problema. Non dà da mangiare a tutti, non risolve la necessità esistente.

In questo caso, l’acqua non salva nessuno. L’acqua è quello che hanno tutti. C’è sempre dell’acqua da dare. Ci sono sempre doni che ho e che posso condividere con chi non ne ha.

Sono i talenti che Dio mi ha dato, e possono metterli a disposizione degli altri. La mia acqua, i miei pochi meriti, le mie azioni povere e imperfette, le mie parole, sono quello di cui Dio ha bisogno da me.

La dedizione a Dio aumenta la fede

Ma devo voler dare queste cose. Se non le offro, so che Gesù non potrà compiere il miracolo. Quello che apporto è insignificante, ma quel miracolo aumenta la fede:

“Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.

Chi assiste al miracolo resta meravigliato. Forse perché il vino alla fine della festa è di gran lunga migliore del primo.

Quando non era più necessario tirar fuori il vino buono arriva quello migliore. Quando l’invitato non è più in grado di distinguere i vini, riceve quello di migliore qualità.

I miracoli li compie Dio

Dio può compiere miracoli con me e può offrire il vino migliore con i miei poveri mezzi.

Vivo ossessionato dal fatto di produrre io il vino migliore. Di fare cose di qualità, di lasciare il mio nome scritto nella storia dell’umanità.

Pretendo di compiere io i miracoli. Che vedano nelle mie opere che sto agendo nel Suo nome.

Ma pretendo che vedano me, che valorizzino ciò che faccio, che siano consapevoli delle meraviglie che posso compiere negli altri. La mia vita è così piccola, così povera…

Vorrei che fosse tutto diverso. Che il mondo apprezzasse i miei talenti. Dimentico che è l’azione di Dio che conta.

Sono le Sue mani che trasformano l’acqua in vino. Non sono le mie mani, né le mie parole. Non sono io a ottenere il vino migliore. Nelle mie mani non ci sono miracoli, solo acqua. I miracoli sono di Dio.

I miracoli interiori sono i più sorprendenti

Vedo intorno a me desideri di miracoli straordinari. Guarigioni miracolose che aumentino la fede.

Ho bisogno di miracoli per credere? Non necessariamente di miracoli fisici, guarigioni miracolose. Ho bisogno di vedere che Dio agisce. Diceva padre Josef Kentenich:

“Dal nostro Santuario ci aspettiamo non innanzitutto e direttamente guarigioni fisiche, ma che da lì si attirino le anime, si operi la trasformazione spirituale dell’uomo, si imprimano alla vita i tratti di Cristo”.

(Kentenich Reader Tomo 1: Encuentro con el Padre Fundador, di Peter Locher, Jonathan Niehaus)

I miracoli più sorprendenti sono quelli che si verificano nel cuore dell’uomo.

Il modo di vivere il dolore. Di sopportare la malattia. L’atteggiamento di fronte alla morte. Che qualcuno possa cambiare il proprio modo di guardare la vita.

Sono miracoli quotidiani. Non fanno molto rumore. Ma aumentano la mia fede. Quando vedo Dio agire nei cuori, la mia fede, come quella dei discepoli, diventa più forte.

Vedo cuori che offrono la propria acqua perché Dio la trasformi in vino. E questo modo di guardare e di vivere mi commuove.

Aumenta la mia fede nel Dio che compie miracoli semplici per ricordarmi ogni giorno che non sono solo.

E oggi esprimo a Dio la mia necessità di vino. Mi manca qualcosa nel cuore. Dio agisce dandomi la sua pace.

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