Questo Padre del Deserto ci mostra come affrontare i peccati di ogni giorno
Ho fatto la mia prima Confessione circa dieci anni fa, quando sono stato accolto nella Chiesa cattolica. È stata un’esperienza rivelatrice. Al termine mi sono sentito così sollevato, così perdonato!Uscendo dal confessionale avrei potuto probabilmente camminare sull’acqua!
Ma questo è stato allora, e adesso è un altro momento. Dieci anni dopo, combatto ancora con gli stessi peccati. Le mie mancanze continuano ad accompagnarmi. Sono forse leggermente migliorato, ma la battaglia quotidiana è ancora in atto. Da dieci anni confesso le stesse mancanze. È imbarazzante.
Sembra una frustrazione comune. Tutti noi combattiamo contro i nostri demoni individuali, chi più chi meno. Sono sempre lì, pronti a saltar fuori.
È forse per questo che mi colpisce tanto Sant’Antonio Abate, chiamato anche Sant’Antonio il Grande o Sant’Antonio del Deserto. È stato un uomo che ha dedicato tutta la sua esistenza a superare le proprie mancanze, senza lesinare sforzi. Era disposto a compiere esattamente qualsiasi sacrificio per abbandonare le sue tentazioni abituali.
Antonio era nato in un’agiata famiglia egiziana nell’anno 251. I suoi genitori morirono quando era ancora giovane, lasciandogli una consistente eredità. Antonio sentiva che i suoi beni lo distraevano dal condurre una vita virtuosa, e quindi diede via buona parte delle sue ricchezze, rimanendo solo con ciò che serviva per mantenere se stesso e sua sorella.
Ma ancora non bastava. Antonio sentiva ancora che le sue mancanze avevano ancora il controllo su di lui, e quindi diede via il resto del suo denaro, mise la sorella in convento e lasciò la città per dedicarsi a una vita di preghiera e penitenza, trasferendosi vicino a un vecchio eremo e guadagnandosi rapidamente fama di santità.
Si potrebbe pensare che questi sacrifici lo abbiano aiutato a superare le sue tentazioni, come sembra indicare la sua fama di uomo santo, ma Sant’Ambrogio riferisce che Antonio continuò a lottare con vari fattori: “ricordo della sua ricchezza, cura della sorella, pretese di parentela, amore del denaro, amore della gloria, i vari piaceri della tavola e gli altri agi della vita, e infine la difficoltà di praticare la virtù e il lavoro che richiedeva”.
Antonio rimase irremovibile nel suo proposito di fare qualsiasi cosa per vincere i suoi demoni e intraprese passi ancor più drastici, trasferendosi nel deserto e chiudendosi in una piccola stanza sulla vetta di un monte in totale solitudine. Ambrogio dice che le tentazioni continuavano ad assillarlo anche dopo vent’anni nel deserto, ma non perse mai la speranza.
La mia esperienza è diversa. È molto più simile a far girare ostinatamente le ruote di un’auto in una fossa piena di fango. Dubito sempre e mi arrendo ai miei istinti peggiori.
E allora cos’ha fatto Sant’Antonio che anche noi possiamo imitare?