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Gli amici a 4 zampe, una forma di cura per le patologie da stress

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Megan Betteridge | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 15/01/22

Il motivo risiede principalmente nel fatto che accarezzare il nostro animale domestico, spazzolarlo, "parlargli", ha un effetto calmante con diminuzione dei livelli degli ormoni dello stress, della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca

La storia del rapporto tra uomo e animale ha sempre travalicato il più immediato rapporto utilitaristico, comprendendo una forte fascinazione e l’attribuzione, a partire dalle culture più primitive, di valori simbolici e poteri di guarigione.

Come afferma Giovanni Sabato, biologo e giornalista scientifico, in un articolo apparso sul numero di dicembre 2021 di Mind.

Nella mitologia dell’Antica Grecia il dio della Medicina Esculapio si serviva di cani e serpenti per la cura dei malati. I primi tentativi documentati di impiego degli animali per coadiuvare nelle terapie di pazienti psichiatrici e neurologici risalgono alla fine del XVIII secolo in Europa, ma è solo nel 1953 che si assiste casualmente ad una svolta che segnerà l’inizio di quella che oggi viene chiamata comunemente Pet Therapy (terapia con animale domestico) o più scientificamente Interventi Assistiti con gli animali (IAA). 

DOG

In quell’anno il neuropsichiatra infantile Boris Levinson aveva in cura un bambino autistico che non aveva risposto ad alcuna terapia. Un giorno i suoi genitori lo accompagnarono dal medico in anticipo, per cui furono fatti accomodare nel suo studio da cui, per mera dimenticanza, non era stato fatto uscire il cane Jingles.

Non appena l’animale vide il piccolo gli si avvicinò e cominciò a leccarlo. Per tutta risposta il bambino, invece di ritrarsi come i genitori temevano, familiarizzò con l’animale cominciando ad accarezzarlo dolcemente.

Alla fine della seduta il paziente espresse il desiderio di tornare nello studio del medico per continuare a giocare con Jingles. Ciò permise al medico di stabilire gradualmente un rapporto con il suo piccolo paziente fino ad allora rimasto impermeabile a qualsiasi contatto, tanto da spingerlo nel 1961 a pubblicare il famoso articolo “The dog as co-therapist” (Il cane come coterapeuta) in cui coniò anche il termine pet therapy.

Da allora questa forma di terapia ha iniziato a farsi strada come approccio scientifico, riscuotendo interesse da parte di alcuni e scetticismo da parte di altri.

Una ulteriore svolta negli studi in questo settore si è avuta negli anni ’70 grazie a ErikaFriedmann che grazie alle sue ricerche pionieristiche ha spostato l’attenzione anche sui benefici fisici derivanti dall’interazione uomo-animale.

Questa studiosa ha dimostrato in un lavoro pubblicato nel 1980 che dei 92 pazienti infartuati seguiti, coloro che avevano un animale domestico sopravvivevano più a lungo.

Nonostante il gran numero di ricerche successivamente condotte sui benefici degli animali domestici per mente e corpo, manca ancora una solida teoria scientifica in grado di spiegare gli effetti di questa interazione.

Non c’è però dubbio circa il fatto che il coinvolgimento con un animale, il fatto di accarezzarlo, spazzolarlo, “parlargli”, o anche la sua presenza in situazioni stressanti, abbia di per sé un effetto calmante, con diminuzione dei livelli degli ormoni dello stress come cortisolo e adrenalina, della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca, che si accompagnano ad una riduzione dell’ansia e ad un senso generale di maggiore benessere.

Gli animali da compagnia inoltre , rispetto a qualunque altra modalità di rilassamento, hanno la capacità di instaurare una relazione unica con gli umani, cogliendone i segnali e rispondendo con una variegata gamma di comportamenti interattivi come le espressioni facciali, con la ricerca di vicinanza e contatto, con la richiesta di giocare e passeggiare insieme ai loro padroni.

Il rapporto uomo-animale si configura come uno specialissimo legame, che certamente non sostituisce quello fra esseri umani, caratterizzato da una dimensione unica per molti versi proprio per ciò che manca: l’animale non giudica, non tradisce e con le sue espressioni, la ricerca di contatto, i comportamenti affiliativi dimostra un’accettazione incondizionata che non risente di categorie e pregiudizi sociali.

Un elemento di grande rilevanza per chi, fisicamente disabile o con disturbi mentali, spesso vive con disagio il confronto con gli altri da cui si sente, a torto o ragione, discriminato.

In sintesi il rapporto con gli animali domestici, il cane in primis ma non solo – appare riprodurre in parte i benefici psico-fisici delle gratificazioni sociali e del soddisfacimento dei bisogni di attenzione.  Questi effetti favorevoli promuovono a loro volta le interazioni sociali e una maggiore apertura e fiducia verso gli altri.

Da qui discendono le potenzialità per sfruttare questi aspetti anche in contesti terapeutici.  A tal proposito Francesca Cirulli, ricercatrice del reparto di neuroscienze comportamentali dell’Istituto Superiore di sanità (ISS), ha affermato:

Si tratta di formalizzare gli effetti dell’interazione con l’animale per usarla al meglio nelle diverse situazioni che dobbiamo affrontare, con persone con varie esigenze, trascendendo l’emotività e la spontaneità dell’interazione quotidiana.

(Mind)

Oltre ai cani, gli animali di  gran lunga più impiegati, troviamo il cavallo, l’asino e più raramente il gatto e il coniglio. In Italia nel 2009 il Ministero della salute ha istituito il Centro di Referenza Nazionale per gli Interventi Assistiti con Animali per promuovere la ricerca, la standardizzazione dei protocolli operativi e potenziare le collaborazioni fra  medicina umana e veterinaria.

Nel 2015 nel nostro Paese sono state approvate le Linee Guida in materia di interventi assistiti con gli animali, per cui l’Italia si contraddistingue come la prima Nazione al mondo che ha stabilito una norma di riferimento relativa alla mediazione uomo-animale.

La strada è ancora lunga, ma questa forma di co-terapia appare destinata ad importanti sviluppi specialmentein campo neurologico e psichiatrico sia per quanto riguarda i bambini che gli adulti,anziani compresi.

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