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Traditiones Custodes: una risposta a un problema americano?

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Shalone Cason

Agnès Pinard Legry - pubblicato il 12/01/22

Per gli Europei, le misure del motu proprio Traditionis Custodes possono sembrare dure o ingiuste, ma i cattolici che seguono il Messale del 1962 sono più numerosi negli Stati Uniti

Il motu proprio Traditionis Custodes continua ad essere incomprensibile per i cattolici legati al Messale del 1962 e che si difendono dalle accuse di rifiuto degli insegnamenti del Vaticano II.

Per Hugolin Bergier, un erudito francese che vive negli Stati Uniti, i cattolici tradizionalisti statunitensi, molto più numerosi, non possono dire lo stesso, come ha spiegato in questa intervista concessa ad Aleteia.

Quante parrocchie negli Stati Uniti praticano la Forma Straordinaria del Rito Romano?

Secondo il Latin Mass Directory, un sito web con sede a Londra che enumera i luoghi e gli orari delle Messe tradizionali nella Chiesa cattolica, il 43% delle parrocchie che offrono questa forma di liturgia in tutto il mondo si trova negli Stati Uniti (che hanno solo il 20% dei cattolici del mondo).

Con questa statistica, possiamo stimare ragionevolmente il peso che hanno e il ruolo che hanno giocato nelle decisioni prese intorno alla Traditionis Custodes.

Mia moglie (statunitense) ed io abbiamo avuto varie esperienze positive con parrocchie tradizionali in due importanti città degli Stati Uniti. In entrambi i casi, abbiamo potuto trovare uno dei pochi luoghi accoglienti e di sostegno negli USA per famiglie numerose (avevamo appena accolto il nostro sesto figlio).

Ci ha colpiti anche l’amicizia del clero di una parrocchia che pratica la “Forma Straordinaria” con gli abitanti del quartiere povero locale, a maggioranza nera e protestante.

Queste parrocchie sono ben integrate nelle loro diocesi?

Anche se abbiamo sempre apprezzato in modo particolare la bellezza della liturgia tradizionale, abbiamo verificato una disintegrazione della comunione ecclesiale intorno a queste comunità negli Stati Uniti.

Ricordo una conversazione che ho avuto con un giovane statunitense, figlio maggiore di amici di famiglia e pilastro della parrocchia locale. Quel ragazzo ha detto con convinzione che tutti i Papi da Giovanni XXIII erano caduti nell’errore. Quel giovane buono e intelligente aveva una profonda difficoltà nel relazionarsi all’autorità magisteriale.

L’argomentazione, per lui come per molti Statunitensi, è che il Concilio e i testi papali recenti sono pastorali, non dogmatici, e quindi non impongono alcun obbligo di adesione ai cattolici.

Procedendo nella discussione, mi sono reso conto che nonostante la sua grande erudizione non riusciva a dirmi il nome di un teologo, vivo o recente, che ritenesse davvero affidabile. Per lui, l’unica autorità è la tradizione come interpretata da chi lo circonda.

Era magari un caso isolato?

È un esempio, ma è indicativo di un atteggiamento generale. Prendiamo il fenomeno sistematico dell’educazione a casa: con ben poche eccezioni, le famiglie delle parrocchie tradizionali degli Stati Uniti scelgono l’homeschooling.

La ragione addotta è che le scuole, anche quelle cattoliche, sono corrotte. (I miei figli frequentano una scuola cattolica nella diocesi in cui tutti gli insegnanti sono praticanti, la catechesi è solida, la Messa settimanale obbligatoria e pregano in classe cinque volte al giorno).

Parlando con queste famiglie, ci si rende conto che l’homeschooling, che può essere un metodo di istruzione eccellente, è piuttosto un pretesto per non rischiare di incontrare il mondo moderno che ha “corrotto” tutto, anche le scuole cattoliche del Novus Ordo.

Il motu proprio Traditionis Custodes rimprovera certi fedeli che preferiscono seguire il Messale del 1962 e hanno usato la liturgia come pretesto per rifiutare il Concilio Vaticano II. Ci ha pensato?

Ricordo di aver ascoltato, durante una Messa nella forma straordinaria, un’omelia che criticava apertamente il Concilio. È quello che mi ha colpito di più: quell’omelia ha attaccato direttamente la dichiarazione del Concilio Vaticano II Nostra Aetate, che afferma il posto speciale degli Ebrei oggi e che è stata ripresa e sviluppata in una lettera di Benedetto XVI del 2005.

“Gli Ebrei e i Maomettani non hanno un posto speciale oggi”, ha detto il predicatore, “sono pagani tra gli altri”.

Questi esempi sono problematici e non semplici incidenti isolati; rappresentano uno standard di pensiero e ragionamento che si ritrova tra molte figure influenti, ed è sostenuto o mantenuto da media cattolici statunitensi di spicco.

Al contrario, le opinioni più sfumate, che sono quelle più leali all’autorità, non ricevono purtroppo questa copertura mediatica. Come dice il vescovo Barron di Los Angeles, “ci sono due segni del fatto che il dibattito cattolico è diventato disfunzionale: la denigrazione del Papa, il successore di Pietro, e la messa in discussione della legittimità di un concilio ecumenico”.

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