Tassin, 1814. In una giornata piovosa, Jeanne Jaricot emise un ennesimo sospiro d’angoscia: era già un mese che Pauline, la maggiore dei suoi figli, era caduta dal proprio sgabello, e da quel giorno la giovane adolescente non era più stata la stessa.
Lei che amava cantare e ridere aveva ora l’aria triste e amareggiata. La sua attitudine maldestra, dovuta alla pronunciata miopia, si era aggravata. A ogni perdita d’equilibrio, andava a sbattere contro i mobili e poi aveva crisi di nervi. Si aggirava per la casa dei genitori come un fantasma.
Jeanne Jaricot, colonna di amore e di fede
I medici affermavano che la vita di Pauline non era più in pericolo, ma il male che le faceva male veniva anche dal cuore. Jeanne conosceva la figlia: malgrado un grande amore per Cristo, Pauline era sfortunatamente soggetta alla vanità. Amava le attenzioni dei ragazzi e i bei vestiti e, ben consapevole del suo stato miserando, il suo orgoglio le si rivoltava contro e le strapazzava il cuore.
Jeanne non sapeva più che fare ma rifiutò di arrendersi. Ogni giorno trascinava Pauline vicino al crocifisso e pregava con lei. Anche l’afflitta ammetteva che il solo rimedio possibile era Dio, ma se ne credeva indegna. Allora Jeanne raddoppiò la preghiera e l’attenzione, malgrado la propria cagionevole salute.
La madre e la figlia condividevano un oscuro presentimento: la morte non era lontana, ma per chi? Ognuna pregava perché non toccasse all’altra… alla fine giunse la morte di Narcisse, il fratello maggiore di Pauline: la salute di Jeanne declinò rapidamente e separarono le due malate perché non si demoralizzassero a vicenda.
La salute di Pauline
Appena rientrata a Lione, Jeanne implose, ma durante la propria agonia offrì la sofferenza che viveva per la figlia. Poco tempo prima della morte, quelli che la assistevano la udirono dire queste parole:
Non dissero a Pauline della morte della madre, per paura che il dolore la schiantasse, ma quest’ultima era già convinta che non avrebbe più rivisto l’amata madre. I fratelli si alternarono nell’avvicinarsi a lei per invitarla a lasciarsi nuovamente avvicinare da Dio.
La maggiore si lasciò convincere: poco a poco, ritrovò un equilibrio adeguato e la condotta di un tempo, ma il suo malessere non era ancora guarito. Pauline ricadde nelle vanità mondane, sperando di trovarvi qualche consolazione, ma né il teatro né i bei vestiti colmavano il vuoto della sua anima.
È stato l’incontro con padre Würtz che si rivelò decisivo nello staccare per sempre Pauline dalla vanità. Dopo una confessione liberatoria, Pauline abbandonò i gioielli e si diede corpo e anima al prossimo. Senza avere vocazione religiosa, decise di dare tutto a Dio.
La promessa di Dio a Jeanne si compì, dunque: Pauline segnò la storia della cristianità col suo slancio missionario e incarnando lo spirito di carità. Dopo una vita al servizio degli altri, Pauline Jaricot rese l’anima nel 1862. Sarà proclamata beata il 22 maggio 2022 a Lione.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]