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Un pellegrinaggio alle “piccole celle” di San Romualdo

Camaldoli

Photo courtesy of Bret Thoman, OFS

Bret Thoman, OFS - pubblicato il 28/12/21

Il fondatore dell'Ordine Camaldolese cercava rifugio in piccole celle, ed era convinto che il silenzio fosse necessario per il raccoglimento e che i grandi monasteri fossero fonte di troppe distrazioni

San Romualdo) è stato il fondatore dell’Ordine Camaldolese e una figura importante del “monachesimo eremitico” del XX secolo.

Era nato a Ravenna nel 952 in una famiglia nobile. Dopo un duello familiare sanguinoso che coinvolse suo padre, entrò nel monastero di Sant’Apollinare in Classe. In seguito si recò a Venezia, dove si pose sotto la guida spirituale dell’eremita Marino e incontrò uno dei più importanti monaci riformatori del X secolo, l’abate Guarino. 

Tornò poi a Ravenna, dove venne nominato abate. Dopo aver lasciato quell’incarico iniziò a viaggiare, fondando e riformando instancabilmente monasteri ed eremi in tutta la penisola italiana.

La sua regola nell’evangelizzazione era “Tacente lingua et predicante vita” (Con una lingua che tace e una vita che predica).

Cercava spesso rifugio in piccole celle, convinto che il silenzio fosse necessario per il raccoglimento e che i grandi monasteri fossero fonte di troppe distrazioni. Questo approccio fu una pietra miliare della sua spiritualità.

La fondazione dell’Ordine Camaldolese

Verso il 1012 arrivò nella foresta di Casentino, sugli Appennini toscani. Qui incontrò un nobiluomo di Arezzo, il conte Maldolo, che possedeva delle terre nel bosco. Affascinato dalla spiritualità di Romualdo, il conte gli concesse le sue proprietà per la preghiera e la contemplazione. Il nome, Camaldoli, derivò dal termine latino per indicare la zona, Campus Maldoli, Campo di Maldolo.

Romualdo eresse un monastero vicino al fiume. La Regola che scrisse era simile a quella benedettina, ma a Camaldoli egli aggiunse una seconda forma di vita a quella monastica tradizionale: quella dell’eremo.

A circa tre chilometri dal monastero, eresse una serie di celle. Lo stile di vita dell’Ordine Camaldolese consisteva di due forme di vita: una vita monastica in cui i monaci vivevano in comunità e un’altra eremitica, con i monaci che trascorrevano la maggior parte del loro tempo in piccole celle.

Dopo aver fondato la comunità di Camaldoli, San Romualdo andò nelle Marche, dove morì in una piccola cella il 19 giugno 1027. Venne canonizzato da Papa Clemente VIII nel 1595.

Una visita a Camaldoli

Oggi chi visita Camaldoli viene ripagato innanzitutto da uno splendido panorama del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. I pellegrini possono visitare La Verna, situata nella parte bassa dei Casentini, dove San Francesco ricevette le stigmate, e poi proseguire nella foresta, piena di animali.

Camaldoli è piccola. Fondamentalmente c’è un’unica strada, vicino a un fiume, con qualche ristorante, l’ufficio postale e un piccolo comando di Polizia.

Il complesso del monastero vanta una grande chiesa, rinnovata in epoca barocca, una foresteria, una biblioteca e un museo, che include l’antica farmacia con erbe medicinali e libri dei secoli scorsi, quando gli ammalati andavano all’ospedale gestito dai monaci cercando la guarigione sia del corpo che dell’anima. C’è anche una tipografia di epoca rinascimentale.

Dal monastero, il complesso eremitico dista pochi minuti in macchina o 45 minuti di cammino risalendo la collina. C’è un sentiero ben tenuto, lo stesso che i monaci hanno percorso nei secoli e che collega le due parti.

Nei mesi estivi, durante la giornata si svolgono vari tour dell’eremo. I visitatori possono entrare in unna delle celle, che consiste in un orto esterno, una stanza sorprendentemente ampia a sinistra (una volta magazzino per la legna, anche se ora le celle sono riscaldate a gas), una camera e uno spazio per la preghiera.

La camera ha una scrivania, un piccolo letto e un appendiabiti. C’è anche un’apertura attraverso la quale gli eremiti ricevevano i pasti in passato. Oggi si riuniscono nel refettorio per condividere i pasti.

Anche la chiesa eremitica risale all’epoca barocca, e i monaci vi si riuniscono una volta al giorno per la Messa. I religiosi recitano ancora la Liturgia delle Ore in solitudine nella propria cella.

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