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Greggio, innamorato di S. Francesco, scopre dettaglio nell’affresco di Giotto

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Matteo Chinellato|Shutterstock

Paola Belletti - pubblicato il 28/12/21

Un uomo di spettacolo che ha raggiunto il successo e la notorietà, ma si commuove fino alle lacrime per San Francesco e per i bimbi prematuri che la sua associazione aiuta a vivere. Nella sua recente visita alla Basilica in Assisi ha fatto anche una scoperta da vero critico d'arte.

Ezio Greggio

Non sono ancora una assidua e smaliziata frequentatrice di Instagram (e mi sto per questo guadagnando il titolo di Boomers honoris causa e il pay off “alla buon’ora!”), però sempre più spesso vado a dare un’occhiata al feed, mi godo qualche reel e seguo i video su IGTV.

Tra gli account che seguo c’è anche quello di Ezio Greggio, perché qualche tempo fa avevo scoperto della sua meritoria attività di aiuto dedicata da quasi 30 anni ai bimbi nati prematuri. Il video che ha pubblicato 5 giorni fa sui social è proprio legato ad un evento dell‘Associazione.

Padrino di moltissimi bambini prematuri

A settembre infatti Ezio Greggio era stato invitato ad Assisi come relatore in un convegno di neonatologia, il Parco della Mamma, dedicato in particolare ai bimbi prematuri e alle loro mamme.

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Ha accettato, racconta Greggio nel servizio di Striscia la Notizia che ha postato sui social, chiedendo però che gli fosse permesso di visitare con tranquillità Assisi e soprattutto la Basilica di San Francesco, perché non ne aveva mai avuta occasione.

L’amore per il Poverello d’Assisi

L’attore e presentatore riferisce sia in questa occasione sia nel podcast realizzato con i frati della Basilica (in fondo a questo articolo), di essere molto legato a San Francesco, di sentirsi attratta dalla sua forza, dal suo coraggio, dalla sua determinazione nella quale ritrova anche la sua.

Nell’audio, sentirete, non sono pochi i momenti in cui la voce tradisce emozione.

Non amo molto stiracchiare i vip alla prima dichiarazione vagamente cristiana per imbarcare testimonial di dubbia efficacia; ma in questo caso è particolarmente bello notare come sia semplice e sincera la dichiarazione di affetto e gratitudine per la gioia che ha sperimentato avvicinandosi a questo grande, amatissimo Santo, il Poverello di Assisi.

Il cuore dell’uomo non cambia

Ed è, questa, una conferma in più del fatto che siamo tutti affaticati e oppressi e tutti abbiamo bisogno dell’Unico che possa darci ristoro. Ci racconta ancora una volta che anche se abbiamo molti beni non da quelli dipende la nostra vita. Ci mostra di nuovo, e ce n’è sempre bisogno, che il cuore dell’uomo è incontentabile fino a che non trova Dio (grazie Sant’Agostino per la tua perenne modernità).

Francesco lo attrae e ci attrae perché come e più di altri santi assomiglia a Gesù. Alter Christus, contemporaneo anche a noi uomini del terzo millennio, ci viene a dire che più ci svuotiamo di noi stessi più grande sarà lo spazio per accogliere l’Ospite.

La scoperta del dettaglio dell’affresco

Ma veniamo alla notizia che tanto ha entusiasmato il nostro Greggio.

I frati della Basilica sono stati di parola e lo hanno accompagnato in una lunga e accurata visita delle due chiese, inferiore e superiore, con tanto di spiegazione e commento del ricco ciclo di affreschi giotteschi che coronano l’unica navata della basilica superiore.

Nei 28 affreschi sono rappresentati i momenti salienti della storia di Francesco. Giunti all’affresco che racconta la consegna della regola francescana a Papa Innocenzo III, continua entusiasta Greggio, il frate che gli sta facendo da Cicerone riferisce l’aneddoto assai noto ma non ancora confermato dagli studiosi che vuole Giotto costretto dal Papa a far inginocchiare Francesco: nessuno, a detta del messo papale che era giunto a controllare il progresso dei lavori pittorici, può stare in piedi di fronte al Santo Padre. Per questo l’attuale posa di Francesco potrebbe essere effettivamente una correzione di un recalcitrante ma devoto Giotto.

Dove guardano?

Ezio si ferma ad osservare, si concentra come quando deve andare in onda, ci riferisce; sarà per quella grande attenzione, sarà per la gioia di essere finalmente in un luogo che lo attraeva ma che non aveva ancora potuto visitare, sarà che è abituato agli scoop, fatto sta che si accorge che il gruppo di quelli che sono insieme a papa Innocenzo III ha gli occhi e il volto come rivolti a qualcuno in piedi davanti a loro. Che sia questo un indizio che toglie il sospetto di leggenda all’episodio giottesco?

I due frati che accompagnano Greggio si danno da fare, cercano, leggono, si confrontano con gli storici: sì, pare davvero che nessuno abbia mai notato o almeno messo per iscritto questo particolare. Ci sono alcuni indizi nell’affresco ma questa notazione non è stata ancora messa a tema.

Greggio è fiero di questa sua scoperta, lo racconta con entusiasmo e ipotizzando un eventuale intervento colorito del critico d’arte più noto e sanguigno d’Italia, Vittorio Sgarbi.

Chissà se troverà un pretesto per apostrofare anche lui con l’ormai iconico “Capra! Capra!”

Più che capre vogliamo essere pecore

Nel frattempo Greggio sembra più che altro contento di essere una pecorella, anche lui, nel gregge – mi scusino l’assonanza giocosa col suo cognome – della Chiesa. A modo suo, certo.

C’è un’altra cosa che è bellissimo notare e sulla quale riflettere; ne parla nel podcast di cui vi ho accennato prima.

Quando racconta dei risultati ottenuti grazie alla sua Associazione che dona incubatrici speciali a ospedali da 27 anni, che ha salvato così 18mila bambini prematuri ecco, pensando a quel risultato si sente più orgoglioso che non per i suoi pur notevoli successi professionali.

Ci sono successi e successi. Quello della vita nascente è il suo preferito

Sono questi i debutti di cui ama farsi sponsor: piccole creature fragili, innocenti, a rischio per la loro prematurità che trovano nel calore di un’attrezzatura pensata per loro un passaggio sicuro per entrare nella vita come gli altri.

Oggi è la memoria liturgia dei Santi Innocenti, i martiri testimoni di Cristo tra i più eloquenti e preterintenzionali di tutta la cristianità (osserva il nostro Giovanni Marcotullio); ecco forse anche per Ezio Greggio e i tanti che lo aiutano nella sua attività di beneficienza che dura ormai da 30 anni, hanno intuito che sono proprio questi piccolissimi, questi incolpevoli a dirci a volte coi loro pianti a volte coi loro silenzi che la vita è la patria che tutti dobbiamo difendere, il tesoro che tutti dobbiamo custodire.

Facciamo nostri allora gli auguri di Fra Marco che conclude il video con l’auspicio che tutti noi diventiamo segno di speranza per gli altri, come Francesco e come i bimbi piccolissimi, innocenti per condizione gli uni, innocente per obbedienza amorosa a Cristo l’altro.

Il podcast dei frati della Basilica di San Francesco d’Assisi

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