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Com’è il cuore di un santo?

HEART

Shutterstock | AstroStar

Cecilia Zinicola - pubblicato il 28/12/21

Ecco le caratteristiche del cuore del santo che esprime ogni giorno vero amore

Anche se col tempo le circostanze cambiano e le forme non sono sempre le stesse, ciò che è costante nella storia dell’umanità è l’appello di Dio al cuore umano. In ogni epoca non smette di bussare alla porta di ogni cuore aspettando una risposta d’amore, libera e affermativa, con il desiderio di far risplendere in ciascuno l’immagine di Suo Figlio.

Dove inizia e dove termina il cammino di santità? Nel cuore delle persone. Oggi come ieri, la santità è la pienezza della carità – è lasciar entrare Dio nella nostra vita e vivere una profonda esperienza d’amore. La santità non consiste nell’essere perfetti, esenti da difetti, ma nell’amare in modo pieno. Con la grazia, è possibile camminare verso quella santità.

I santi nel corso dei tempi hanno seguito il proprio cammino personale fino ad arrivare a quel luogo culmine della loro vita con una verità chiara che San Giovanni della Croce ha espresso con queste parole: “Al tramonto della vita, saremo giudicati sull’amore”.

Com’è il cuore di un santo? Descrivere un cuore che ama può essere molto complesso, dato che vive intensamente, senza limiti e aspirando all’infinito. Ecco alcune caratteristiche.

🔵 (FOTOGALLERY) Le caratteristiche del cuore di un santo 🔵

UN CUORE APERTO

Un cuore grande ha spazio per lasciar entrare tutte le preoccupazioni, le necessità e le sofferenze delle persone del nostro tempo. Questo cuore si sente interpellato e percepisce una responsabilità amorevole di prendersi cura del mondo inteso come casa comune. Dalla sua posizione e situazione personale, adotta uno stile di vita che riflette un impegno responsabile di fronte a Dio, al creato e soprattutto agli altri.

UN CUORE CONCENTRATO SU QUELLO CHE CONTA

Un cuore concentrato su ciò che conta ha la capacità di distaccarsi dalle cose superficiali con più facilità, cosa che dà all’anima grande libertà di amare. Non disprezza le cose, ma le rende trascendenti perché riconosce la spiritualità presente in loro. Di fronte agli stimoli quotidiani, può con “povertà spirituale” distinguere ciò che è veramente necessario da ciò che non lo è, e amministrare i beni nella giusta misura.

UN CUORE SINCRONIZZATO CON LA RAGIONE E LA VOLONTÀ

Quando un sentimento non ha radici e non è volto all’amore, un cuore cambia facilmente e non va da nessuna parte. Bisogna formare la ragione per agire in base alla realtà, ma non basta neanche questo. Ci si deve lasciar guidare dall’amore come atto libero della volontà. Quando si è liberi di amare e si scopre ciò che può rendere pieni e lo si abbraccia, ragione e cuore vanno uniti e si forma un criterio umano per agire.

UN CUORE CHE VALORIZZA L’AMICIZIA

L’amicizia è una forma d’amore che produce grande gioia. Un cuore amico predica non solo con le parole, ma con la vita. È capace di vivere con gratitudine e in modo disinteressato risvegliando molti valori positivi, come l’ascolto, la fiducia, l’incoraggiamento e il servizio, costruendo vincoli d’amore e cercando il bene altrui.

UN CUORE CHE PERCEPISCE CIÒ CHE È BELLO

La bellezza contiene un appello di Dio al cuore umano per ricordargli la sua vocazione di trascendenza. La bellezza è un’importante via di evangelizzazione, visto che ci sono molte manifestazioni della creatività umana che promuovono la tendenza naturale a cercarla e contemplarla. È importante vederla, goderne e valorizzarla. Un cuore che impara a scoprire il bello può aiutare a trovare e a contemplare Dio in un mondo violento.

UN CUORE CHE ABBRACCIA IL DOLORE

Il dolore è una realtà nella vita dell’essere umano, e non si può mai evitare del tutto. Anche se si cercano dei modi per eliminarlo, sappiamo che non possiamo farlo completamente ed è difficile vederne il senso senza Dio. Quando il cuore partecipa al dolore, si identifica con Cristo e lotta per essere felice anche quando costa. Un cuore che non elude la realtà della sofferenza è capace di scoprire la lezione che nasconde e di ricevere maggiore consolazione.

UN CUORE CHE SA DI ESSERE IMPERFETTO

La santità non presuppone una vita perfetta, ma il fatto di mantenere un’apertura nella lotta per far crescere il dono in sé e negli altri. Il cuore ha l’umiltà di sapersi vulnerabile e bisognoso di Dio. La santità non è un’unione costante con Dio perfetta e consapevole, ma una relazione d’amore che si fa vita sempre in movimento, crescendo e maturando, vedendosi minacciata e ricominciando ogni giorno.

UN CUORE CHE PROPONE MA NON IMPONE

Non possiamo pretendere di essere tutti d’accordo su tutto, ma possiamo trattarci con affetto. Un cuore che ama non impone il suo punto di vista, ma invita e propone promuovendo l’unione. Non cerca un’uniformità nelle cose, ma un sano pluralismo vissuto con rispetto per costruire ponti di solidarietà in cui nessuno resta escluso. Il messaggio d’amore cristiano è un messaggio di speranza per tutti.

UN CUORE PENTITO

Viviamo in un mondo in cui il male si rende presente. Recuperare il senso del peccato permette di rettificare, guarire, allontanarsi da ciò che ci separa da Dio e dal nostro bene. Agire male, anche se per ignoranza, non è altro che un danno per la persona, e l’esperienza del perdono con se stessi e con gli altri è un’opportunità. Un cuore che si pente è più compassionevole e paziente.

UN CUORE CHE AMA E SI LASCIA AMARE

La santità è sempre una cosa che coinvolge due parti: l’azione di Dio e la persona che si apre alla grazia. Quando il cuore si lascia amare da Dio e si riversa sul prossimo, inizia un’avventura che dà pieno senso alla sua vita: riceve il dono di Dio per offrirlo generosamente a chi ne ha bisogno attraverso il suo tempo, le sue risorse o i suoi sforzi, facendovi brillare la carità.

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cuoresanti e beati
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