Anna Caterina Emmerick nacque l'8 settembre 1774 in un villaggio della Westfalia, in Germania. Ancora bambina, iniziò a sperimentare grandi doni del Signore come estasi e visioni. Una volta cresciuta, visitò varie comunità religiose, che paradossalmente non l'accettavano per la vita religiosa. Solo quando un'amica si interessò al suo caso riuscì finalmente a entrare nel monastero delle Canoniche Regolari di Sant'Agostino. Lì le visioni divennero più frequenti, e suscitava dubbi da parte delle altre suore.
Il monastero venne chiuso per questioni politiche, e Anna Caterina Emmerick andò a vivere nella casa di un sacerdote francese. Fu lì che ricevette le stigmate di Cristo, ma le nascose per molto tempo. Dopo averle rivelate, la sua vita si trasformò in un grande segno davanti agli uomini: univa le sue sofferenze a quelle di Gesù nella Passione. Vennero effettuati vari interrogatori, che sottolinearono il carattere soprannaturale dei fenomeni che viveva. Ebbe visioni costanti sulla vita di Gesù e della Madonna, ed è stata beatificata nel 2004 da Papa Giovanni Paolo II.
Ecco il racconto di Anna Caterina Emmerick della nascita di Gesù. Il testo è stato tratto da libro Vita, Passione e Glorificazione dell'Agnello di Dio e non ha ricevuto una conferma definitiva da parte della Chiesa, ma serve per riflettere e per aumentare la nostra pietà, visto che non smentisce le Sacre Scritture. Dev'essere quindi letto come una meditazione, non come una rivelazione divina.
La nascita di Gesù, secondo Anna Caterina Emmerick
“Lo splendore che irradiava la Santa Vergine diveniva sempre più fulgido, tanto da annullare il chiarore delle lampade accese da Giuseppe. La Madonna, inginocchiata sulla sua stuoia, teneva il viso rivolto ad oriente. Un’ampia tunica candida priva di ogni legame cadeva in larghe pieghe intorno al suo corpo.
Alla dodicesima ora fu rapita dall’estasi della preghiera, teneva le mani incrociate sul petto. Vidi allora il suo corpo elevarsi dal suolo. Frattanto la grotta si illuminava sempre più, fino a che la Beata Vergine fu avvolta tutta, con tutte le cose, in uno splendore d’infinita magnificenza. Questa scena irradiava tanta Grazia Divina che non sono in grado di descriverla.
Vidi Maria Santissima assorta nel rapimento per qualche tempo, poi la vidi ricoprire attentamente con un panno una piccola figura uscita dallo splendore radioso, senza toccarla, né sollevarla. Dopo un certo tempo vidi il Bambinello muoversi e lo udii piangere. Mi sembrò che allora Maria Santissima, sempre Vergine, ritornando in se stessa, sollevasse il Bambino e l’avvolgesse nel panno di cui l’aveva ricoperto. Alzatolo dalla stuoia, lo strinse al petto. Sedutasi, la Madonna si avvolse col Fanciullo nel velo e col suo santo latte nutri il Redentore. Vidi una fitta schiera di figure Angeliche nelle spoglie umane genuflettersi al suolo e adorare il Neonato divino; erano sei Cori angelici entro un alone di fulgida luce abbagliante.
Un’ora circa dopo il parto, Maria chiamò Giuseppe, che se ne stava ancora assorto nella preghiera. Lo vidi avvicinarsi e protendersi umilmente, mentre guardava in modo gioioso e devoto il Bambino Divino. Solo quando la santa Consorte gli ripetè di stringere al cuore con piena riconoscenza il dono dell’Altissimo, egli prese il Bambino tra le braccia e lodò il Signore con lacrime di gioia. La Vergine allora avvolse il Bambinello nei pannolini, vidi che lo ricoprì dapprima con un panno rosso, poi lo avvolse in uno bianco fino alle ascelle, mentre avvolse la testolina in un altro ancora. La Madonna aveva con sé solo quattro pannolini. Vidi allora Maria e Giuseppe seduti al suolo; non parlavano ma parevano assorti nella meditazione. Bello e raggiante vidi il Santo Neonato tutto fasciato disteso sulla stuoia, mentre Maria lo contemplava. A quella vista esclamai: 'Questo Corpicino è la salvezza dell’universo intero'.
Poco dopo la santa Coppia pose il divino Neonato nella mangiatoia, che era stata riempita di ramoscelli e di fini erbette, e Gli adagiarono una coperta sul corpicino. Deposto il Bambino in questa culla, che si trovava più in basso del posto dove era stato partorito, la santa Coppia pianse di gioia e cantò le lodi del Signore. Giuseppe dispose il giaciglio e la seggiola della Santa Vergine vicino al presepe. Vidi Maria Santissima, prima e dopo il parto, sempre velata e biancovestita; nei primi giorni, subito dopo l’Evento, stava seduta o inginocchiata, dormiva su un fianco e mai la vidi ammalata o affaticata. Quando qualcuno veniva a visitarla si velava ancor più accuratamente e se ne stava diritta sul posto dove era avvenuta la santa Nascita”.
Era arrivato il tempo della consumazione: il Verbo si era fatto carne – il Verbo Eterno e Divino del Padre Celeste Onnipotente. Si realizzava così la profezia di Isaia: la Vergine avrebbe concepito e dato alla luce un figlio, il cui nome è Emmanuele, “Dio con noi” (Is 7, 14).
È apparso tra noi il Messia, promesso già nel paradiso e atteso con ansia da tutti i popoli. È adagiato in una mangiatoia, come un bambino povero. Verrà riconosciuto in condizioni così umili? A chi si rivelerà per primo il Re della gloria? Non ai grandi e superbi della Terra! I pastori, poveri e semplici, sono stati i primi invitati da messaggeri celesti alla mangiatoia per adorare il Bambino divino.
Racconta la Emmerick: “La notte santa era particolarmente immersa nel silenzio stellato; vidi una nube luminosa calare su tre pastori mentre osservavano ammirati la bellezza del cielo.
Contemporaneamente udii levarsi nelle immensità del silenzio notturno un canto dolce e tranquillo. Sul principio i pastori si spaventarono di fronte a quelle manifestazioni, ma ben presto un Angelo apparve loro e così li tranquillizzò: 'Non temete! Io vi reco una lieta novella che rallegrerà tutto il popolo, poiché oggi è nato il vostro Salvatore nella città di Davide, il Cristo, il Signore. Voi lo riconoscerete nel Bambino che avvolto in miseri panni giace in un presepio'. Mentre l’Angelo così parlava, lo splendore circostante cresceva sempre più, ed allora scorsi sei o sette graziose figure di Angeli luminosi apparire ai pastori. Tenevano nella mano una specie di lungo nastro o pergamena, sulla quale in lettere grandi, quasi tutte come un palmo della mano, stavano scritte alcune parole. Si levò poi un canto magnifico e così udii: 'Sia gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà'”.