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5 modi per lottare contro la violenza sulle donne dalla Chiesa

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Di Winston Springwater|Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 28/12/21

di Fernando Merino

“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Con queste parole, Gesù ha affrontato direttamente il gruppo di uomini che voleva lapidare una donna. Obbedivano a codici culturali che li facevano sentire molto più importanti delle donne.

Il teologo Bruce Malina direbbe che le donne all’epoca di Gesù non potevano presentare reclami nei confronti degli uomini perché valevano meno di loro. Una pazzia, vero? Gesù non è rimasto in silenzio, e men che meno immobile.

Molti nella Chiesa possono aver paura di parlare di temi collegati alla violenza contro le donne pensando automaticamente che tutto sia collegato e mosso da ideologie che vogliono attentare contro la nostra fede.

Non bisogna essere ingenui, ma neanche polarizzarci come se tutto fosse bianco o nero, negando un problema che è di fronte ai nostri occhi. Per questo il Magistero della Chiesa ci invita ad avere un atteggiamento critico, ma tenendo sempre conto della compassione nei confronti del grido di giustizia di tante nostre sorelle.

La Chiesa e la donna

“Una Chiesa eccessivamente timorosa e strutturata può essere costantemente critica nei confronti di tutti i discorsi sulla difesa dei diritti delle donne ed evidenziare costantemente i rischi e i possibili errori di tali rivendicazioni.

Viceversa, una Chiesa viva può reagire prestando attenzione alle legittime rivendicazioni delle donne che chiedono maggiore giustizia e uguaglianza. Può ricordare la storia e riconoscere una lunga trama di autoritarismo da parte degli uomini, di sottomissione, di varie forme di schiavitù, di abusi e di violenza maschilista.

Con questo sguardo sarà capace di fare proprie queste rivendicazioni di diritti, e darà il suo contributo con convinzione per una maggiore reciprocità tra uomini e donne, pur non essendo d’accordo con tutto ciò che propongono alcuni gruppi femministi.

In questa linea, il Sinodo ha voluto rinnovare l’impegno della Chiesa «contro ogni discriminazione e violenza su base sessuale». Questa è la reazione di una Chiesa che si mantiene giovane e si lascia interrogare e stimolare dalla sensibilità dei giovani”.
(Papa Francesco, Esortazione Apostolica Post-Sinodale Christus vivit)

Vorrei proporvi cinque modi per lottare come cattolici per costruire un mondo in cui le nostre sorelle possano vivere con la pace che meritano.

1. Accompagnate le vostre sorelle di comunità a casa quando è molto tardi

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Se il ritiro finisce tardi o se la riunione della vostra comunità è durata più del previsto e qualcuna delle vostre sorelle vive in una zona pericolosa o lontana accompagnatela! È molto più sicuro che vada con voi che da sola.

Siete stanchi? È chiaro, ma la fraternità è dare la vita, no? Offrire il proprio tempo a qualcuno per il suo benessere è un modo splendido di vivere il Vangelo. Ci sono altri dettagli, come annotare la targa del taxi o chiedere di dire se è arrivata a casa senza problemi.

2. Affrontate qualsiasi commento maschilista nel vostro gruppo

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Questo invito è rivolto innanzitutto a me, perché ricordo che quando ero più giovane permettevo con grande facilità commenti e scherzi che nascondevano un maschilismo apparentemente «inoffensivo», ma non si sa quanto danno possano fare.

Al primo scherzo alzate la voce! Se normalizzate qualche tipo di violenza contro la donna, è più probabile che ne permettiate altri.

E se dovete correggere il leader del vostro gruppo, il sacerdote incaricato o perfino il vescovo, non esitate a farlo, con grande carità ma anche con chiarezza. Lasciamo cadere le pietre, anche quelle piccole sotto forma di scherzi, che a poco a poco uccidono ugualmente.

3. Ripensate alle vostre intenzioni con le ragazze del vostro gruppo

Molte adolescenti e giovani possono coinvolgersi affettivamente con i coordinatori o i leader del gruppo, in cui ripongono la propria fiducia e vulnerabilità.

Se non abbiamo una bussola chiara e non ci confrontiamo quotidianamente con il Vangelo di Gesù, possiamo correre un grande rischio, perché possiamo finire per approfittarci di molte ragazze.

Possiamo farle innamorare avvalendoci del nostro status, manipolare a poco a poco la loro coscienza, sviluppare rapporti di dipendenza che diventano tossici e anche finire per commettere crimini deplorevoli.

Se siete un leader pastorale, qualunque sia il vostro rango, ripensate alle vostre intenzioni con estrema chiarezza, e se vivete una situazione che non è sana chiedete subito aiuto. Morire al nostro status o a quello che diranno gli altri può essere il primo passo per far sì che l’altra persona torni alla vita.

4. Includete voci e volti femminili nelle posizioni di leadership

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In una Chiesa che è Madre abbiamo bisogno di sempre più voci femminili che la arricchiscano. Se nelle vostre pastorali solo gli uomini fanno parte del consiglio o dell’équipe di coordinamento, cercate di includere altre prospettive.

Non dev’essere un obbligo, né si tratta di scegliere quantità uguali. Si tratta di chiederci perché pensiamo che le donne siano un gradino più in basso rispetto agli uomini. Che le religiose siano un gradino più in basso rispetto a sacerdoti o vescovi, che negli uomini ci sia un’“autorità divina” che le donne non possono avere.

So che non è tutto bianco o nero né tanto semplice da poterlo riassumere in poche righe, ma vi invito ad aprire la riflessione, semplicemente a permetterci di pensare a quello che può stare dietro ad alcune cose che consideriamo “normali”.

5. Parlate della questione!

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Organizzate forum, create dibattiti, leggete quello che sta accadendo al di fuori delle nostre riunioni pastorali, analizzate le notizie, riguardate il Magistero per comprendere i segni dei tempi. E abbiate sempre un atteggiamento critico, anche quando leggete cose che hanno l’aggettivo “cattolico”, perché nella Chiesa non c’è solo un modo per vedere alcune realtà. All’interno della Chiesa troviamo prospettive, opinioni e punti di vista diversi, che spesso non sono esattamente uguali.

Per questo, non soffermiamoci alla prima cosa che leggiamo o vediamo. Spero che stiate leggendo questo articolo con atteggiamento con critico, analizzando ogni riga, ponendovi domande, mettendovi in discussione e confrontando argomentazioni, e che facciate lo stesso con i media cattolici che controllate, gli influencers della Chiesa che seguite e tutto il materiale di comunicazione che avete di fronte.

Non abbiate paura di mettere in discussione e di dubitare di quello che non vi risulta convincente alla luce del Vangelo. Ovviamente affinate il cuore. Tutto quello che abbiamo detto sarà potenziato mille volte se curiamo la nostra preghiera per affinare la vita con il Vangelo.

Se troviamo nei sacramenti la forza per amare meglio coloro che vivono al nostro fianco, se abbracciamo quello che la Parola di Dio ci mostra sulla nostra vita per migliorarne il senso, se con il Rosario ci convinciamo che l’altra persona non è un oggetto.

Se sulla base del Magistero ci colleghiamo al cuore della nostra missione, e ovviamente se nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle di comunità troviamo quella palestra per amare di più come Gesù ci ha insegnato.

Per meditare

“Anche se ci sono giovani che sono contenti quando vedono una Chiesa che si mostra umilmente sicura dei suoi doni e anche capace di esercitare una critica leale e fraterna, altri giovani chiedono una Chiesa che ascolti di più, che non stia continuamente a condannare il mondo.

Non vogliono vedere una Chiesa silenziosa e timida, ma nemmeno sempre in guerra per due o tre temi che la ossessionano. Per essere credibile agli occhi dei giovani, a volte ha bisogno di recuperare l’umiltà e semplicemente ascoltare, riconoscere in ciò che altri dicono una luce che la può aiutare a scoprire meglio il Vangelo.

Una Chiesa sulla difensiva, che dimentica l’umiltà, che smette di ascoltare, che non si lascia mettere in discussione, perde la giovinezza e si trasforma in un museo. Come potrà accogliere così i sogni dei giovani? Benché possieda la verità del Vangelo, questo non significa che l’abbia compresa pienamente; piuttosto, deve sempre crescere nella comprensione di questo tesoro inesauribile”
(Papa Francesco, Esortazione Apostolica Post-Sinodale Christus vivit).

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

Tags:
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